Talvolta mi piace disquisire di cose futili, soprattutto quando non ho voglia di pensare a cose troppe elaborate o sofisticate, o quando sono preso dalla pura curiosità verso il mondo, o quando semplicemente non ho voglia di tenere la mente impegnata. Ed ecco che allora, durante una delle tante passeggiate estive, vengo attratto dal fatto che in città la maggior parte dei bar si trova quasi sempre negli angoli di strade. Fatevi una bella camminata in città, magari non ora, ma quando torneranno i primi freddi di stagione; ebbene, camminate e osservate: negozio, negozio, negozio… poi arrivate nel punto in cui la strada fa angolo, ed ecco spuntare il bar, con le sue due aperture laterali: ognuna su ogni lato della strada; lo noterete una, due, tre volte; e a quel punto anche voi sarete costretti a porvi la mia stessa domanda: perché i bar si trovano nei luoghi in cui le strade s’incrociano? Voi mi direte: che domanda sciocca, semplicemente perché si ha più possibilità di veder entrare più clienti. Giusto, i bar sono luoghi di transito, di passaggio: un caffè, una veloce colazione, una bibita fresca, un gelato, e poi via; s’entra, si esce, ma non ci si ferma; nel bar, i clienti sono “ospiti”, e come tutti gli ospiti non permangono nel luogo in cui arrivano; e quando lo fanno, come gli stranieri, sono visti con diffidenza, con fastidio, come l’ubriaco che sosta nel bar e fa scappar via la clientela; perciò, il barista paziente, appena vede l’ubriaco che s’alza e barcolla verso l’uscita, tira un sospiro di sollievo. I bar sono luoghi di frontiera, esercizi pubblici che vivono ai margini della strada, al confine tra una strada e l’altra. I bar sono luoghi “equivoci”, “ambigui”, dove persone sconosciute per un attimo si scambiano sguardi, occhiate, si scrutano, a volte con diffidenza altre volte con interesse. Spesso si sfiorano senza neanche avvertire la presenza altrui. È il via vai dei clienti a creare questo stato di ambiguità, il loro continuo ricambio, il loro non essere permanenti, ma solo di passaggio, come a volte lo sono i ponti che uniscono le sponde.
Magazine Storia e Filosofia
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