Ricercatori francesi avrebbero scoperto un legame tra intolleranza alimentare e bisfenolo A
L’esposizione durante la gravidanza e l’allattamento al bisfenolo A anche a dosi basse può aumentare il rischio di intolleranze alimentari in età adulta, secondo uno studio condotto da ricercatori francesi sui ratti. “Abbiamo per la prima volta stabilito un legame tra intolleranza alimentare e il bisfenolo A (BPA) negli animali”, ha detto martedì scorso Eric Houdeau, direttore della ricerca presso l’Istituto Nazionale di Ricerca Agronomica (INRA), recentemente pubblicata sulla rivista Experimental Biology della Federazione Americana delle Società di Biologia Sperimentale (Faseb). I ricercatori hanno testato due gruppi di ratti in gravidanza che hanno ricevuto diverse dosi di BPA, una dose giornaliera di 5 microgrammi (mcg) per kg di peso corporeo che per l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) é attualmente considerato come sicuro per gli esseri umani. Il Bisfenolo A è stato somministrato durante tutto il periodo di gestazione e lo svezzamento dei piccoli ratti. “Si è riscontrato che il bisfenolo A aveva effetti più potenti sul sistema immunitario dell’animale a questa dose che alla dose di 50 mg / kg di peso corporeo,” dice il ricercatore, per i quali questo risultato riflette la difficoltà di ottenere una dose giornaliera tollerabile sicura per il BPA.
Come più volte abbiamo ricordato in passato quando abbiamo già parlato di studi che riguardavano il bisfenolo A, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, antiossidante e plastificante ritenuto particolarmente pericoloso per le donne incinte a causa dei rischi per i nascituri, lo stesso è vietato nei biberon dal gennaio 2011 in tutta l’Unione europea. La Francia è andata addirittura oltre: nel 2013 ha esteso questo divieto a tutti i contenitori per alimenti per bambini da 0 a 3 anni e si applicherà a tutti i contenitori per alimenti dal 1 ° gennaio 2015, così come l’EFSA ha semplicemente ridotto di dieci volte il livello di esposizione al BPA tollerabile, che è passato da 50μg/kg del peso corporeo 5μg/kg scorso gennaio. Vari studi dimostrano che il BPA potrebbe pregiudicare il sistema riproduttivo, nervoso, immunitario, metabolico e cardiovascolare, nonché favorire lo sviluppo del cancro. I ricercatori francesi hanno iniziato il loro lavoro sui topi nell’ambito del progetto Perinatox, a seguito di uno studio epidemiologico che ha stabilito un legame nell’uomo tra alti livelli di bisfenolo A e problemi immunologici. I ratti nati da madri esposte al BPA sono stati alimentati con proteine dell’albume in età adulta e hanno sviluppato una risposta immunitaria alle intolleranze alimentari, come evidenziato dall’infiammazione dell’intestino, a differenza dei ratti non esposti. Sebbene Eric Houdeau riconosce che i risultati ottenuti su modelli animali non sono sempre facili da tradurre per gli esseri umani, ritiene che aiuta a “identificare un pericolo” che viene poi “chiarito” per gli studi epidemiologici. Dopo il bisfenolo A, i ricercatori INRA hanno iniziato ad affrontare i rischi potenziali del bisfenolo S, una sostanza che si trova in contenitori per alimenti dal 2010 e in particolare in una nuova generazione di bottiglie.
Lecce, 8 agosto 2014
Giovanni D’AGATA