Il termine “ikebana” significa “fiore vivente” e indica, infatti, lo spirito che deve permeare le composizioni floreali basate sul modello orientale: il fiore, la fronda, il ramo anche se secco devono dare l’impressione di essere vivi, non sofferenti, creando l’illusione in chi guarda di vedere un pezzetto di natura viva. I concetti essenziali su cui si basa l’ikebana sono:
- l’assoluta mancanza di simmetria, ritenuta monotona dai giapponesi;
- la particolare disposizione del materiale su tre piani, uno più alto che simboleggia il cielo, quello intermedio l’uomo e il più basso la terra. I fiori, inoltre, sono poco usati per le composizioni e si preferiscono rami, foglie, tronchi, spighe;
- l’uso di vasi di diversi materiali, come rame, terracotta, bronzo, bambù, vimini;
- la creazione di una linea verticale, che indica la forza e simboleggia il maschile, e di una linea ondulata, che simboleggia il femminile;
- il contrasto fra i fiori (ad esempio la rosa che indica la femminilità sarà accostata a un ramo di pino, che indica il guerriero, l’elemento maschile);
- l’uso di un’attrezzatura specifica, che comprende il kezan (reggi fiori con aghi), uno spruzzatore, un seghetto, un coltello.
L’arte dell’ikebana può essere utilizzata anche per ritrovare il contatto con la natura e se stessi. In tal caso si parla di "ikebana therapy", e la creazione di composizioni floreali, preceduta da pratiche di meditazione zen, diventa un mezzo per fare una “pausa di riflessione”, allontanare lo stress e le tensioni della vita quotidiana, per ritrovare la pace e l’equilibrio interiore e conoscere meglio le proprie potenzialità.