Scorrono i titoli di coda alla Fashion Week milanese e, a chiudere la kermesse, una sfilata che ha portato una ventata di internazionalità alla manifestazione tutta italiana. A scendere in passerella nell’ultima giornata è stato, infatti, il brand coreano D.Gnak del giovane stilista Kang Dong Jun. Si tratta di un prodotto della megalopoli che si trova all’incrocio tra underground e mainstream, voluto e sostenuto proprio dalla Camera Nazionale della Moda, non a caso partner della produzione del suo primo show.
La visione avant-garde e democratica del talentuoso designer, diplomato alla Parson’s School di New York, si riflette nella collezione autunno inverno 2014 2015 presentata al suo debutto. È un mondo che corre, dove tutto è in movimento, un mondo globalizzato e interconnesso quello a cui guarda il designer, affascinato da tutto ciò che è sperimentale e di rottura.
L’Oriente e l’Occidente si incontrano in una sintesi che Kang ama chiamare “Avanguardia Popolare”. Lo stilista rimane fedele ai canoni tradizionali della sartoria occidentale e alle silhouette fluide dell’abbigliamento tipico coreano, ma ne offre una versione nuova che si traduce in giochi di zip e impunture che delineano le asimmetrie, stratificazione dei capi mediante piegature che creano effetti ottici ricordando l’origami e trasformazione di cappotti, da quelli caldi e corposi a quelli lucidi e tecnici, in giacche.
I giubbotti in pelle si alternano a felpe in maglia stampate a caldo e jacquard rigati o a quadri black and white. È un’estetica che nei colori attinge al lavoro dell’artista Francis Bacon, per una collezione che si delinea in una palette minimalista di bianco, nero e rosso sangue e che racconta per immagini l’allegoria della Corea post bellica.
Mara Franzese