Lui invece, se avesse voluto ..L'impossibilità di cambiare la propria vita, di sfuggire ad un destino, ad una vita che non è più vivere, ma un dover rimanere prigionieri nelle mura della propria casa, nei riti quotidiani del proprio lavoro, per una specie di rispetto al passato, alle persone prima di noi.
Ma a che serviva dirglielo? E a farli entrare nella sua casa che era diventata un museo dove ogni cosa appartenuta a Theresa era al suo posto, comprese le pantofole azzurre pallido ai piedi del letto!
Lui aveva vissuto una vita, come tutti.
E non aveva forse avuto l'occasione, pur vecchio com'era, di viverne un'altra?
Quyesto avrebbe voluto esprimere in quel suo discorso, ma non aveva trovato le parole! Quella gente che adesso viveva affittando le ville sulla costa e vendendo i terreni...
Non aveva più importanza: ormai lui aveva deciso di pensare per conto suo!
Pagina 227
Non è di facile lettura questo romanzo di Simenon che racconta di questo personaggio, Joris Terlinck, il temuto borgomastro di questo borgo fiammingo.
Perché sebbene racconti una storia anche abbastanza banale, è scritto con una sorta di distacco e di freddezza, rispetto ai fatti raccontati.
Joris, chiamato da tutti Baas, è il capo della comunità, ha una moglie che ha tradito con la cameriera, da cui ha perfino avuto un figlio non riconosciuto.
Una moglie che lo teme ed è assurdamente remissiva, "timidi e furtivi, quasi che si aspettasse di essere picchiata."
Ha una figlia che tiene rinchiusa in casa, perché con problemi di mente: "se ne stava sempre rigida sul letto, completamente nuda, magra, livida, ricoperta di piaghe."
Nel suo mondo non c'è spazio per la carità, per l'empatia al prossimo: quando un suo dipendente (della fabbrica di sigari) gli chiede dei soldi avendo messo incinta una ragazza, glieli rifiuta.
Non solo, sfrutta questo episodio per fini personali in comune: perché Lisa van Homme è figlia di Leonard, suo avversario politico.
Il suicidio del ragazzo (e la quasi morte di Lisa, la ragazza messa incinta), iniziano a creargli un certo disagio. Perché tutti nel paese, comprese le donne di casa, iniziano a parlare dell'episodio, sapendo che lui, il Baas, il padrone, si è rifiutato di aiutare il ragazzo.
Finché nella sua vita grigia (trascorsa tra il suo ufficio in comune, la casa, il Caffè Vieux Beffroi), come grigio è il cielo nebbioso della città di Furnes, gli succede all'improvviso una novità. Ovvero provare un certo sollievo nell'andare ad Ostenda. La città dove la giovane ragazza Lisa è andata a partotire, allontanata dal padre.
Potrebbe ricostruirsi una sua vita, in mezzo alle due ragazze, Lisa e Manola (una mantenuta, amica di Lisa).
Ma il rimorso, e dunque l'impossibilità di scappare da Furnes, lo raggiungono: rimarrà con la sua famiglia, a fianco della moglie malata.
«Il borgomastro di Furnes è un romanzo mirabile, che riassume la visione di Simenon. Il mondo è Furnes: questa misurazione, questa ripetizione, questo odio, questa apparente trasparenza, questa foltissima nebbia. Nessuna fuga è possibile. Il borgomastro intravede un barlume di libertà e di leggerezza: per un momento è abbacinato: vorrebbe fuggire; ma alla fine comprende che non potrà mai violare la sua fedeltà verso i vivi e i morti, e lentamente rientra tra le invalicabili mura, dove, come tutti noi, abita prigioniero da sempre». PIETRO CITATIIl link per ordinare il libro su ibs.
La scheda sul sito di Adelphi