21 FEBBRAIO – Anche in un momento molto delicato e intenso, come il Conclave per l’elezione del nuovo pontefice, lo scandalo della pedofilia di alcuni sacerdoti non lascia tregue al Vaticano, intaccando persino la rispettabilità di un’istituzione quale il Conclave. La disputa nasce intorno alla presenza al Conclave di marzo del Cardinal Mahony, ex Arcivescovo Emerito di Los Angeles, il quale coprì negli anni passati i preti pedofili. Il cardinale è stato sollevato da tutti gli incarichi dal suo successore alla diocesi, Monsignor Josè Gomez, perché riconosciuto colpevole di aver coperto 129 casi di pedofilia fra i sacerdoti. Il cardinale dovrà deporre in tribunale su uno di questi casi, proprio poco prima di partire per Roma. L’arcivescovo emerito di Los Angeles è accusato di aver insabbiato 129 casi di abusi su minori. L’inchiesta su circa 500 casi di abusi negli anni Ottanta ha portato la più grande diocesi americana a pagare 660 milioni di dollari di risarcimento alle vittime. Nelle 1200 pagine pubblicate dalla diocesi, appaiono i nomi di circa 120 preti coinvolti in questi abusi.
La questione è giunta sino in Italia, quando Famiglia Cristiana ha lanciato un sondaggio online chiedendo l’opinione agli utenti sulla correttezza o meno della presenza del cardinale al Conclave. Molto forte è stata la posizione del gruppo americano Chatolics United, che ha lanciato una petizione nazionale, chiedendo all’arcivescovo di rinunciare a partecipare al Conclave: secondo questo gruppo, il più grande paradosso è che un prete accusato di un simile reato e sollevato dai suoi incarichi possa partecipare all’elezione del prossimo pontefice. Questa posizione molto forte è tuttavia inconsistente, se si considera che solamente il Papa può, con un atto ufficiale, sollevare un cardinale dalla lista dei cardinali elettori del prossimo Papa.
La posizione è tuttavia estreamente difficile. Prima di tutto, la Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, che regola la sede vacante dopo la rinuncia di Benedetto XVI e fino all’elezione del successore, all’articolo 35, stabilisce che “nessun cardinale elettore potrà essere escluso dall’elezione sia attiva che passiva per nessun motivo o pretesto”. Il Papa avrebbe forse potuto togliergli la porpora, ma l’ultima volta è accaduto il 13 settembre 1927 (Louis Billot, sostenitore della Action française protofascista e antisemita, uscì senza insegne dallo studio di Pio XI) e del resto non c’è tempo per ‘processi’ interni. L’unica è che lui stesso (art. 40) rinunci. Il Cardinal Mahony ha settantasette anni, ed è quindi in pensione, ma parteciperà al Conclave come Cardinale Elettore, essendo sotto gli ottanta, soglia massima per la partecipazione all’elezione del nuovo pontefice.
In questo clima, a ricevere molte critiche è anche Benedetto XVI, il quale fu colui che maggiormente si attivò per poter sollevare i problemi presenti nella Chiesa, mai affrontati prima, cui aveva accennato anche prima della morte di Giovanni Paolo II. Alcuni suppongono, infatti, che Joseph Ratzinger sceglierà di abitare in Vaticano anche dopo l’abdicazione per paura di perdere l’immunità diplomatica. Il Cardinal Mahony ha detto che, quando cominciarono ad emergere i casi di pedofilia che oggi sono affrontati, nessuno aveva detto alla diocesi da lui gestita che le procedure erano inadeguate. Il Los Angeles Times scrive invece che negli anni Ottanta il cardinale tentò più volte di sollevare i preti accusati dai loro incarici, ma non vi riuscì perché fermato dalla burocrazia di Roma.
Lo scandalo della pedofilia è quindi ancora molto attuale e sentito. E ogni cattolico, e non, attende di sapere se il prelato vorrà o meno partecipare.
Enrico Cipriani