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Il calcio ai tempi della crisi economica – Una riflessione sui nuovi Fantozzi (by Bruce Wayne)

Creato il 09 maggio 2013 da Simo785

Il calcio ai tempi della crisi economica – Una riflessione sui nuovi Fantozzi (by Bruce Wayne)

Il ragionier Ugo Fantozzi non poteva non attendere il famoso – o, per dirla come l’avrebbe detta lui, il famigerato – “mercoledì di Coppa”. Rappresentare i vizi e i tic dell’italiano medio, infatti, è operazione che non può prescindere dai riti calcistici che cadenzano l’organizzazione della sua settimana, e Paolo Villaggio – da profondo conoscitore dei costumi nazionali – ha saputo coglierli con estrema lucidità.

Il punto, però, è che se nascesse un nuovo Villaggio – o se lui stesso decidesse di rimettere mano al suo Fantozzi per raccontare l’Italia di oggi – di certo si troverebbe di fronte un paesaggio molto diverso da quello di quarant’anni fa. Perché oggi il calcio non è tanto la via di fuga che l’impiegato piccolo-borghese si costruisce per non rimanere vittima dello stress lavorativo o della monotonia della vita familiare, ma tende sempre più spesso a diventare un diversivo per mettere tra parentesi la noia e lo spaesamento o, peggio, per sfogare le proprie frustrazioni. Ed in effetti non potrebbe che essere così, visto che la crisi economica ci ha lasciati senza lavoro e, di conseguenza, non abbiamo avuto modo di costruirci una famiglia.

Un Fantozzi del nostro tempo, dunque, non potrebbe vivere il calcio come un angolo dedicato al sogno e all’evasione da quello che un celebre spot pubblicitario, in passato, ha definito “il logorio della vita moderna”. Il suo rapporto con i ventidue che, sul rettangolo verde, cercano di mettere la palla nella rete avversaria sarà, piuttosto, caratterizzato dal tentativo di animare giornate rese vuote dall’assenza di prospettive. O di scaricare una rabbia latente che, nelle ultime settimane, pare correre il rischio di trasformarsi in violenza politica.

Ma quest’ultimo, probabilmente, non sarebbe Fantozzi. Gli “atti di teppismo domestico”, il ragioniere più famoso d’Italia, se li è concessi in un’occasione soltanto, e quando ha cercato di fare il rivoluzionario si è fatto agevolmente turlupinare dalle chiacchiere del Mega-Direttore-Galattico. Perché Fantozzi, dell’italiano medio, incarna gli atavici vizi ma anche qualche profonda virtù. E tra queste ultime rientra senza dubbio la propensione a rifiutare la violenza.


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