di Federica Castellana
Le due sponde settentrionali dell’Oceano Atlantico intrattengono un insieme articolato di rapporti politici, economici e culturali: quelli tra i singoli Paesi e quelli all’interno di istituzioni sovranazionali come la NATO, il Commonwealth e la Francophonie. Anche le organizzazioni regionali (Unione Europea, NAFTA, EFTA) vi partecipano, interagendo sia tra di loro che con altri Stati, sebbene con minore intensità. Ad esempio, le relazioni tra il Canada e l’Unione Europea – poco note in realtà – potrebbero diventare un’importante partnership strategica, pertanto al momento si sta cercando di rinforzarle per sfruttarne al meglio le potenzialità.
La politica estera canadese, infatti, tende a privilegiare soprattutto il potente vicino statunitense, principale partner commerciale nonostante i contrasti sullo sfruttamento delle risorse energetiche in territorio artico e sull’inquinamento industriale lungo il confine. Ottawa si è anche impegnata con Washington nella guerra al terrorismo contribuendo in ambito militare e di sicurezza interna, ma non ha sostenuto né l’embargo cubano né l’intervento in Iraq. Con l’istituzione del NAFTA (North Atlantic Free Trade Agreement) nel 1994, il Canada ha poi trovato un nuovo interlocutore nel Messico: l’area di libero scambio creata tra Stati Uniti, Canada e Messico ha portato ad un forte incremento dei flussi di beni, servizi e investimenti, nonché all’aumento della produzione e della produttività. Tuttavia, il NAFTA non ha avuto solo effetti positivi se si considerano le problematiche sorte in merito allo spostamento dell’occupazione, all’impatto ambientale e alla persistenza di alcune barriere dirette e indirette.
In questa agenda di priorità si inseriscono quindi le relazioni del Canada con il Vecchio Continente, basate su storici legami coloniali e migratori e intensificatesi in particolare nel XX secolo, quando ai rapporti tradizionali e preminenti con il Regno Unito e la Francia si sono aggiunti quelli con gli altri Paesi europei, favoriti anche dalle alleanze durante i conflitti mondiali, dall’adesione all’ONU e alla NATO e dal boom economico del secondo dopoguerra. In seguito il Governo canadese ha cominciato a dialogare direttamente con le istituzioni europee: la Comunità Economica Europea prima e l’Unione Europea dopo.
Cooperazione politica
Sul piano strettamente diplomatico, i primi contatti tra il Canada e l’allora CEE sono cominciati già dagli anni Sessanta e nel tempo si sono evoluti fino all’istituzione della Delegazione della Commissione Europea in Canada (ad Ottawa) e della Missione del Canada presso l’Unione Europea (a Bruxelles). Tra l’altro i rappresentanti europei e canadesi si incontrano regolarmente durante summit annuali che coprono una vasta gamma di tematiche globali su cui dialogare e cooperare: dalla giustizia alla sicurezza, dalle migrazioni all’ambiente, dall’energia ai trasporti, passando per l’istruzione, la formazione professionale e la ricerca scientifica e tecnologica.
Accordi economici
Il riconoscimento formale delle relazioni economiche tra il Canada e la CEE si è avuto nel 1976 con la firma del “Framework Agreement on Economic Cooperation”, primo trattato stipulato dalla CEE con un Paese terzo industrializzato e tuttora in vigore. L’impegno ad approfondire al massimo gli scambi commerciali e la cooperazione economica si è tradotto effettivamente nella conclusione di diversi accordi in settori quali la pesca, l’aviazione civile, l’amministrazione delle dogane, la veterinaria, l’energia nucleare, la produzione di vini e bevande alcoliche.
La comune propensione per il libero scambio ha portato poi il Canada e l’UE – soprattutto negli ultimi anni – a considerare lo step successivo, ovvero il passaggio dalla blanda cooperazione economica alla creazione di una vera e propria area di libero scambio. Le prime spinte in questo senso sono arrivate all’inizio degli anni Duemila dal CERT (Canada-Europe Roundtable for Business), conferenza che riunisce figure istituzionali ed amministratori delegati europei e canadesi, supportate nel 2008 da uno studio congiunto della Commissione Europea e del governo del Canada che ha stimato i potenziali benefici di una partnership economica più stretta: tra questi, un guadagno di circa 11 miliardi di euro per l’UE e 8 miliardi di euro per il Canada nei primi sette anni, insieme ad un aumento delle esportazioni del 24% per l’UE e del 20% per il Canada. Nel 2009 sono quindi cominciate ufficialmente le trattative bilaterali per uno storico e ambizioso “Comprehensive Economic and Trade Agreement”(CETA), che nelle intenzioni dei due partner dovrà consistere in un “accordo avanzato sulle questioni-chiave rilevanti nell’attuale contesto dei commerci e degli investimenti”. In sostanza, le proposte su cui stanno vertendo i negoziati (l’ultima sessione si è da poco tenuta a Bruxelles e la chiusura del documento è prevista entro la fine dell’anno) comprendono: l’accesso facilitato ai rispettivi mercati di beni e servizi e agli appalti pubblici; un quadro agevolato per gli Investimenti Diretti Esteri; la promozione della concorrenza e della mobilità professionale, nonché di uno sviluppo che sia sostenibile in termini ambientali, sociali e occupazionali. Stanno però suscitando diverse perplessità alcune disposizioni sulla tutela della proprietà intellettuale e del copyright digitale che richiamerebbero il controverso accordo ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement), contestato dalla società civile mondiale e la cui ratifica è stata respinta di recente dal Parlamento Europeo.
Gli ultimi dati sembrano comunque confermare la solidità dei rapporti economici tra Canada e UE. Nel 2011 l’UE è stata il secondo partner commerciale del Canada (con il 10% dell’intero commercio estero canadese) dopo gli Stati Uniti (62%) e prima della Cina (7,4%) e del Messico (3,5%). Il Canada invece si è piazzato al dodicesimo posto nella classifica dei maggiori partner commerciali dell’UE con un volume di scambi di circa 52 miliardi di euro. I settori merceologici oggetto dell’import/export sono principalmente generi alimentari e componentistica (dal Canada) e macchinari e chimica (dall’UE). Altre quote rilevanti nei flussi economici sono i servizi, soprattutto finanziari e assicurativi (9 miliardi di euro dal Canada e 13 miliardi di euro dall’UE, dati 2010) e gli Investimenti Diretti Esteri (143 miliardi di euro dal Canada e 197 dall’UE, dati 2010) [1]. Numeri che sicuramente giocano un ruolo importante all’interno del dibattito sul CETA.
Il Canada ai tempi della crisi
Tra le migliori performance economiche recenti e Paese notoriamente stabile ed efficiente, il Canada è riuscito a far fronte alla tempesta globale della crisi e della recessione meglio dei colleghi americani ed europei: merito soprattutto di un sistema bancario solido, regolato e tutto sommato isolato e di una cultura finanziaria più conservatrice e razionale rispetto, ad esempio, agli Stati Uniti. Dopo i tassi negativi del 2008 e 2009, l’economia canadese è tornata a crescere già dal 2010 (+3,2%) e per tutto il 2011 (+2,3%) e 2012 (+1,7%), con stime positive del 2,2% per il 2013; nel 2011 inoltre è aumentata l’occupazione (+1,2% rispetto all’anno precedente) oltre alle importazioni (+10,4%) e alle esportazioni (+12,1%) [2].
Negli ultimi mesi però a questi segnali di ripresa si sta contrapponendo un sensibile calo nei consumi privati, nella spesa pubblica e negli investimenti aziendali: una preoccupazione in più per il governo canadese guidato dal Primo Ministro conservatore Stephen Harper, già alle prese con problematiche interne come l’immigrazione e l’integrazione, le storiche aspirazioni indipendentiste del Quebec e la gestione di inusuali agitazioni popolari.
* Federica Castellana è Dottoressa in in Scienze Politiche, Relazioni Internazionali e Studi Europei (Università di Bari)
[1] EU Bilateral trade and trade with the world, Canada – 2011
[2] ICE, Scheda Paese Canada, 2012