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Ikonda(Tanzania) / L'ospedale voluto dai torinesi

Creato il 26 febbraio 2011 da Marianna06

A raccontarci di Ikonda e del suo moderno ospedale è una giovane cardiologa, Anna Gennari, sull'ultimo numero di Missioni Consolata, la rivista mensile dei Missionari della Consolata di Torino, la quale, partendo dall'Italia, ha scelto di prestarvi servizio gratuitamente per un certo periodo com'è prassi , ormai consolidata, tra i sanitari  vicini al mondo missionario, da molti anni a questa parte.

Una prassi che vige da quando l'ospedale è nato, grazie sopratutto alla generosità della città di Torino e della sua gente.

Infatti, lì dove oggi esso sorge,prima degli anni '60, non c'era assolutamente niente.

Il classico paesaggio africano affascinante ma disabitato.

Ospiti di passaggio alcuni esemplari della  caratteristica fauna locale.

La cittadina di Ikonda si trova per altro in una zona povera del Paese a 2000 metri slm, un  altipiano, come un po' tutte le città del Tanzania, ad eccezione di Dar-es-Salaam e vive in prevalenza di agricoltura di sussistenza.

L'ospedale in questione, che oggi rappresenta un punto di riferimento importantissimo, non solo per Ikonda ma anche  e in particolare per i villaggi limitrofi, è stato inaugurato nel 1965.

E, come già detto, dal progetto alla realizzazione, mattone per mattone, è stato costruito e finanziato esclusivamente ad opera di benefattori.

Scusate se è poco.

Oggi vanta diverse specialità dalla ginecologia alla cardiologia, un reparto per gli ammalati di Aids, un laboratorio di analisi ed uno  per la diagnosi  attraverso immagini (radiografie ed ecografie), nonché una ottima sala operatoria.

All'esterno della struttura principale, racconta la dottoressa Gennari, c'è una casa d'accoglienza per le gestanti, che arrivano da lontano, un asilo per i bambini e un luogo dove si possono fermare i parenti dei malati, i quali sono tenuti, come dappertutto in Africa, a prepare il cibo per i loro congiunti ricoverati.

La vita quotidiana,precisa  la dottoressa neo-arrivata, si svolge a Ikonda con un certo ordine e con tutta la calma necessaria possibile (i famosi "tempi" africani) pur essendo numerosissima la richiesta di prestazioni mediche e, il più delle volte, con pazienti che arrivano in gravi condizioni,di cui però non si conosce nulla  purtroppo del pregresso.

Il bello della storia è  tuttavia, a parer mio,che ormai  sono arrivati ad Ikonda anche dei  giovani medici tanzaniani.

Ciò significa che, pole pole (piano-piano), il cammino dell'Africa verso la propria autosufficienza comincia ad essere realtà.

E il "bianco" presto lascerà  definitivamente (e com'è giusto che sia) spazio al suo fratello di colore.

Così come la Chiesa di Roma dovrà farlo nei confronti di una Chiesa locale, che è già maggiorenne dai tempi del Vaticano II.

Se la salute,proprio perché rientra negli Obiettivi ONU del Millennio e non solo, è un diritto umano fondamentale ,fortemente trascurato speciè lì dove c'è povertà, questo genere di opere vanno incoraggiate così come la diffusione della "buona novella" ma...

Ma il paternalismo è finito.

E' doveroso dare e "saper dare" con discrezione a chi ne ha sul serio bisogno, per insegnare ed imparare al tempo stesso.

Solo nel mutuo scambio  di esperienze e valori , infatti, si può crescere bene insieme, come sta accadendo ad Ikonda, facendo attenzione però a non fare mai pendere la bilancia  troppo da una parte o dall'altra.

Misura ed equilibrio è lo stile necessario in tutte le cose.

Anche in Africa.

Auguri ,Anna !  Buona fortuna, gente di Ikonda !

 

A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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