In generale sono affascinata dalle case museo, mi dicono molto di più di una semplice casa o di un semplice museo: la summa di due concetti che ne creano un terzo forte ed autonomo. E poi per alcuni personaggi dalla personalità complessa e dalla vita lunga sembrano l’unica possibilità di mantenere tutte le sfaccettaure di biografie tanto intense senza lasciarle scomparire nel susseguirsi delle generazioni. E’ il caso delle tre abitazioni possedute da Neruda in Cile, La Chascona a Santiago, La Sebastiana a Valparaiso, e la Casa de Isla Negra, che sono oggi musei, gestiti dalla Fundación Pablo Neruda.
Oggi vi parlo della Chascona, la casa dove Neruda visse con Matilde Urrutia al ritorno dall’esilio di Capri nel 1952. Inizialmente questa relazione tra i due si mantiene segreta, poiché il poeta era già sposato, effettivamente la posizione alle falde del cerro San Cristobal, nel quartiere bohemien di Bellavista, fa pensare ad una mirata ricerca di un posto tranquillo e appartato. Chascona è una parola che deriva dal quechua e significa scapigliata, soprannome di Matilde. Nel 1955 Neruda si separa dalla moglie Delia del Carril e si trasferisce dalla casa di Michoacan alla Chascona, in quell’anno iniziano i lavori di ampliamento che si concludono nel 1958, anno a partire dal quale la casa si è mantenuta così come oggi: pendenze, terrazze e scale che congiungono tre grandi blocchi separati, il tutto amalgamato da una folta vegetazione. Alla morte di Neruda la casa venne inondata con l’acqua di un canale che scorre nel giardino da parte delle forze militari, in ricordo di questo fatto è stato costruito il “velatorio”, proprio da qui iniziò il corteo verso il cimitero, il primo atto pubblico di ripudio del Golpe di Pinochet.
Il percorso di visita della casa inizia dal bar attiguo alla sala da pranzo: dipinti, vecchie botti, bottiglie di ogni forma e colore; il bar appartenenva ad un antico barcone francese, dalla sala da pranzo, in cui ho avuto l’onore di consumare un pranzo durante una celebrazione della Fondazione, si accede ad una porticina con una stretta scala di conchiglie che porta ad una stanza da letto. In uno spazio separato c’è il salone in cui si trova il famoso quadro che Diego Rivera aveva dipinto per Matilde in cui, nascosto tra i capelli, si scorge il profilo di Neruda. In un altro bar sono raccolte figure pittoresche, scarpe giganti ed altre collezioni di oggetti, infine si arriva alla biblioteca ed allo studio, dove sono raccolti i premi ricevuti da Neruda, compreso il Nobel.
La casa trasmette un profondo attaccamento ai particolari più umili e quotidiani della vita, ed un gusto postmoderno per l’accumulazione di oggetti variopinti e curiosi di ogni genere e foggia.
E’ una importante testimonianza di ciò che il personaggio Neruda è divenuto nell’immaginario mondiale: un artista che ha elevato all’attenzione di tutti ciò che corrisponde al popolare ed all’umile, esattamente come rivela la sua opera poetica, tutta incentrata nella scoperta e l’esaltazione dei segreti della semplicità.