Il dottor
Montanari e la dottoressa Gatti, quando a fine ottobre vennero ritirati
dal mercato i vaccini della Novartis, riuscirono ad acquistare in
extremis il vaccino antinfluenzale Agrippal S1, per analizzarlo. La
dottoressa Gatti fece sette ore di viaggio per raggiungere il
microscopio elettronico confinato a Pesaro, vedi articolo). Il
risultato? Sempre lo stesso: vaccino contaminato da micro e
nanoparticelle inorganiche (Acciaio, Bario, Titanio, Silicio, blocchetti
di Calcio), tutte particelle solide, piccole e meno piccole, ma tutto
come già riscontrato negli altri 20 vaccini che avevano controllato in
precedenza.
NapoliTime ha
contattato l’ufficio stampa della Novartis per ottenere una
dichiarazione in merito. Abbiamo lasciato i recapiti, ma invano. Il
Dottor Montanari della Nanodiagnostics di Modena invece ci ha risposto,
ecco le sue parole:
Dottor Montanari, i vaccini. Le case farmaceutiche ci sono cascate di nuovo?
“Io stesso non
riesco a spiegarmelo: 21 bersagli centrati su 21 cominciano ad essere un
bel punteggio.Mi chiedo anch’io come sia possibile che su 21 vaccini
analizzati nel nostro laboratorio – in ogni caso, va detto, sempre su
una sola confezione e non su lotti interi – ogni volta si sia rilevato
un inquinamento da polveri inorganiche. Escludo subito, magari come atto
di fede, che le case farmaceutiche introducano quella roba di proposito
i loro prodotti. Non sono un tifoso delle dietrologie, e poi non ne
vedrei lo scopo. Il fatto è che queste particelle ci sono e una
spiegazione va trovata. Nascondere la testa sotto la sabbia come fanno
troppi medici, soprattutto pediatri, o come fa con ingenua arroganza
l’Istituto superiore di sanità affermando che le nostre sono indagini
“estemporanee e non riproducibili” non solo non fa onore all’Istituto ma
è senz’altro motivo di preoccupazione per la gente che si ritrova
abbandonata da chi, invece, dovrebbe operare per la salvaguardia della
salute.
Impossibile non
chiedersi come si possa liquidare un’indagine, pur con tutti i limiti
sulle quantità di campioni controllati, che, al di fuori di ogni
possibile discussione, non può non far rizzare le antenne a chi è
istituzionalmente chiamato a proteggere la salute pubblica. Tanto per
chiarire, il nostro è uno dei laboratori di punta nell’ ambito della
Comunità Europea e di questo testimonia la Comunità stessa. Insomma,
piaccia o no, pur tra mille difficoltà e ristrettezze, noi sappiamo
lavorare. A questo punto, sarebbe di estremo interesse poter analizzare
tutti i vaccini disponibili almeno sul territorio nazionale, cosa che,
purtroppo, non ci è possibile per varie ragioni, la sottrazione del
nostro microscopio elettronico da parte di Beppe Grillo in primis, una
situazione che ci costringe a veri e propri salti mortali per poter
continuare le ricerche restando indipendenti.”
Le sue
scoperte, presenza di particelle non biocompatibili nei vaccini, sono
pubbliche da tempo. Perché secondo lei le case farmaceutiche non
correggono questi errori di produzione?
“Bisogna essere
realisti. Le case farmaceutiche sono imprese industriali e commerciali
il cui unico scopo è quello di ottenere risultati economici che siano i
più ricchi possibili. Io non le critico per questo: benché le nostre
rispettive visioni etiche del mondo siano agli antipodi, io accetto la
situazione. Sono gli organi di controllo che mi lasciano perplesso:
dovrebbero fare il loro dovere e, invece, questo non accade. Se il fatto
sia dovuto a denaro che circola sottobanco, a incapacità tecnica, a
ignoranza, a chiusura mentale, a pigrizia o ad altro non potrei dire e,
tutto sommato, m’interessa poco. A ottobre dell’anno scorso io fui
chiamato dai NAS di Roma per raccontare di ciò che avevamo trovato fino
ad allora in laboratorio. Andai, illustrai il tutto, lasciai la
documentazione e non seppi più nulla. Il fatto è che troppo spesso ci
troviamo di fronte a situazioni che – e lo dico da cittadino comune –
avremmo tutto il diritto che non esistessero, non fosse altro che perché
noi quella gente, i controllori, la paghiamo e abbiamo non il dovere ma
il diritto di godere della loro affidabilità. Per venire più
puntualmente alla sua domanda, fatta la premessa iniziale, le case
farmaceutiche non intervengono per i motivi illustrati molto onestamente
dal dottor Roberto Biasio, direttore medico della Sanofi Pasteur MSD,
la distributrice del vaccino anti-papilloma virus che noi analizzammo
nel 2011. Le sue parole a proposito delle nostre analisi furono: “Sono
condotte con metodologia seria, ma non sono pertinenti agli standard di
qualità richiesti dalle procedure di produzione e rilascio di lotti di
vaccini” (Il Salvagente n. 38 pag 39). Tradotto, “nulla da dire sulle
analisi del laboratorio Nanodiagnostics, ma nessuno ci chiede di fare
quei controlli.” Devo dire di avere apprezzato la franchezza e, in un
certo senso, la correttezza del dottor Biasio, un atteggiamento molto
diverso da quello dell’Istituto superiore di sanità, e un atteggiamento
direi quasi sportivo tenuto da qualcuno che proprio una nostra analisi
aveva colpito. Insomma, per concludere, nessuno chiede ai produttori di
far sì che le polveri non siano nei vaccini e nessuno, poi, controlla il
prodotto finito sotto quell’aspetto.”
Ciò che ha trovato nei vaccini, che danni potrebbe provocare una volta inoculato?
“Ci sono
differenze importanti tra vaccino e vaccino di cui va tenuto conto.
L’ultimo prodotto che siamo riusciti ad analizzare è un antinfluenzale,
l’Agrippal S1 della Novartis, uno dei quattro che hanno circolato per un
po’ e poi sono stati ritirati. Nella stragrande maggioranza dei casi,
somministrando il farmaco a un adulto, ritengo che non succeda
assolutamente nulla. La piccola dose di liquido non può altro che
contenere una quantità in assoluto molto modesta di polveri inorganiche,
e sappiamo per esperienza che, in genere, perché s’inneschi una
reazione patologica da particelle occorre che queste raggiungano una
concentrazione critica, concentrazione critica impossibile da prevedere
caso per caso, in un determinato organo o tessuto e in un determinato
punto o in più punti. Un’eventualità teorica che meriterebbe
approfondimento è quella che una o più particelle entrino nel nucleo di
una o più cellule, fenomeno che noi dimostrammo possibile già una decina
di anni fa e che fu poi al centro di una ricerca europea diretta da mia
moglie, la dottoressa Antonietta Gatti. In quel caso, se avvenisse, si
potrebbe avere un’interferenza con il DNA con tutto quanto ne può
conseguire se una cellula si riproduce in modo patologico. Una cosa che
io trovo buffa è l’avvertenza riportata in tutti i foglietti
illustrativi che accompagnano i vaccini. Lì si scrive, del tutto
giustamente, che il farmaco non va somministrato se il ricevente è
allergico ad un componente o a più di uno. Impossibile non chiedersi
come si faccia a sapere quali sono i componenti dei vaccini se, come
avviene di norma, ne viene denunciata solo una parte. Quanto agli
inquinanti, poi. Per esempio, quando nel prodotto c’è Nichel in polvere e
il soggetto è allergico al Nichel, cosa tutt’altro che rara, ecco che
né chi somministra il vaccino né chi subisce l’iniezione può essere al
corrente di che cosa andrà ad accadere, non essendo messo al corrente
della situazione reale. Comunque sia, la reazione avversa, quando c’è,
si manifesta immediatamente o, al massimo, entro un giorno,
rarissimamente due. Altro caso è quello tipico dei militari. A loro
viene somministrato contemporaneamente un insieme di vaccini diversi,
con questo costringendo l’organismo ad uno stress molto lontano dal
normale.
Gli inquinanti
particolati, poi, sempre che sino presenti, non possono certo avere
un’azione benefica. Da qui ad ipotizzare che i vaccini somministrati in
quella maniera, una maniera che pure è fuori da ogni ragionevolezza,
possa indurre forme di cancro il passo è troppo lungo e non esiste la
minima prova scientifica in proposito. Molto diverso è lo scenario nei
bambini. Senza entrare nell’assurdità biologica di pretendere d’indurre
immunità in un soggetto il cui sistema immunitario è ancora immaturo,
c’è, molto semplicemente, la questione della massa corporea. Ammettendo
di avere un vaccino inquinato, s’iniettano vaccino e particelle in un
organismo piccolo per volume e, per questo, la loro densità sarà ben
maggiore di quella che sarebbe in un adulto. Per di più, la fisiologia
del bambino, spesso appena un lattante, è vivacissima.
Nessuna
meraviglia se queste particelle arrivano al sistema nervoso centrale e,
d’improvviso, il bambino manifesta irrequietezza, turbe del sonno,
difficoltà di relazione, ecc. Malauguratamente, inutile illudersi:
quelle forme patologiche sono croniche. Autismo? Narcolessia? Non c’è
nessun fondamento scientifico per escluderli. Il mio parere, ma qui si
tratta solo di un parere, è che anche quelle patologie siano a buon
diritto inseribili nell’elenco degli effetti collaterali delle
vaccinazioni.Voglio che il mio punto di vista sia chiaro: non è tanto il
vaccino in quanto tale ad essere deleterio, ma tutte le aggiunte che
vengono fatte, dai conservanti agli stabilizzanti, dagli antibiotici
agli adiuvanti fino, ahimè, agli inquinanti.
A questo si
aggiunge la stravaganza delle vaccinazioni multiple che sono quanto di
più innaturale esista e le vaccinazioni praticate a soggetti troppo
giovani o troppo vecchi per avere un sistema immunitario competente. Uno
degli aspetti del dramma è il fatto incontestabile che oggi la quasi
totalità della ricerca medica è finanziata dall’industria farmaceutica e
i risultati ne escono inevitabilmente inficiati. Purtroppo i medici,
specie i più giovani, non si rendono conto di questa distorsione e non
sanno che il loro sapere contiene una parte distorta e una parte
censurata. E la “capacità di convinzione” della grande industria arriva
capillarmente dovunque, media compresi. Basta dare un’occhiata a
Wikipedia e ci si accorgerà delle enormità che riporta in una goffa
difesa dei vaccini anche laddove difesa non ci può essere.”
FONTE
Magazine Salute e Benessere
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