Da che leggo, ho sempre saputo che il romanzo batte, al di là di ogni genere o enormità di pagine, il racconto breve. Cioè, le antologie non se le caga nessuno… o quasi… Ora, anche se è da tempo che mi pongo certe domande, mi chiedo per quale motivo viga questa legge assurda e, scusatemi, anche un po’ incoerente.
Si dice che il tempo per leggere sia sempre meno, ma i libri più letti, almeno stando a classifiche e dati di vendita, sono proprio i romanzi, meglio se lunghi da far paura. I racconti, letture ideali se si ha poco tempo, non impegnative come un romanzo e che permettono di visitare numerosi mondi con pochissima fatica, vengono snobbati. Qualcuno mi sa dare una motivazione, che non suoni stupida, per questo? No, perché proprio non lo capisco. Io adoro i racconti, ho iniziato a scrivere proprio quelli e mi danno un gusto che un romanzo, seppur soddisfacente, non mi regala. Certo, una storia lunga e più articolata permette un'evoluzione dei personaggi e degli eventi molto più intensa e spalmata su un arco di tempo maggiore, ma necessita di un impegno notevole per essere letta con attenzione e se non viene affrontata nel modo giusto rischia di annoiare e perdere intensità. Al contrario, è innegabile quanto, alcuni racconti, sappiano invece creare pathos e atmosfere ineccepibili in spazi ristretti, con personaggi che nello scorrere di qualche decina di pagine riescono a surclassare, per coinvolgimento, lavori ben più lunghi e spaziosi. I racconti sono come quei vecchi episodi di Twilight Zone, proiettili rapidi, in grado di infliggere ferite davvero pesanti se letti con attenzione. Quindi non mi capacito di questa differenza.
Alcuni romanzi sono proprio così...
Ok, potrete dire che ci sono antologie che hanno venduto bene, ma andate a guardare il nome in copertina. King, Asimov, Barker, nomi che venderebbero anche la lista della spesa se solo trovassero chi gliela pubblica, è quindi naturale che non possano essere usati come metro di paragone. Nella mia vita ho letto decine di antologie, spesso horror ma senza disdegnare la fantascienza e, a volte, anche i gialli, trovandoci sempre qualcosa per avesse valso la pena perdere quell'ora necessaria per arrivare in fondo a quello o all'altro racconto. Oltretutto, almeno sempre secondo il sottoscritto, reputo più difficile scrivere un racconto breve piuttosto che un romanzo. Nel romanzo c'è più spazio di manovra, si può giocare sulle tempistiche e sul susseguirsi degli eventi per rendere il tutto scorrevole. Cosa che nel racconto non è possibile. Ideare un racconto è una fatica immensa, che coinvolge vari aspetti della scrittura, fra tutti lo stile, importantissimo per la buona riuscita dell'opera finale. È questo non è l'unico dato importante che sta dietro la stesura di un racconto. Lo scrittore che si cimenta in questa pratica sa che non sarà certo facile e accetta le difficoltà con energia, con vigore, sempre nell'ottica di produrre qualcosa che colpisca, che rimanga e generi attenzione. E questo viene puntualmente evitato, o relegato all'angolo più lontano dello scaffale. Vi sfido: andate in libreria, fatevi un giro fra gli scaffali e poi guardate bene quante antologie riuscite a vedere, a parte i classiconi tipo Doyle, Lovecraft o Poe. Vedrete che sono davvero pochi, miseramente pochi! Cosa che non accadeva fino a venti o trenta anni fa, epoca in cui il racconto breve e le riviste contenitore impazzavano un po’ ovunque. Questa politica sembra stia tornando di moda, grazie al web e alla possibilità di autopubblicare un ebook, ma anche questo non mi sembra ancora abbastanza per poter credere in una vera rivolta del racconto breve. Mi sento sfiduciato e ho il terrore che, piano piano, i racconti possano sparire in favore di tomi enormi e troppo impegnativi. E voi, come affrontate i racconti? Li leggete o preferite un bel romanzo, magari di mille e più pagine?