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Il Bossi pensiero. Mamma li leghisti!

Creato il 22 agosto 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Il Bossi pensiero. Mamma li leghisti!Lui parla. E quando lo fa trema il mondo. Qualcuno ricorda il feroce Saladino? Al “bicefalo senatur” fa un baffo che si aggira dalle parti della supercazzola con scappellamento a destra. Il bello del gioco democratico è che tutti hanno libero accesso ai pensieri, alle parole, alle azioni nonostante Berlusconi faccia del tutto per l’applicazione integrale del suo ormai famoso “ghe pensi mi”. “Gli italiani non devono pensare – ha detto a Bondi mentre gli dondolava la culla – a pensare per loro basto io”. Accade però che ogni tanto all’Umberto, suo vicino di banco, quello che stanco di indossare il cappello con le orecchie d’asino ha fatto licenziare la sua maestra calabrese per una più accomodante insegnante comasca, la voglia di parlare venga, e quando lo fa non si capisce mai se connette il cervello con la prima usb che gli capita o se va a “braccio” come un qualsiasi conduttore di Radio Padania Libera. Il Corriere della Sera, l’irriconoscibile quotidiano di via Solferino, ne ha raccolto il pensiero in un articolo che è una via di mezzo fra quattro chiacchiere in libertà dopo tre grappini e un’intervista, ma fa lo stesso visto che ormai il Corsera è diventato la brutta copia di quello che fu e il megafono degli imbelli. Andiamo allora a sintetizzare il Bossi pensiero. “Ho telefonato a Silvio – il numero glielo ha fatto l’acculturato Trota – e gli ho detto chiaro e tondo che con Casini noi della Lega non ci alleeremo mai”. La ragione? “Ogni limite ha la sua pazienza – ha detto Bossi a Berlusconi, proseguendo – e poi omen nomen, Casini uguale Casino”. Dopo questa lucidissima analisi politica, nella quale si è anche divertito a usare termini latini appresi al corso per corrispondenza della Scuola Radio Elettra di Torino, Bossi non si è fermato, anzi. “Berlusconi ha detto che ha un progettino da portare in Parlamento – cantilena rocamente il ministro per le Riforme alla festa del Carroccio ad Alzano Lombardo. – Se lo votano bene, altrimenti si va alle elezioni. Io penso che bisogna andare alle elezioni comunque. Mi sembra improbabile che si possa andare avanti così”. Bossi vuole votare, fortissimamente votare. Sa che questa potrebbe essere l’ultima occasione per prendere definitivamente il potere continuando a ricattare Silvio per fargli mantenere la parvenza del suo. E lo vuole fare con questa legge elettorale che lo ha premiato e continuerebbe a farlo perché è davvero una gran porcata e lui con le maialate va a nozze. Parlando ancora di “Casino”, Bossi non ha potuto fare a meno di ricordarne le origini democristiane e, a questo proposito, ha tirato fuori una frase di suo padre dalla quale si capisce come possa essere nato un figlio così. “I democristiani – ha detto tirando una boccata di sigaro – sono quelli che hanno rovinato il nord. Mio padre mi diceva sempre che sarebbe servito uno che dal nord andasse al sud a strozzare tutti quei delinquenti”. Evidentemente stordito dai fumi ad alto tasso alcolico della festa di Alzano Lombardo, Bossi ha ovviamente attaccato Gianfranco Fini aggiungendo l’ennesima perla al suo falsissimo catto-intellettualismo d’accatto. Parlando dell’apertura del presidente della Camera nei confronti dei matrimoni gay, Umberto ha testualmente detto: “Adesso pensa al matrimonio omosessuale. Ogni tanto la gente va fuori di matto – e ha aggiunto – andando avanti così si dovranno dare i bambini agli omosessuali”. Una semplice chiosa finale. In Italia c’è stato un pagliaccio, qualche tempo fa, che se la prendeva a ogni piè sospinto con gli ebrei, i rom, i negher e gli omosessuali, esattamente come Bossi ora. Accusare solo Berlusconi di fascismo ci sembra alquanto riduttivo visto che è in buonissima compagnia e anzi, il suo principale alleato di governo dimostra ogni giorno di esserlo molto più di lui, tanto che La Russa ha proposto un “confronto” per stabilire chi sia il fascista più puro. Dimenticavamo. Ha detto sempre Bossi: “Adesso anche gli intellettuali incominciano a parlar bene della Padania”, sintomo che la disoccupazione avanza anche fra i cosiddetti intellettuali e che il Tg1 dell’intellettuale Minzolini comincia a far vittime.

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