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Il bicchiere mezzo vuoto

Creato il 19 ottobre 2011 da Patrizia Poli @tartina

 

Penso a  quelle fissate con l’aura, la Profezia di Celestino, la New Age, Paolo Coehlo, la Wicca, l’energia, il cerchio delle menti, il pensiero forzatamente e a tutti i costi positivo,  l’astrologia, etc etc.  Io non condivido, ma rispetto, lascio fare, anche se, per dirla con Margherita Hack: “e son tutte bischerateeee…”  Se una crede alla spirito di un barattolo di Coca Cola, al genio della lampada, o dorme con una pietra sotto il cuscino perché questo la fa sentire bene, sono affari suoi.

 

Però, quando sento dire  che “bisogna tenere a distanza le persone negative, chi ti sottrae energia” mi si drizzano i capelli in testa e divento aggressiva e polemica, perché, di lì a pensare che la persona in questione porta male e va esclusa, il passo è davvero breve.

 

 Trovo che verso i pessimisti, verso gli scettici,  ci sia una forma violenta di razzismo da parte di queste sette “d’illuminati”, gente convinta di possedere il Verbo, che mi fa venire in mente il medioevo, la caccia alle streghe e l’oscurantismo, laddove, in un rovesciamento assurdo, la strega da bruciare non è la maghetta abbracciata all’albero, ma la povera crista che, per sua natura, tende a vedere il bicchiere mezzo vuoto.

 

 Senza scomodare il pessimismo cosmico o della natura matrigna - voglio fare un esempio.

Se, metticaso, ho in programma un colloquio di lavoro per un posto a cui tengo molto, non penso, come l’ottimista arrogante: “Caspita! Andrà bene di sicuro!” Penso piuttosto che sono in gioco tanti fattori, oltre la mia preparazione e le qualifiche da me possedute, indipendenti dalla mia volontà e non influenzabili.  Per cominciare, l’ansia potrebbe giocare a mio sfavore, rovinando la mia prestazione, oppure potrebbe esserci un raccomandato cui il posto è già stato promesso, e infine all’esaminatore potrebbe non risultare gradito il mio modo di fare.

  Questi pensieri, però, non mi paralizzano, non mi spingono a rinunciare a priori perché “tanto è inutile” , né impediscono che io m’impegni al massimo affinché il colloquio vada a buon fine.  Tuttavia, essi temperano e ridimensionano le mie aspettative, in una realistica previsione di tutte le possibilità, anche le meno rosee. 

Insomma, che io ottenga il posto non è impossibile, visto che sono qualificata, ma non è nemmeno automatico!  E perciò, se non raggiungerò il mio scopo, non precipiterò dalle nuvole disperandomi per l’inattesa mazzata del destino avverso.


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