Flaherty ha osservato che nonostante la grande preoccupazione per la recente crisi economica, «la necessità di affrontare le sfide attuali non deve impedirci di affrontare le questioni chiave che riguardano la nostra prosperità futura». Tra queste questioni c’è l’aumento dei costi sanitari dovuti all’invecchiamento della popolazione, aggravato dalla diminuzione dei contributi di chi è in età lavorativa. Più che i neomaltusiani, Flaherty sembra finalmente dare ragione agli innumerevoli economisti (come Gotti Tedeschi, cfr. Ultimissima 11/7/11) e studi scientifici sull’argomento (cfr. “L’aborto e la menzogna della bomba demografica“), che confutano la leggenda della “bomba demografica” e avvertono le terribili conseguenze del basso tasso di natalità oggi presente in gran parte del mondo occidentale.
La preoccupazione di Flaherty è sostenuta dalla relazione intitolata “Cambiamenti demografici in Canada: l’impatto dell’invecchiamento della popolazione”, presentato ai ministri lo scorso novembre dal “Privy Council Clerk Wouters Wayne”. Esso conferma che l’impatto demografico della popolazione, la bassa natalità, e il declino del numero di contribuenti, comincia ora a farsi sentire seriamente. In Canada gli anziani sono più numerosi dei bambini, e il rapporto propone incentivi per aumentare i tassi di fertilità e maggiore immigrazione.
Abbiamo come l’impressione che il governo e i demografi canadesi non abbiano sentito l’esigenza di consultare prima né Marco Pannella né gli editoriali del nostro politologo Sartori…