Magazine Diario personale

Il biglietto vincente

Creato il 28 settembre 2010 da Jollyroger
Ecco che ci risiamo, ricominciano i sogni assurdi legati ai soldi, alla mancanza di lavoro e al futuro incerto. Questa notte per esempio, mi ritrovavo un biglietto vincente di una specie di gratta e vinci, legato però alle estrazioni del lotto. Una roba che, tra l'altro, neppure esiste. Insomma, avevo questo biglietto da verificare e così sono andato da chi l'aveva venduto, ovvero l'edicolante sotto la stazione della metropolitana. E nel sogno era proprio lui: la stessa faccia da giocatore d'azzardo di periferia, emaciata e giallastra come se fosse appena guarita da una rissa in cui aveva avuto la peggio, l'occhio spento e la voce bassa. La novità è sua figlia, che non mi risulta esistere nella vita reale, una bella ragazza sui venti o forse meno, capelli scuri e sorriso da bambina. Il biglietto lo controlla lei e, dall'espressione, capisco di avere azzeccato almeno quattro numeri in uno schema che sembra quello delle parole crociate. Non so cosa voglia dire, o meglio, quanto possano fruttare questi quattro numeri, ma quando il padre le dice di passare sul retro insieme a me per controllare meglio, credo che si possa pensare a una discreta cifretta.
Me ne convinco quando la ragazza, che mi ha fatto accomodare in una specie di appartamentino che somiglia a una portineria, comincia a dire cose che non comprendo, e a sorridere continuamente vicino alla mia faccia. Sta cercando di sedurmi, questo lo capisco anch'io, e ci sta riuscendo benissimo. Lo so che lo fa per fregarmi il biglietto; gli unici rapporti che posso avere con ragazze della sua età sono quando mi chiedono l'ora per strada, dandomi del lei e chiamandomi signore. Porta jeans a vita bassa e un top che lascia scoperta la pancia, che continua a esibirmi mentre mi tocca leggermente la spalla e accosta la testa alla mia per mostrarmi meglio le combinazioni sul biglietto attraverso una mascherina preforata.
Non capisco più niente, non so cosa dico, non so cosa dice lei, vedo solo il suo sorriso e il suo ombelico e mi ritrovo, senza accorgermene, privo del mio biglietto vincente.
Sembro proprio un coglione, come quei cassieri di banca che stragiurano di essere stati ipnotizzati da qualcuno che li ha costretti a consegnare mazzette di soldi contro la loro volontà. Mi maledico per quanto sono stato stronzo a fidarmi di uno che mi fa andare nel retro dell'edicola con la figlia ventenne e mi viene da piangere pensando a come mi hanno fregato facilmente. A chi lo vado a raccontare adesso? Con quali prove a sostegno dell'accusa? Chi mai potrebbe credere a una storia così scema?
Mi risveglio lentamente, senza capire se sia stato solo un sogno, oppure ho sognato ciò che è già realmente accaduto. Con un senso d'angoscia che scompare solo quando sono ben convinto che tutto questo è stato solo il frutto del mio inconscio. E il bello è che continuo a sperare che quella ragazza mi seduca nuovamente per fregarmi il biglietto.

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