La Giustizia italiana ha condannato mercoledì scorso il governo brasiliano a pagare 15,7 milioni di euro (R$ 36,4 milioni) e ha bloccato i conti bancari del Ministero degli Esteri brasiliano, per coprire il deficit di un presunto debito applicato dal Valec – impresa pubblica brasiliana che si occupa dei trasporti e delle ferrovie – con cui l'azienda italiana ha sviluppato progetti per il treno ad alta velocità Rio-São Paulo.
La condanna, per una causa giudiziale che discute di un debito totale di 261,7 milioni di euro (R$ 607,8 milioni), è partita dal Tribunale di Arezzo, in Toscana, e impedisce l'uso delle risorse da parte dell'Ambasciata del Brasile a Roma e dei suoi consolati, e che impone restrizioni al pagamento del personale e delle spese.
Secondo gli atti, il Brasile non ha presentato nessuna difesa per la sentenza che ha imposto il debito nel mese di settembre dello scorso anno, che avrebbe potuto annullare questa decisione. Ma siccome non pagò l’importo entro 60 giorni dalla notifica, il giudice ha dovuto emettere il mandato di blocco e il sequestro delle risorse, che è sta avvenendo da gennaio di quest’anno.
Di fronte al problema delle ripercussioni diplomatiche, il Ministero degli Esteri brasiliano ha rifiutato di esercitare pressioni politiche sul governo italiano. Secondo quanto rivelato, a causa del caso Cesare Battisti, l'unica opzione, per il momento, era solo di fare qualcosa per risolvere il problema nell’ambito della giustizia.
Con sede a Terranuova Bracciolini, la Italplan Engineering (società italiana che ha realizzato il progetto dell’alta velocità brasiliana) afferma di aver ricevuto dalla Valec nel 2005, dopo il processo di selezione, il compito di redigere il progetto di base, lo studio di valutazione economica e finanziaria e ambiente di progettazione per il treno ad alta velocità. [Peccato che non sia mai stata pagata – nota personale]
fonte: Estadão.com
Già due anni fa, si leggeva questa notizia:
Per salvare Italplan Simoncini scrive alla Farnesina
Realizza progetti per l'alta velocità brasiliana ma non è stata mai pagata
11 agosto 2010
Per la società Italplan la Regione chiede l'intervento del ministro degli esteri. Italplan engineering environment & transports spa è un'impresa con sede a Terranova Bracciolini, in provincia di Arezzo, incaricata nel 2005 di progettare la ferrovia dell'alta velocità fra Rio de Janeiro e San Paolo del Brasile.
Un incarico prestigioso che, per la piccola società, significa la svolta. Cinque anni di duro lavoro per realizzare il progetto preliminare e poi per quello esecutivo.
Un investimento ingente, che ha consentito nel tempo di dare lavoro a oltre 40 persone, fra ingegneri, architetti, geologi, personale amministrativo. Ma oggi tutto questo è a rischio, perché il committente, la società concessionaria delle ferrovie brasiliane Valecsa, ha cambiato idea e non sta onorando i suoi impegni.
A portare il caso della Italplan all'attenzione del ministro degli esteri Franco Frattini è l'assessore alle attività produttive, lavoro e formazione Gianfranco Simoncini che, in una lettera, riassume la vicenda e chiede l'intervento del ministro presso il governo brasiliano.
«La Italplan spa - spiega l'assessore Simoncini – è una realtà piccola ma di eccellenza, che dà lavoro qualificato a oltre 40 persone, per la maggior parte giovani. Il mancato rientro dell'investimento legato alla commessa brasiliana, rischia di penalizzare una realtà innovativa e di valore che, non caso, è riuscita con le sue sole forze ad imporsi nella competizione internazionale. E' per salvaguardare questa realtà che abbiamo deciso di rivolgerci al ministro».
Nel ripercorrere le tappe della vicenda, Simoncini ricorda che «a consegna avvenuta, Italplan ha saputo che, per non meglio individuate scelte di ordine politico, il suo progetto non avrebbe più costituito il riferimento della gara di appalto».
Nonostante il decreto ingiuntivo dell'autorità giudiziaria italiana (che dovrebbe essere recepito dalle autorità brasiliane), la situazione non si è sbloccata.
«E' ovvio – scrive l'assessore – che le sorti di Italplan spa, che in questi anni si è fortemente indebitata nella prospettiva di rientrare, un giorno, nell'investimento effettuato, sono indissolubilmente legate alla favorevole risoluzione della controversia internazionale e il mancato pagamento del credito potrebbe mettere a rischio la stessa continuazione dell'attività produttiva».
Al ministro degli esteri l'assessore Simoncini chiede quindi di operare per far rispettare le norme internazionali «vigilando, in particolare, che la Corte suprema brasiliana si conformi alla disciplina che regola la materia».
Barbara Cremoncini
fonte: Regione Toscana