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Il basilico si pianta, il pesto si mangia

Da Marcofre

È imbarazzante, non ci sono altri modi per definirlo. Leggi, rileggi, elimini questo e cancelli quell’altro. Riscrivi. E alla fine che cosa succede?
Che il pesto si pianta.

Per fortuna, l’avere un acuto e bravo lettore evita questo genere di errori che possono danneggiare chi scrive. Lo so, Flannery O’Connor aveva le idee confuse sulle parti della carrozzeria delle automobili.
Però che un ligure scivoli su un errore tanto grossolano… è roba da mettersi le mani nei capelli.

Vuoi auto-pubblicarti?

Mi spiace, ma non puoi affidarti al tuo talento (ammesso che tu ce l’abbia: è roba preziosa), o intuito. Nella storia ci precipiti con tutte le scarpe, e finisci col perdere di vista certi dettagli grossi come un palazzo.

Cogli un mucchio di cose, refusi ed errori e pure ripetizioni, soprattutto se lasci passare qualche settimana (meglio ancora: mese) dopo che hai terminato di scriverla.

Ma non potrai mai fare a meno di un bel paio di occhi diversi dai tuoi che leggono quello che hai prodotto.

Per questo ci sono gli editor. Quando leggo di gente che: “Ho finito di scrivere, con chi mi consigliate di pubblicare?” come se si trattasse di scegliere la spiaggia per il prossimo fine settimana, comprendo che costoro hanno le idee confuse. Anzi, nemmeno le hanno a dire il vero. Se esiste qualcosa di pericoloso, sono le parole.

Spesso quando parliamo non riusciamo a evitare di essere fraintesi. E la parola scritta si presta ancora di più a errori, benché in teoria debba essere sottoposta a più verifiche, proprio perché allo scritto diamo più peso e importanza.

Quanto tempo occorre lasciar trascorrere, prima di rimettere le mani su una storia terminata? Non c’è una regola. Al massimo posso dirti che quando la riprendi in mano, ti deve sorprendere perché non ricordi più come si svolge. Il suo sviluppo quindi. È essenziale perdere quel modo meccanico di leggere, che induce a scorrere gli occhi sulle frasi, e quindi a non notare che hai piantato il pesto.

Questo accade perché sei troppo vicino alla storia, anzi ci sei dentro fino al collo. E questo è male. E comunque avrai sempre bisogno di un paio di occhi diversi dai tuoi.

Sei troppo innamorato di quello che scrivi.


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