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Il Bossi sul muro

Da Astonvilla
Il Bossi sul muro
MASSIMO GRAMELLINI
Prendendo per buona un'affermazione dell'autorevole Calderoli, una delegazione di commercianti padovani munita di trombette si è presentata ieri mattina davanti alla Villa Reale di Monza per l'apertura ufficiale dei ministeri del Nord. L'ingenua pattuglia veneta ha fatto due scoperte. La prima è che negli uffici non c'era nessuno, a parte un collaboratore del Calderoli inviato precipitosamente sul posto per accogliere gli ospiti: unico esempio al mondo di ministero che apre solo su appuntamento. La seconda è che nelle stanze, oltre alle scrivanie vuote e alle librerie, vuotissime, erano appesi al muro due ritratti: uno del presidente Napolitano - come è logico, trattandosi di ufficio pubblico - e l'altro del Bossi. A dirla tutta, il Bossi da parete non era solo: a tenergli compagnia c'erano una statuetta di Alberto da Giussano e un quadro sul giuramento di Pontida. L'intero armamentario padano in un ufficio distaccato della Repubblica.
Vi chiederete: ma con tutte le rogne che ci stanno cascando addosso, perché occuparsi di queste pagliacciate? Perché molte di quelle rogne derivano proprio dalla mancanza di credibilità di chi avrebbe dovuto affrontarle e invece si è occupato di queste pagliacciate. E non in qualità di commentatore, ma di ministro proponente. A chi gli chiedeva come mai i ministeri del Nord non avessero aperto come promesso il primo di settembre, l'ambasciatore del Calderoli ha risposto: c'è stato un equivoco, noi avevamo parlato di «primi di settembre». Più li vedo all'opera, più i padani mi sembrano identici al popolo con cui confinano: gli italiani.

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