Quello che però sconcerta il grande pubblico è come il caso Ilva di Taranto sia scoppiato dopo anni che i problemi dell'acciaieria erano ben noti e sia arrivato a contrapporre il sacrosanto diritto alla salute della popolazione con l'altrettanto sacrosanto desiderio dei dipendenti di conservare il loro posto di lavoro. Sono le istituzioni pubbliche che devono intervenire, quando un'azienda di quelle dimensioni, che da lavoro a migliaia di dipendenti, dimostra di non avere una sufficiente responsabilità sociale, mettendo a rischio la salute di dipendenti e della popolazione circostante. Dove sono stati sino ad ieri gli assessorati alla sanità della provincia, della regione, gli organismi di controllo del Ministero della Sanità ed i sindacati? C'è voluto un provvedimento di sequestro dell'impianto, firmato dal gip Patrizia Todisco, per far esplodere il caso dell'Ilva di Taranto; quello che inoltre pochi sanno è che l'eventuale chiusura definitiva degli impianti, oltre a provocare la perdita di migliaia posti di lavoro, richiederebbe una spesa forse di 200 milioni di euro e potrebbe provocare l'esplosione degli altiforni con danni alla salute maggiori di quelli odierni.
Autore : Pier Paolo Sposato
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