Il 28 e il 29 aprile al Massaua Cityplex andrà in scena in esclusiva l’evento speciale “Cobain: Montage of Heck” primo documentario autorizzato sulla vita di Kurt Cobain, leader dei Nirvana, icona del movimento grunge e più in generale degli anni ’90.
Photo credits: Universal pictures international Italy
Il regista Brett Morgen ha impiegato otto anni per assemblare fotografie, filmati dell’infanzia di Cobain e pezzi inediti. Questo estenuante lavoro di ricerca è stato in qualche modo facilitato dal prezioso aiuto di Francis Bean Cobain, figlia di Kurt e co-produttrice del film insieme al colosso HBO. La distribuzione della pellicola è invece affidata alla Universal.
Nel 2005, Gus Van Sant con “Last Days” aveva rappresentato sullo schermo in maniera romanzata gli ultimi giorni di vita di Cobain soffermandosi essenzialmente sul tormento esistenziale dell’artista di Aberdeen. Ne venne fuori una profonda riflessione sulla morte, ma anche un prodotto che lasciò insoddisfatti i fan più accaniti della band che si aspettavano una rappresentazione del loro frontman più aderente alla realtà, magari un’ anticipazione dei biopic che vanno tanto di moda in questo periodo.
Totalmente diverso l’approccio di Morgen, il taglio documentaristico dell’opera ci offre infatti un’immagine di Cobain non necessariamente collegata alla sua produzione artistica. Non troviamo solo la rabbia di “Bleach”, l’album di esordio, né la rassegnazione di “Nevermind”, l’opera che diede il successo planetario ai Nirvana.
Le interviste a Courtney Love, moglie di Cobain, e a Krist Novoselic bassista del gruppo, impreziosiscono il film di una serie di ricordi nostalgici e aneddoti sulla vita privata di Kurt che fino a questo momento erano rimasti più o meno volutamente nascosti.
Sono proprio questi gli elementi più interessanti del lavoro di Brett Morgen, un quadro di Cobain che rifugge dai classici stereotipi dell’artista maledetto e che non pesca nei classici filmati di repertorio come il celebre “Unplugged” andato in onda su MTV, guadagnando se non altro in originalità rispetto ai precedenti lavori biografici.
In “Cobain: Montage of Heck” trovano spazio anche diversi pezzi inediti pescati nel repertorio della band, tra i quali spicca proprio quel “Montage of Heck” che dà il titolo al documentario e che, prescindendo da un giudizio musicale, rappresenta una vera e propria chicca per chi è assetato di nuovi elementi da aggiungere all’esigua produzione della band di Aberdeen e del loro leader che in quel 5 aprile del 1994 pensò fosse meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente.
Retrò Magazine va al cinema al Massaua CityPlex
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