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Il caso Napolitano – Cancellieri, la nostra tempesta

Creato il 19 novembre 2013 da Albertocapece

maltempoCiclone, tempesta, iradiddio, confronti con i tornado americani, bomba d’acqua, secondo l’ultimo abracadabra mediatico, spesso accompagnato da dati pluviometrici raddoppiati o triplicati, tanto dopo due giorni non ne parla più nessuno. In realtà in Sardegna si sono abbattuti solo forti temporali, capaci però di uccidere 14 persone in un territorio fragile, trascurato, spesso volutamente assassinato, tra servizi inefficaci e decrepiti, dentro una pubblica disattenzione la cui progressiva degenerazione è la mappa degli ultimi trent’anni di storia italiana. E di certo tutto questo non riguarda solo la Sardegna: come sappiamo basta un niente per mandare in tilt città e servizi, per fare emergere il rugginoso degrado del Paese dove ogni cosa è sottoposta a contrattazioni da suk, purtroppo con il benestare o la distrazione dei cittadini.

Per questo l’ennesima tragedia ambientale non mi fa affatto pensare alla bassa pressione e alle graziose cartine meteorologiche, ma al motore antropico di tutto questo, ai segni di quell’ imbarbarimento che ormai non si nasconde nemmeno più, ma anzi ostenta se stesso. Così non solo si deve sopportare l’appoggio di un governicchio impresentabile , a un ministro della giustizia che accorre al fianco dei suoi amici e benefattori (ricordiamo i 5 milioni e mezzo tra stipendio e liquidazione dati dai Ligresti al figlio della Cancellieri per un anno di lavoro), ma anche un presidente della Repubblica che, nell’ambito della stessa mentalità e della stessa miseria morale, ringrazia i pm di Torino per non aver iscritto la guardiagingilli di famiglia nel fascicolo degli indagati e aver delegato alla procura di Roma, cioè al porto delle nebbie, tutto il peso della vicenda.

Come e perché il presidente del 2% degli italiani, pendolare tra inconsistenza politica e senilità, si senta in dovere di ringraziare i magistrati per averlo aiutato nell’opera di sostegno della Cancellieri, non è un mistero. Lo è invece la ragione per cui passa sotto silenzio la natura aberrante e impropria di questo compiacimento presidenziale che se non interviene su Torino (per chi ci vuole credere) è invece un chiarissimo monito per i magistrati di Roma. Ed è dunque una forma di pressione e di indebita interferenza che esce dall’ombra dei corridoi per emergere alla luce se non del sole, dei lampi.

In una situazione così, dove la testa denuncia il suo stato di putrefazione nonostante l’uso massiccio di polifosfati e cafados da parte dei media, volete che la coda resista a qualche temporale, visto che questo tipo di “segnali” si propagano per tutto il corpo del Paese attaccandone  i gangli vitali ? No di certo. E così il detto piove, governo ladro, nato dalle astuzie di antichi gabellieri, riacquista senso dentro lo sfascio istituzionale ed etico che viene spacciato come necessario alla sopravvivenza dell’Italia, mentre ne è a tutti gli effetti il veleno.


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