La notizia dell’esenzione Imu per i beni del mondo ecclesiastico ha creato molti malumori nella società ma un po’ meno nella politica. Il governo ha smentito il dietro front dichiarando che la disposizione è «in linea con gli orientamenti più volte espressi dal governo e con le richieste dell’Unione europea».
A questo punto resta il dubbio su quale sia l’orientamento del governo visto che a febbraio si prevedeva l’esenzione Imu sui beni con finalità «non esclusivamente commerciali» di Chiesa ed enti non profit e limitando l’esenzione alle sole parti non commerciali.
Da Avvenire non è tardata la risposta del direttore Marco Tarquinio secondo cui i beni ecclesiastici «le tasse le pagano già».
In ogni caso la Santa Sede ritorna ad essere al centro di attenzione (di cui forse avrebbe fatto a meno) a causa di un’eredità che potrebbe portare addirittura al fallimento dell’ordine religioso dei Salesiani.
La vicenda – ricostruita dal Corriere della Sera – nasce nel 1998 quando Alessandro Gerini dona il suo immenso patrimonio alla Fondazione Gerini, un ente ecclesiastico riconosciuto da Paolo VI e posto sotto il controllo della Congregazione Salesiana.
I nipoti impugnano il testamento dando inizio ad un contenzioso con la fondazione che si trascina sino al 2007. Quest’ultima accorda un risarcimento di cinque milioni di euro ai nipoti di Alessandro Gerini ed 11 milioni e mezzo al faccendiere Carlo Moisé Silvera che ha fatto da intermediario. Viene stabilito però che la percentuale per Silvera sarà aumentata quando verrà fatta una stima dell’intero patrimonio. La valutazione viene fatta e l’intera eredità viene stimata in 568 milioni di euro quindi la percentuale per il faccendiere sale a 99 milioni di euro.
La fondazione decide di non pagare ed il tribunale di Milano sequestra immobili e mobili per un valore di 130 milioni di euro: un importo comprensivo degli interessi che potrebbe portare anche al fallimento dell’ordine religioso.
A questo punto entra in ballo il segretario di Stato Tarcisio Bertone che due mesi fa – secondo il Corriere della Sera - scriverebbe una lettera da consegnare ai giudici: «Ho dato il consenso alla soluzione negoziale, ma ho scoperto soltanto dopo che il valore del patrimonio era stato gonfiato a dismisura per aumentare la somma destinata a Silvera, depauperando e umiliando l’attività benefica della Congregazione».
Non è la prima volta che il Vaticano o congregazioni religiose sono nell’occhio del ciclone a causa di questioni legali/economiche.
In Lombardia Comunione e Liberazione è coinvolta negli scandali che hanno portato quattordici consiglieri regionali sotto inchiesta o all’arresto per reati di corruzione, finanziamento illecito ai partiti, frode, appropriazione indebita e bancarotta fraudolenta.
Lo stesso movimento religioso sarebbe legato anche al crac (1,5 miliardi di debiti) dell’ospedale San Raffaele del defunto Don Verzé a causa di presunti finanziamenti della struttura lombarda al movimento fondato da Don Giussani.
La banca vaticana dello Ior (Istituto per le opere di religione) è stata più volte coinvolta in scandali come l’affare Sindona ed il crac del Banco Ambrosiano. Recentemente lo scontro sulle norme antiriciclaggio avrebbero portato alla sfiducia di Ettore Gotti Tedeschi, presidente della banca dal 23 settembre 2009 al 24 maggio 2012.
Al centro delle inchieste giudiziarie sono anche le vicende degli ospedali Idi (Istituto dermopatico dell’Immacolata) di Roma e e dell’ospedale San Carlo di Nancy gestiti dalla Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione: un crac di oltre 600 milioni di euro in cui ci sarebbe anche l’ombra della ‘ndrangheta.
Anche l’arresto del maggiordomo del papa Paolo Gabriele ha portato alla luce un piccolo scandalo. Come si legge nella requisitoria del promotore di giustizia Nicola Piccardi, negli appartamenti di Gabriele è stato trovato un assegno bancario di 100mila euro intestato a Santidad Papa Benedicto XVI, datato 26 marzo 2012, proveniente dall’Universitad Catolica San Antonio di Guadalupe: nessuno si era accorto che mancava un assegno di una somma tanto ingente?
Alla luce di questi scandali anche di natura finanziaria e nel momento in cui anche il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone ammette – come scrive il Corriere della Sera – di essere stato truffato è ancora possibile dare fiducia al mondo cattolico nella gestione di ingenti somme come quelle provenienti dall’otto per mille che provengono da tutti i contribuenti italiani?
Nel momento in cui anche negli ambienti più ristretti del pontefice è possibile trafugare un assegno di 100mila euro, c’è da avere fiducia quando fonti cattoliche affermano che la Chiesa già paga l’Imu?