IRIS, canale 22 digitale terrestre
ARTE E CALCIO (Milano). Football e Cinema sono al centro di “Storie di Cinema”, il settimanale di Tatti Sanguineti, in onda su Iris, martedì 1 ottobre, in seconda serata. L’analisi di Sanguineti inizia dagli Anni ’30, dalla Coppa Rimet, vinta dall’Italia per due edizioni (’34 e ‘38): “Il calcio di quell’epoca era contagiato dalla propaganda e l’emblema mediatico di quel pallone erano le radiocronache di Carosio”. “Nel Dopoguerra” – prosegue il critico savonese – “furono Raf Vallone vs. Walter Chiari, ovvero il calcio di sinistra e quello di destra, ad incarnare le rivalità ideologico-politico-sportive di quegli anni”. “I calciatori di allora erano gli eroi della domenica e i film che li ritraevano, sullo sfondo si chiedevano: ‘Ma in ritiro, fino a quante ore prima della partita l’atleta può fare sesso?’ chiosa Sanguineti. “Nei ’50, con l’arrivo dei tre campioni argentini Valentin Angelillo, Omar Sívori ed Enrique Maschio, il calcio s’intreccia con la Dolce vita: il primo sarà rovinato da Ilya Lopez, una cantante da night-club”.
“Giunto Herrera, invece, muore l’ultimo residuo di calcio oratoriano: quello inventato da Guareschi per Don Camillo e Peppone, in cui i preti fanno sparire la palla in mezzo alla tonaca e si può fare il tunnel al Don”, spiega Sanguineti. Passando da pellicole con i campetti dietro le parrocchie (L’inafferrabile 12, La messa è finita) e commedie come Il presidente del Borgorosso Football Club, l’excursus di Sanguineti approda ai film ‘brasiliani’ L’allenatore del pallone e Paolo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento. Un capitolo a parte, nell’esame del critico, è rappresentato da Diego Abatantuono: ultrà in Eccezzziunale… veramente, poi giocatore in Marrakech Express e Mediterraneo.
Il binomio football/cinema va avanti con Maradona by Kusturica, Shaolin Soccer e si chiude con il racconto di un aneddoto: quello della partitella tra la troupe di Novecento e quella di Salò. “Esisteva il sospetto che i bertolucciani avessero messo dei campioni veri in campo (la leggenda vuole che nella loro squadra ci fosse Boninsegna)”, riporta Tatti Sanguineti. “Finì con due gol di vantaggio per Bertolucci: Pasolini non la prese bene”.
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