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Il caso Kazakistan e il grande affare del gas: Italia terra di occupazione

Creato il 25 luglio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Povera Italia, ridotta a provincia del Kazakistan! Le autorità di polizia italiane, con grande solerzia e senza rispettare la legge, consegnano nelle mani del presidente-dittatore kazako Nazarbaev la moglie e la figIia del dissidente Ablyazov .La credibilità del nostro Paese va sotto zero. Alti funzionari di polizia sono costretti a dimettersi. La maggioranza delle larghe intese PD-PDL, pur di salvare il governo, assolve il Ministro dell’ Interno Angelino Alfano. Il tutto sarebbe avvenuto “a sua insaputa”.
Ma perché l’Italia sarebbe stata così disponibile nell’accogliere la richiesta del governo Kazako? Secondo la stampa internazionale perché il nostro Paese ha importanti affari con il Kazakistan, in particolare nel campo del petrolio, del gas e della vendita di armi. Ha scritto il Financial Times : “si sospetta che lo abbia fatto per gli interessi commerciali in un paese ricco di risorse come il Kazakistan, corteggiato da Silvio Berlusconi quando era presidente del consiglio e da altri leader mondiali”. L’Italia, attraverso l’ENI, ha notevoli investimenti in Kazakistan. Ma vi sono anche altre società che fanno affari nel settore degli idrocarburi e nella costruzione e manutenzione di oleodotti e gasdotti. L’Huffington Post ne ha pubblicato l’elenco e tra queste imprese sono citate : Agip, Saipem, Bonatti spa, Igs, Kcoi, Rossetti Kazakhstan, Kios Cjsc, Sicim spa, Ersai Caspian Contractor e Jsc Jv Byelkamit. Nel campo del cemento e delle costruzioni hanno un ruolo di primo piano la Italcementi e il Gruppo Todini.
Ma è proprio nel settore del gas che Berlusconi e Putin avrebbero interessi diretti. Secondo una inchiesta di Repubblica del 10 dicembre 2010, dal titolo “la spartizione del bottino”, “un membro del board di Gazprom (il colosso energetico russo, ndr) e un suo assistente hanno confermato a un interlocutore che Repubblica ritiene attendibile che, in cambio dell’espansione in Europa occidentale di Gazprom, Putin abbia aperto a Berlusconi la strada ai giacimenti pre – caspici in Kazakistan, metano poi depurato nella vicina centrale russa di Orenburg e lì immesso nei tubi verso l’occidente”; “Il Cavaliere – continua Repubblica – avrebbe investito, in uno dei giacimenti contigui al grande bacino di Karachagnakh oltre mezzo miliardo di dollari, per un rendimento annuo che, alle attuali (e calanti) valutazioni di mercato, potrebbe fruttargli tra i 100 e 300 milioni di dollari l’anno di profitto”.
L’intreccio tra politica e affari nel settore dell’energia è sempre stato molto stretto. La “guerra del gas”, per la spartizione di un’enorme torta di profitti, è in pieno svolgimento.
Proprio dai grandi giacimenti dell’area del Caspio dovrebbero partire tre nuovi gasdotti, il Poseidon, il TAP (Trans Adriatic Papiline) e l’Interconnector LNG. L’approdo dei tre mega tubi è previsto sulla costa pugliese . Arrivati in Italia, questi ingenti nuovi quantitativi di gas (oltre 30 miliardi di metri cubi l’anno) verrebbero convogliati nel grande gasdotto della Snam Brindisi – Minerbio, di 687 km. In Basilicata, inoltre, è prevista la realizzazione di un grande deposito sotterraneo di gas della società russa Geogastok. Il “nostro” gasdotto Sulmona-Foligno di 167 km, con centrale di compressione a Sulmona, è un pezzo del Brindisi Minerbio e, unitamente al potenziamento dei pozzi di stoccaggio di San Salvo – Cupello, è funzionale al disegno delle multinazionali di trasformare il nostro Paese in “hub” del gas. Poiché l’Italia non ha bisogno di più gas , essendo le infrastrutture esistenti già sovrabbondanti , il gas aggiuntivo sarà rivenduto ad altri paesi europei. Altro che pubblica utilità del metanodotto Brindisi – Minerbio! Eni, Snam e le altre multinazionali intendono utilizzare il nostro territorio unicamente come una pedina al loro servizio. Per i loro affari siamo semplicemente terra di occupazione, ovvero una “servitù”. Noi, che sappiamo bene come il settore degli idrocarburi, nel mondo, è tra quelli che presentano i più alti indici di profitto ma anche di illegalità e di corruzione, non intendiamo essere “servi” di nessuno, ma, al contrario, essere cittadini liberi che rivendicano il sacrosanto diritto di decidere del futuro del proprio territorio. Per questo siamo fermamente intenzionati a combattere fino in fondo una battaglia che è insieme per la difesa della vita e della democrazia.
Sulmona, 25/07/2013 Comitati cittadini per l’ambiente


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