Magazine Slow Food
Il Bianco d’Alessano, da viti che sanno arrampicarsi e accontentarsi di poco
di Pino de Luca
I più assidui avranno capito la successione delle terre che esploriamo alla ricerca di vini che sappiano accompagnarsi alla musica. A volte odo velate accuse di preferir Polinnia ad Euterpe e financo di riservar troppo spazio a Clio. Con umiltà prendo atto ma continuerò per il tracciato. Si torna quindi in terre tarantine come accade sempre dopo Lecce e prima di Brindisi.
La seconda notizia è che questa volta non vi è lo “studio certosino del secchione” ad ispirare questa splendida fusione, ma una sorpresa, straordinaria e sorprendente come sanno essere solo le sorprese. Non sono andato io in cantina è lui che è venuto a trovarmi, una sera d’autunno inoltrato, sul mare di Porto Cesareo, vini bianchi pugliesi, da li dove le province di Brindisi e Taranto si incrociano con quella di Bari, a Nord di Martina Franca verso Locorotondo.
Terre interne, sotto la Murgia barese, Valle d’Itria. Terra di uve a bacca bianca da sempre, alla faccia di chi pensa che i vini bianchi siano un bestemmia e quelli del sud una bestemmia e mezza.
In questa zona giungono tenui i venti marini, terreni calcarei e poveri, per viti che sanno arrampicarsi e accontentarsi di poco. Sui meno ricchi di questi terreni, anche in pendio, s’aggrappano le vigne di Bianco d’Alessano. Tipico vitigno da terra sitibonda, rustico, poco esigente, che ama il sole e non ha bisogno di grandi quantità di acqua. Terre difficili da lavorare, terre da curare molto spesso con la zappa, strumento di grande civiltà contadina e, a mio modestissimo parere, di sottovalutato valore didattico ed educativo.
Da li viene Cupa, nome che evoca pesanti cappe oscure, ma solo a chi non sa che la cupa è un dosso profondo, un avvallamento di sensibile dislivello.
E infatti il Cupa è un vino chiaro, luminoso, il colore è quello del fiore di luppolo Amarillo, molto tenue al naso, quasi silente. Ma poi lo si porta al labbro e scivola sulla lingua, incontra i 37 gradi della temperatura corporea che fanno da detonatore ed esplode fin negli occhi: prati d’aprile colorati da corolle in pieno vigore e i profumi intensi esalati da pistilli e stami a favorire il ciclo della vita. Al palato freschezza lunga, gradevole e note di susina e cuor di donna.
E torna, nel retrolfatto, con la pesca bianca e, oserei dire, anche il Lychee.
L’azienda è i Pàstini, tra Martina Franca e Locorotondo, uvaggio Bianco d’Alessano, antico e di origine tanto misteriosa quanto salentina. In purezza. Nessuno ha avuto il coraggio di farlo fino ad ora. Lo hanno fatto qui. Con loro provo a condividere il Cupa e una canzone che dice: “ …Non so se sono stato mai poeta/ e non mi importa niente di saperlo/ riempirò i bicchieri del mio vino/ non so com’è però vi invito a berlo … “
E continuerò a camminare per la mia strada, anche per il piacere di incontrare persone come Lino Carparelli, “… con un piede nel passato/ e lo sguardo dritto e aperto nel futuro!”
Son certo che a Pierangelo Bertoli sarebbe piaciuto, il Cupa e anche qualche parola difficile.
Fonte: http://www.fondazioneterradotranto.it/2012/03/10/il-bianco-dalessano-da-viti-che-sanno-arrampicarsi-e-accontentarsi-di-poco/
Bianco di Alessano
Il vitigno Bianco d'Alessano è presente in Puglia, soprattutto nella provincia di Taranto. Le prime notizie della sua coltivazione in zona sono abbastanza recenti (fine '800), e fin da allora il vitigno Bianco d'Alessano era spesso vinificato in uvaggio col vitigno Verdeca. Ha progressivamente perduto di importanza nei confronti di quest'ultimo, più fertile e produttiva e capace di trasmettere più colore (verdolino) ai vini, rispetto al giallo paglierino molto scarico del Bianco d'Alessano.
L’origine di questo vitigno autoctono è sconosciuta ma si attesta la sua presenza, nelle Murge Martinesi, dal 1870. In passato il Bianco d’Alessano, del quale non si apprezzava il colore giallo paglierino, è stato coltivato con diverse varietà locali, tra queste la Verdeca. Di grande interesse, negli ultimi anni, alcune espressioni del vitigno vinificato in purezza.
Oggi, il Bianco d’Alessano è presente nelle doc Gravina, Martina, Locorotondo, ma anche Ostuni e Lizzano.
Colore bacca: Bianca.
Regione: Puglia
Caratteristiche varietali:
Il vitigno Bianco d'Alessano ha le seguenti caratteristiche varietali:
##Foglia: medio-grande, orbicolare
##Grappolo: medio-grande, cilindrico-conico, semplice o con un'ala, compatto.
##Acino: medio, sferico Buccia: spessa, pruinosa, di colore giallo uniforme.
Caratteristiche produzione:
Il vitigno Bianco d'Alessano ha vigoria media, produzione abbondante e regolare.
Coltura ed allevamento:
Il vitigno Bianco d'Alessano dà i migliori risultati su terreni di medio impasto e mediamente profondi, con allevamento a media espansione e potatura ricca.
Caratteristiche vino:
Dal vitigno Bianco d'Alessano si ricava un vino semplice di colore giallo-paglierino. Il vitigno Bianco di Alessano spesso viene vinificato in uvaggio con il vitigno Verdeca.
Denominazioni in cui il vitigno è presente:
DOC
Puglia: - Lizzano DOC - Locorotondo DOC - Martina o Martinafranca DOC - Ostuni DOC
IGT
Puglia:- Daunia IGT - Murgia IGT - Puglia IGT - Salento IGT - Tarantino IGT - Valle d'Itria IGT
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