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Il candidato della porta accanto

Creato il 20 gennaio 2011 da Albino

Stamattina mi e’ tornata in mente un’elezione comunale nel mio vecchio paese (15000 abitanti, il nome lo trovate scritto dietro le etichette dell’acqua San Benedetto) in Italia. Dev’essere stato il 1998 o giu’ di li’, io ero un giovane studente universitario. In quegli anni la mia vita si dinapava tra studio di materie assurdemente complicate, lezioni seguite nella facolta’ dei nerd non per obbligo ma perche’ se non vai col cazzo che capisci e col cazzo che passi l’esame, uscite con la compagnia storica del mio paese, con cui non si faceva mai niente perche’ nessuno aveva una lira da spendere, ma ci si divertiva lo stesso a stare insieme. Un classico. In piu’ avevo il cuore ultra-spezzato in maniera cronica per una tipa che mi aveva mollato alcuni anni prima e che si era messa con un altro che tra parentesi ora e’ suo marito, uscivo raramente con qualche tipa ma tanto non mi innamoravo mai perche’ pensavo all’ex, ero tristissimo & sconsolato, e le mie uniche valvole di sfogo nella vita erano leggere manga, sognare ad occhi aperti e ululare di dolore alla luna piena.
Insomma, un bel periodo di merda (ma chi non ce l’ha).

Piu’ o meno a quell’epoca capita che un giorno mi chiami il padre di un mio amico, e mi chieda un favore: alcuni suoi conoscenti hanno fatto una lista civica per le elezioni comunali, e hanno pensato a me visto che gli manca una persona per fare il numero legale dei consiglieri in lista (o una cosa del genere, non ricordo bene). In pratica mi chiede solo di fare il tappabuchi, mettere una firma, io gli dico vabbe’, mi invita a un incontro e via.
Alla fine decido di andarci e mi ritrovo in questa taverna di questa casa dove conosco i vari consiglieri della mia lista. Gente di paese capitata li’ piu’ o meno per caso o per chiamata diretta, molti giovani, nessuno impegnato in politica, tutta gente che parla del piu’ e del meno come se fosse un dopocena tra amici. Caffettino, grappetta sul tavolo, le solite cose. Si parla dei fantomatici problemi del comune, si parla male degli altri candidati, si chiacchiera di tutto e di piu’. Alla riunione partecipa anche il figlio del padre del mio amico, che poi sarebbe il mio amico, che poi sarebbe uno della mia compagnia storica che e’ stato reclutato a sua volta. Ad un certo punto, finalmente, si presenta il candidato sindaco.

Ecco, il candidato sindaco: come descriverlo. Prendete un venditore porta a porta, un rappresentante. Cravatta a nodo grosso, vistosa, rosso fuoco su camicia rosa su vestito tinta panna su scarpe da Tony Manero, una cosa del genere, abbinamenti sgargianti tipo… Cetto Laqualunque? Una cosa cosi’. Il tipo dice che il sindaco in carica ha fatto mille cazzate, ride e scherza in dialetto, tira qualche bestemmia per infiammare la platea veneta, fa vedere che e’ uno di noi, e infatti nessuno si preoccupa piu’ di tanto quando si scopre che non vive neanche nel nostro comune.
Per quel che ricordo il tipo ci incita con parole forti, disprezzo per la situazione attuale, shame on the others, un discorso da candidato alle presidenziali americane: questo comune e’ una mafia, dobbiamo sovvertire i vari gruppi di potere (chiesa, industria locale, scout, mafie comunali varie), puntiamo a prendere… dal 4 al 10%.

Quattropercento. Questa era la soglia per far eleggere lui a consigliere, poi tutto il resto era bonus per noi, piu’ si andava su e piu’ persone nel nostro gruppo sarebbero state elette, con una tecnica meritocratica che prevedeva l’assegnazione degli eventuali posti disponibili a chi prendeva piu’ preferenze personali. L’obiettivo ottimale era piazzare 3-4 consiglieri, vendersi alla coalizione di maggioranza in cambio di un assessore, o anche due nel caso fossimo stati determinanti. Strategie sopraffini degne del miglior Mastella.

Morale della favola: ho passato le settimane seguenti a fare volantinaggio in bicicletta in giro per il comune, ho speso tempo ed energie in un progetto in cui nemmeno credevo, per un partito che non era il mio, e ben sapendo che io non sarei mai stato eletto. Chi avrebbe mai votato per un ragazzino che si faceva sempre i cazzi suoi, non conosceva quasi nessuno, e soprattutto in un comune in cui la gente per tradizione vota sempre e solo in due modi: ulivo quelli che frequentano la chiesa e gli scout, e lega tutti gli altri?
Ci ripensavo questa mattina, a distanza di anni: non ho preso una lira per tutto quel lavoro. Il tipo era un evidente ciarlatano, ricordo che ne ridevamo anche in campagna elettorale di questa cosa. Era uno capitato li’ per caso, in cerca di un posto da consigliere comunale per iniziale un’improbabile scalata politica. Un piazzista senza idee, senza bandiera. E noi quattro pollastri a fare tutto il lavoro senza beccare un soldo, solo la prospettiva vaporosa di ricevere qualcosa di non ben definito in cambio di una sua elezione.

Finisce il flashback, e io mi ritrovo dopo piu’ di dieci anni catapultato in un bus di Tokyo, questa volta in giacca e cravatta ci sono io. Il tempo degli esami e’ finito, i nerd della facolta’ li ho persi di vista, i manga non li leggo piu’, ora la giappina la preferisco a tre dimensioni. Il mio vecchio comune lo rivedo una volta l’anno, il mio vecchio amore e’ long gone, sposata con figli. Quante cose sono cambiate.
Sicuramente ho collegato il ricordo di quel ciarlatatano con i recenti fatti accaduti a Berlu, e con il film di Albanese.
Ho pensato che esiste gente al mondo in grado di esercitare una forza di attrazione nei confronti degli altri a prescindere da quello che dice. Persone che sanno toccare a convenienza le corde della paura, del desiderio, dei sogni.
Ho pensato che io non riuscirei mai a convincere delle persone a fare volantinaggio aggratis per la mia causa, qualunque essa fosse. E’ lo sguardo, e’ il tono della voce, il modo di muovermi, ma anche e soprattutto il fatto che se provassi a farlo, saprei in cuor mio che mi sto approfittando del mio prossimo, e non riuscirei ad essere convincente.
Ho pensato che forse questo e’ il segreto del piazzista, del venditore, dell’imprenditore di successo, del politico: la capacita’ di non provare rimorso nell’approfittarsi degli altri. La capacita’ di incularti mantenendo un sorriso d’angelo in faccia. Forse e’ vero che per fare i soldi bisogna avere l’anima sporca.

Ah, in caso ve lo steste chiedendo: alla fine la nostra lista prese meno del 2%, io ebbi 9 voti personali (i miei parenti, e neanche tutti), staccato a breve distanza dal mio amico che ne prese 10 (aveva piu’ parenti di me in comune). Ma cosa piu’ importante, il candidato-piazzista se la prese ‘n tu culu, e da quel che so non si e’ piu’ rivisto in zona.

Il candidato della porta accanto



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