Con Il bacio della morte Victor Sjöström si cimenta in un genere davvero inusuale, il giallo. Non è propriamente un bel film poliziesco, ed è comunque piuttosto bizzarro nella sua realizzazione nonché nel suo finale. La sceneggiatura è firmata da A.V. Samsjo un simpatico pseudonimo che unisce il nome dei veri due sceneggiatori Sam Ask e lo stesso Victor Sjöström. Non sazio il regista svedese interpreta nel film addirittura due ruoli. Ma andiamo per ordine.
Un delitto è stato commesso, il Dr. Monro (Albin Lavén) è stato ritrovato morto e si sospetta sia stato il maggiordomo (che fantasia!). Il racconto segue le deposizioni di tre personaggi. Per prima quella della domestica, Anna Harper (Jenny Tchernichin) il cui racconto serve solo per far capire allo spettatore quanto successo. Viene introdotto un secondo uomo. l’Ingegnere Weyler (Victor Sjöström) capo del dipartimento progettazioni di un’azienda. Egli racconta di come venisse da un periodo molto difficile: la moglie lo aveva lasciato perché lui passava più tempo al lavoro che non con lei; la salute peggiorava e le cure a cui lo sottoponeva il Dr. Monro sembravano farlo peggiorare invece che guarirlo. in più il capo gli aveva dato una scadenza molto breve per un progetto. Un giorno l’Ingegner Label (Victor Sjöström) volle mostrargli una invenzione. Weyler notò la loro somiglianza e propose al collega di prendere il suo posto: così avvenne. La parola passa a Label il quale racconta di come avesse iniziato a lavorare al progetto con entusiasmo. Per non dare nell’occhio seguiva le cure del Dr. Monro e anche a lui sembrò che seguendo la cura la sua saluta peggiorasse invece di migliorare. Una sera quando mancava un giorno alla consegna, Label sognò che un uomo stranamente mascherato si era introdotto in casa rubando i progetti. In effetti un progetto mancava. Si rivolse quindi al Dr. Adell (Mathias Taube), suo amico, chiedendogli consiglio. Questi gli fornì una maschera antigas e gli suggerì di provare un agguato per la serata successiva. Calata la notte lo strano personaggio si ripresentò, ma questa volta i due riuscirono a impedire il furto.

Dödskyssen è un giallo poco convincente con tanti punti oscuri. Questo non è collegato al fatto che l’unica versione esistente, proveniente dalla Cinématèque Française, sia purtroppo mutila avendo una durata di appena 30 minuti su 60. Per ovviare a questa perdita, infati, si è ricostruita la parte mancante utilizzando delle immagini fisse e inserendo le didascalie ritrovate in Svezia. Un dato che stupisce è la totale assenza di elementi naturali, tutto è girato in studio tra l’altro la scena si svolge per lo più in un un unico posto, la stanza dell’Ingegner Wylder/Label.

1. Beng Idestam-Almquist Dramma e rinascita del cinema svedese, Roma 1954.




