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Il Brasile considera la possibilità del libero commercio

Creato il 18 marzo 2013 da Conflittiestrategie

[Traduzione di Francesco D’Eugenio da: Brazil Considers the Prospect of Free Trade/Stratfor]

Riassunto

Gli interessi divergenti dei membri dominanti del Mercosur, Brasile e Argentina, stanno mettendo alla prova l’unità del blocco commerciale. Brasilia ha bisogno di una crescita economica sostenibile, ed è pertanto alla ricerca di altri mercati di consumo. Infatti, il governo si è recentemente pronunciato in favore di un’accelerazione nei negoziati per un accordo di libero scambio con l’Unione Europea. Ma il partner commerciale principale del Brasile nel Mercosur, l’Argentina, è molto freddo al riguardo, e ci si aspetta che Buenos Aires protragga i negoziati il più a lungo possibile. Si tratta di un’eventualità problematica per Brasilia, dato che qualunque accordo di libero scambio prevede l’approvazione unanime del Mercosur.

Analisi

Il Mercosur vanta uno stravagante sistema regolatorio ideato e gestito con l’obiettivo di proteggere gli interessi dei paesi membri. In pratica, il Mercosur è dominato da due paesi: Argentina e Brasile. Dal punto di vista strategico, il blocco permette a questi due pesi massimi dell’economia di tenersi vicendevolmente sotto controllo mediante continui, vigili negoziati. Ma i benefici dell’organizzazione — un mercato del lavoro comune e l’accesso privilegiato ai mercati per i paesi membri più piccoli — sono controbilanciati da forti restrizioni commerciali sui paesi membri.

Al momento, l’Argentina conta su varie restrizioni all’importazione e incentivi all’esportazione per conservare un surplus commerciale più grande possibile. Queste norme sull’importazione hanno interessato molti dei suoi partner commerciali e sono state particolarmente dannose per il Brasile. I costi in ascesa per l’importazione dell’energia e forti programmi di redistribuzione hanno messo sotto pressione le casse dello stato e la sua bilancia dei pagamenti. L’Argentina rimane isolata dai mercati internazionali del capitale, e l’accesso al commercio estero è di capitale importanza. Qualunque minaccia a questa politica, come un accordo commerciale che abbatta le barriere e introduca concorrenza indesiderata nel mercato interno dell’Argentina, sarebbe un anatema per Buenos Aires

Il Brasile si trova in una situazione completamente diversa. Il paese ha resistito alla crisi finanziaria in gran parte grazie alla domanda cinese di beni brasiliani, ed alla forte ascesa della domanda interna. Sebbene l’esportazione brasiliana costituisca solo il 12 per cento del suo prodotto interno lordo, la sua decisione di dare priorità ai beni primari mentre crollavano la domanda argentina e statunitense di prodotti finiti ha dimostrato la flessibilità e diversificazione dell’economia del Brasile. L’amministrazione del Presidente del Brasile Dilma Rousseff ha cercato di affrontare alcune delle sfide più pressanti per l’economia brasiliana.

Le compagnie brasiliane si trovano davanti un numero di problemi che abbattono i loro margini di profitto. Tra questi problemi, noti come “il costo brasiliano”, abbiamo corruzione, infrastrutture inadeguate e un’elevata tassazione. Nei due anni di amministrazione trascorsi, Rousseff ha affrontato diverse di queste sfide

Il Brasile si trova nondimeno ad affrontare un costo crescente della manodopera interna e una previsione di crescita modesta del 3,1 per cento nel 2013. Il boom dei consumi ha sostenuto e accresciuto l’economia domestica. Tuttavia, un accesso migliore ai mercati fuori dal Brasile creerebbe nuove opportunità di crescita per gli industriali e i datori di lavoro sulla scena.

Ma ci sarebbero anche delle sfide. Il Mercosur impone una tariffa comune alle importazioni, e le imprese brasiliane sono protette dalla concorrenza da una serie di barriere tariffarie e non, persino all’interno dello stesso Mercosur. Introdurre una dinamica di libero scambio incepperebbe questo sistema, verosimilmente determinando il fallimento delle attività e delle industrie inefficienti. A loro volta, questi fallimenti indispettirebbero le potenti associazioni dei lavoratori, una potenziale minaccia politica per qualunque governo. D’altra parte, un elemento di libero commercio aprirebbe delle opportunità per le compagnie più competitive e potrebbe migliorare l’ulteriore sviluppo del variegato settore imprenditoriale brasiliano.

Protezionismo protratto?

La possibilità di nuove opportunità è ciò che ha spinto il Brasile ad accelerare i negoziati con l’UE questo mese. Considerata globalmente, l’Unione Europea costituisce la principale destinazione delle esportazioni brasiliane. La maggior parte di queste è costituita da materiali grezzi, come minerali e prodotti agricoli; il Brasile esporta solo modeste quantità di prodotti finiti in Europa. La possibilità di un accordo di libero scambio permetterebbe al Brasile di inserirsi nell’enorme mercato di consumo dell’Europa, che nonostante la crisi finanziaria tuttora in corso importa dall’esterno attorno a 2400 miliardi di prodotti commerciali.

Il protezionismo e un cauto ma onnipresente intervento statale caratterizzano l’economia interna del Brasile ed è improbabile che spariscano completamente. Il Brasile potrebbe non essere pronto ad aprirsi al commercio per ancora qualche tempo, ed abbandonare il Mercosur comporta dei pericoli. Ma sta crescendo la pressione affinché il Brasile intraprenda una seria riforma strutturale, e una maggiore apertura al commercio con il mercato più grande del mondo, spingerà il governo brasiliano e le amministrazioni successive a rivedere la natura delle sue relazioni con il Mercosur e l’Argentina.


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