Tra i due litiganti, R e G, il terzo gode, Silvio B. Nel video streaming che tutti abbiamo scrutinato da bravi ficcanaso, emerge in primo luogo il dato, pacifico e bypartisan, di quanto abbiamo toccato il fondo: sia chi osservava ( noi voyeurs di rituali segreti e accordicchi di potere) sia chi recitava (due piccoli commedianti in cerca di gloria elettorale).
“Ma insomma, chi ha vinto?” Si chiede infine il commentatore, immerso totalmente nel reality. La risposta è di quelle facili facili: Silvio Berlusconi. Il quale, grande assente dal palcoscenico, non fa che inanellare (a sua insaputa) successi funzionali alla vittoria finale. Se la sta costruendo meravigliosamente. Meglio, gliela stanno ricamando addosso. A lui è sufficiente star buono, darsi arie da responsabile, qualche audace comizio, qualche stilettata d’autore, e tanto tanto amarcord.
E in effetti, questa liturgia della chiacchiera e del bisticcio permanente gli ha sempre giovato alla grande. Gli altri parlano di tutto senza combinare un bel niente; lui tace, medita, e solo ogni tanto la spara grossa. Lo avete notato, questi giorni? È così silenzioso, pacato, rilassante. Proprio come la nostalgia, che tanto abilmente riesce tuttora a infondere nei vulnerabili cuori italiani. “Ricordi?”, sembra dire: “i governi eletti dal popolo, le tasse basse sulla casa, gli interventi salvifici in situazioni d’emergenza…”
L’Italia è il paese dei romantici, il paese degli organini. Il paese che dimentica in fretta gli sbagli, ma è pronto a rimpiangerli ancora. Non è difficile, quindi, che possa cadere nuovamente in simili tranelli, in particolare se poco incentivato dalla fauna circostante. E nemmeno sarebbe così straordinario: basti ricordare le elezioni di sei anni fa, dopo appena due anni di inutili baruffe e sterili e perniciose polemiche.
A Renzi va dunque il seguente avvertimento. Sta ‘ più attento, dacci dentro e ricordati: Il Caimano non dorme mai.
Michele Spina