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Il bluff di Bersani

Creato il 14 marzo 2011 da Giancarlo
Il bluff di BersaniIn una nostra precedente riflessione eravamo giunti a ringraziare Ilda la rossa per il contributo formidabile che stava donando alla riforma della giustizia nel nostro Paese. Non ci sbagliavamo. E’ a Lei che dobbiamo finalmente il parto di un progetto, definito ‘epocale’ dal premier Berlusconi, che ha l’obiettivo di ripristinare la divisione del poteri per impedire ‘sconfinamenti e intrusioni’ nel campo legislativo ed in quello esecutivo. Certo, la stesura materiale del progetto, le limature, le mediazioni all’interno delle forze di maggioranza, sono state governate dall’ottimo Ministro della Giustizia Angelino Alfano, che ha anche il merito di aver saputo gestire con signorilità, competenza e padronanza dei temi, confronti e scontri sull’argomento, ma è indubitabile che gli ultimi avvenimenti (vicenda Ruby, intercettazioni a go-go, sputtanamento del premier su tutti i giornali, ennesima gogna mediatica, richiesta di rito immediato senza le vittime dei reati ascritti) sono stati determinanti per mettere fuori gioco, definitivamente, le cautele e le preoccupazioni passando a vie di fatto. Che è ciò che è avvenuto con la presentazione e l’approvazione del progetto giustizia in CdM. 
Il ringraziamento è stato simbolicamente rivolto alla dott.ssa Boccassini, titolare dell’ultima inchiesta su Berlusconi, ma esso va, equamente, distribuito anche agli altri soggetti protagonisti della famosa e classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, mettendo a nudo quanto sia terribilmente nefasto per il Paese il percorso di guerra imposto all’Italia dalla famosa caccia al nuovo cinghialone che viene considerato l’ostacolo principale all’affermazione di un nuovo ordine troppo infarcito, però, di pulsioni totalitarie ed antidemocratiche.
Se alea iacta est, è indubbio che è stata valutata ogni possibile reazione, più o meno tradizionale, inclusa quella risposta ‘epocale’ che dimostra però solo la debolezza politica di chi si arroga il diritto di voler dettare l’agenda legislativa e i suoi contenuti. Sono reazioni e minacce inconsistenti a fronte dei primi sondaggi, su vari aspetti della riforma, che confermano l’adesione fortemente maggioritaria dei cittadini del nostro Paese. Solo sulla responsabilità dei magistrati, così come esiste per medici, avvocati, ingegneri e dirigenti della P.A., il sondaggio Mannheimer certifica un apprezzamento del 77% della popolazione; e sulla separazione delle carriere è favorevole il 56% degli italiani.
Con questi numeri le risposte ‘epocali’ o le minacce di referendum sono cartucce caricate a salve.Proteste? Armi spuntate
La stessa scelta strumentale del PD di osteggiare la riforma, per non lasciare spazi ai nemici ‘interni’ come Niki Vendola e Antonio Di Pietro, conferma la debolezza politica del maggiore partito di opposizione che antepone il bene del Paese alle proprie esigenze tattiche. Che significa infatti condividere la riforma ma di non accettarla perché a proporla è l’odiato Berlusconi? Non si ripete così lo stesso vergognoso canovaccio usato da Bersani sul federalismo che verrebbe sostenuto se Bossi, (di nuovo costola della sinistra?) avesse il coraggio di rompere con Berlusconi?
Non ci si scandalizza più di nulla. Gente che continua, con i propri niet, a restare sull’Aventino e a non partecipare alle scelte sul futuro del Paese che, se tenta di chiudere una falla nel proprio recinto, non lo fa per sopravvivere, ma semplicemente per ritardare la propria scomparsa. Come può essere credibile, infatti, una forza politica che, oggettivamente, si mette al servizio di una casta, che amministra la giustizia (la cui imparzialità è percepita vicino allo zero), che insegue i forcaioli del Fatto e di Repubblica, che scodinzola attorno a Di Pietro, facendo finta di dimenticare il contributo ch’essa aveva dato alla Bozza Boato?
E’ vero, quella Bozza è datata 1997 (Bicamerale D’Alema) ma essa, e il Ministro Alfano non lo nega, è stata alla base dell’attuale ipotesi riformatrice. Disconoscere un proprio figlio è da mentecatti. Se ci si illude che la gente non ricordi si tenga conto che saremo pronti a ricordarlo noi.

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