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Il Bagno Turco di Ingres: Storia di un capolavoro
Creato il 29 agosto 2012 da Alessandro Manzetti @amanzettiOggi, 29 agosto, cade il 232° anniversario della nascita di Jean-Auguste-Dominique Ingres (1780-1867), accolgo volentieri una nuova occasione per parlare, questa volta direttamente, di uno straordinario artista. Ma non intendo certo proporre un articolo che presenti in generale, più o meno validamente, le gesta di un maestro della pittura come Ingres. L'occasione è speciale, per cui ho scelto di concentrarmi sul suo capolavoro assoluto, il sensuale e magnetico Bagno turco, proponendovi, grazie a un estratto dal saggio "Ingres" di George Vigne, la storia di quest'opera, che è davvero affascinante. Un quadro che nasce da un sogno, da un viaggio, un capolavoro che nel corso del tempo si trasformerà gradualmente, magicamente, fino a divenire quella prova di astrazione di assoluto valore che oggi possiamo ammirare. Il libro di George Vigne, dal quale ho prelevato il frammento dedicato alla storia del Bagno turco che tra poco leggerete, è anch'esso speciale, almeno per me. Si tratta del regalo di compleanno di mia moglie di circa dieci anni fa quando, in tempi non sospetti, avevo già fissato nella mia memoria l'opera fantastica di Ingres, che continua a accompagnarmi con la sua assoluta grandezza. Oggi non posso dunque che rendere omaggio a questo grande maestro della bellezza.
L'articolo prosegue con la pubblicazione di un estratto dal libro "Ingres" di George Vigne (Electa, 1995). George Vigne è il direttore del Musee Ingres di Montauban, già curatore del Musee d'Orsay a Parigi e autore di importanti monografie e cataloghi di mostre, considerato uno dei massimi esperti mondiali di Ingres.
Estratto da "Ingres" di George Vigne Sarebbe noioso commentare nei particolari tutte le opere che Ingres realizzò tra il 1858 e il 1862. Il loro numero è ammirevole, ma perlopiù non aggiungono nulla alla sua gloria, in particolare le numerosissime Madonne (Madonna col Bambino, dell'Adozione, Incoronata) o una nuova Stratonice per il recente proprietario della Sorgente (1860, Collezione Schaunsee), caratterizzata dall'aggiunta di due levrieri in primo piano. Il fascino di ognuno di questi quadretti sottolinea il continuo ritorno del pittore su strade percorse già molte volte. Ma tali opere non sono in grado di sostenere il paragone con il dipinto che dominò la vecchiaia del pittore: Il bagno turco, capolavoro assoluto di una carriera pur ricca di pezzi di primissima importanza. Dovremmo tuttavia stupirci della superiorità di una composizione essenzialmente formata da motivi presi a prestito dalla Bagnante di Valpicon, dall'Interno di harem con odalisca, e perfino dalle figure immaginate per l'Età dell'oro, poi abbandonate. Ingres vi fece largo uso di incisioni che mostravano i costumi di donne turche, per la maggior parte prese dal Recruel de cent estampes reprèsentant diffèrentes nations du Levant, pubblicato da Le Hay nel 1714. Per una volta, il carattere composito dei modelli conveniva perfettamente all'individualizzazione di ognuna delle donne. In effetti si potrebbe trattare qui di un sogno, quello della donna bionda che si fa profumare i capelli, con le braccia pudicamente conserte sotto il petto. Un brano delle lettere di Lady Mary Worthley Montagu - le stesse che avevano già ispirato il soggetto dell'Interno di harem con odalisca - , annotato nel Quaderno IX, si riferisce perfettamente alla scena del Bagno turco: "C'erano circa duecento bagnanti. [...] I primi sofà furono coperti di cuscini e di ricchi tappeti e queste dame vi si sistemarono. Le schiave le pettinarono. Erano tutte come la natura le aveva create, nude. Tuttavia non c'era tra loro nè gesto indecente, nè postura lasciva. [...] La donna che mi parve la più autorevole fra loro mi invitò a sedermi accanto a lei: avrebbe desiderato che mi spogliassi per fare il bagno; faticai molto per difendermi dalla sua proposta. Tuttavia insistettero tanto che alla fine dovetti aprire loa camicetta, e mostrar loro il corsetto slacciato. Questo diede loro grande soddisfazione. [...] Dopo il pasto, si finì con il caffè e i profumi, cosa che rappresenta un grande segno di considerazione. Due schiave in ginocchio coprirono d'incenso i miei capelli, il mio fazzoletto e i miei vestiti".
Certo, Ingres non seguì alla lettera lo scenario proposto dal testo, in particolare il passaggio relativo al "corsetto slacciato" che avrebbe conferito un carattere erotico a un quadro che al contrario tendeva a una grande purezza; ma si può facilmente riconoscere Lady Montagu nella donna con le braccia incrociate, del tutto indifferente alle sue vicine. Se si tratta effettivamente di un sogno - quello di un'europea che ricorda un episodio del suo soggiorno in Oriente al momento di scriverne il racconto - , questo isolamento appare non solo giustificato, ma anche singolarmente poetico. Oggi si conosce bene la storia lunga e complessa del quadro esposto al Louvre dopo il suo acquisto nel 1911. Iniziato verso il 1848 per il principe Napoleone e poi probabilmente continuato per il principe Demidoff - che viene nominato solo, verso il 1852, nella prima menzione del quadro riportata nel Quaderno X -, l'opera fu una prima volta firmata nel 1859, il 7 ottobre, secondo Lapauze. In quel momento venne scattata una prima fotografia; la tela allora era rettangolare e nessuna donna portava gioielli. All'inizio del 1860, Ingres aggiunse collane e anelli alle donne nude, dipinse una peonia e uno specchio in primo piano, e modificò la firma per attualizzare la data. L'esistenza di una seconda fotografia permette di seguire la progressione delle varianti. Fu certamente questo stadio dell'opera che fu consegnato al principe Jèrome, tornato a essere nel frattempo il destinatario. Si conosce il seguito: l'opera non piacque alla devota principessa Clotilde, per cui fu scambiata con L'Autoritratto del 1804 e tornò nell'atelier. Due anni dopo, Ingres la modificò ulteriormente: le diede un formato circolare - che rendeva necessaria la ripresa di una dormiente in primo piano e l'aggiunta di diverse donne alla destra della suonatrice di tamburello -, una nuova natura morta in primo piano, qualche altra modifica di dettagli, fra cui una porta ornata più riccamente, ripresa da Ingres alla Suonatrice di flauto di una certa Henriette Browne, quadro presentato al Salone del 1861, di cui possedeva la riproduzione pubblicata in un giornale dell'epoca.
E' evidente che il nuovo formato del dipinto accentuava in modo considerevole il gioco complesso delle contorsioni delle donne svestite, che apparivano troppo tranquille nel più semplice campo rettangolare. Ma soprattutto, la prospettiva della composizione, complessa e spazialmente felice, ha il vantaggio di dare maggiore forza a questo vero e proprio groviglio e maggiore credibilità all'interno orientale affollato di bagnanti. In una specie di ebbrezza di sensualità che a Baudelaire tanto piaceva in Ingres, si indovina un magistrale eccesso, ma anche il riassunto perfetto di una lunga carriera passata a sublimare la pelle bianca di magnifici nudi. Fra i suoi studi direttamente destinati al quadro, la celebre "donna con le tre braccia" di Montauban testimonia le mutazioni formali che furono imposte alla commovente evocazione di Madelaine Chapelle dalle conseguenze delle successive trasformazioni compositive sulle parti periferiche. Lo stupefacente foglio, di un naturalismo insolito in Ingres, ha acquistato da tempo una giusta fama per la sua immediata sensualità. Si può infatti contestare l'erotismo del Bagno turco: le donne sono nude, ma separate; adottano posizioni familiari, ma non sono sconvenienti. Ingres restava ancora, benchè in un registro quasi galante, il pittore di storia che aveva voluto essere tutta la vita. Nel vendere, qualche settimana prima di morire, il Bagno turco al pittoresco Khalil Bey - grande cultore della pittura erotica - che fu il proprietario, in particolare, del Sonno di Courbet -, lasciò incidentalmente capire che il suo quadro meritava di entrare in quella singolare collezione. Questa provenienza può aver certamente influenzato l'opinione sul carattere da attibuire all'opera di Ingres tanto che si dibatte ancora sul suo erotismo confessato o potenziale. Ma è necessario riportare sempre la pittura a una percezione troppo immediata delle immagini? Fortunatamente, la parte di astrazione contenuta nella sua opera ha sempre impedito a Ingres di essere un volgare "fabbricante di immagini".
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