Il soprannome “The Boss”, il capo, la dice lunga sull'influenza nel mondo della musica di Bruce Springsteen. Un musicista che parla del suo Paese, presentandone anche gli aspetti più negativi, cantando il senso di precarietà e insicurezza, in splendidi pezzi come The River o Atlantic City. Nel 2000, esce un suo singolo intitolato American Skin, ispirato all'omicidio, da parte di quattro poliziotti, dello studente africano Amadou Diallo, residente a New York per motivi di studio.
Diallo fu ucciso da quarantuno colpi di pistola. Gli agenti erano sulle tracce di un criminale e, credendo di averlo riconosciuto in Diallo, aprirono il fuoco nel momento in cui il ragazzo mise le mani in tasca (molto probabilmente per prendere un documento d'identità). Il caso suscitò enorme scalpore e la polizia fu accusata di razzismo, oltre che di uso improprio delle armi. In occasione di una serie di concerti al Madison Square Garden di New York, a Springsteen fu intimato di non cantare American Skin, mentre i poliziotti vennero invitati dal loro sindacato a boicottare l'evento.
Quest'ultimo fatto ha recentemente ispirato la bella graphic novel del duo Marco Peroni e Riccardo Cecchetti, già autori di un libro su Gigi Meroni e uno su Adriano Olivetti. 41 colpi, omaggio illustrato alla poetica di Bruce Springsteen (in libreria dal 16 maggio, edizioni BeccoGiallo) richiama i temi trattati dal Boss, sviluppati nelle sue canzoni e diffusi tramite la sua voce potente. Esprimere il disagio sociale, i soprusi e le ingiustizie con una canzone: in questo caso, amplificare a dismisura tale messaggio grazie a un libro, con Peroni e Cecchetti che rilanciano una questione di grande attualità (dove finisce la difesa del cittadino e inizia la violenza incontrollata?), suggerita nella graphic novel indirettamente da Springsteen, non con «il suo corpo, né il suo successo, né tanto meno la sua vita», ma solo con la sua poetica.
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