Credo che nella vita, prima della militanza, siano sempre necessarie, per una valutazione il più possibile lucida e onesta, due componenti: libertà e ricerca della verità.
E sono queste due componenti, per me fondamentali, che mi hanno portato qualche anno fa alle dimissioni da Segretario della giovanile del PD del mio paese e a ritirare la candidatura alle elezioni universitarie che si terranno a fine settembre.
Ho sempre creduto che le parole a poco servono se non accompagnate dai fatti. Sembrerà una banalità, eppure non è così. Sotto elezioni ne senti di cotte e di crude e c’è chi sarebbe pronto perfino a suonarti una serenata sotto casa per ottenere un voto.
E di tutte queste parole pronunciate, riportate sui fogli, scritte su facebook, regalate anche ai muri dei bagni pubblici pur di essere messe sotto al naso di qualcuno, non resterà che aria fritta se le cose continueranno a girare in questo modo. E fino ad oggi, sinceramente, di quella “buona” rappresentanza di cui parlano i manifesti non ho visto neppure l’ombra. Solo disastri. E vengo al caso della mia facoltà.
Io credo poco ai nomi delle liste, ai diversi colori delle magliette, perché preferisco puntare sulle persone. Perché dietro questi diversi colori e queste diverse casacche ci sono persone come me, come te che stai leggendo questa lettera, e niente più. Persone e parola. Attenzione: non parole, parola. Ecco, io credo nella parola che mi dà una persona. In quello che mi promette, nella serietà che vi ripone.
Ora, ho visto rappresentanti dell’ UdU utilizzare, molti anni fa, nelle ore prima del voto, le stesse parole che sentirete dappertutto in questo momento. Belle parole, soprattutto promesse. E tutte quelle parole davano vita, secondo lo schema di allora, a una figura idealizzata di rappresentante.
Ebbene, io ho visto uno di quei rappresentanti idealizzati muoversi nella realtà concreta, cioè non fare le cose che avrebbe dovuto fare. Parlo di un tale compagno di lista, eletto rappresentante insieme a me, oggi candidato nuovamente al Consiglio degli studenti e al Consiglio di Dipartimento della nostra Giurisprudenza.
Credetemi: non l’ho quasi mai visto in facoltà. E parecchie volte non l’ho visto neppure alle riunioni del Consiglio, così come era assente anche ieri nell’ultima riunione dell’anno 2012-2013.
Altro esempio: mentre rischiava di crollare il tetto in testa agli studenti che lo avevano votato, ovviamente non c’era. E quel tetto avrebbe dovuto contribuire a ripararlo anche lui.
Quando poi, tempo fa, gli chiesi aiuto per sbrigare una faccenda attinente alla nostra funzione, mi rispose che non ne sapeva nulla, non essendo in città.
E questa sarebbe la “buona” rappresentanza di cui tanto si parla?
Peraltro questo è solo uno dei profili che mi preme sottolineare. C’è chi in facoltà ha giustamente lamentato che alcuni rappresentanti non solo erano stati negligenti, ma non potevano neanche considerarsi studenti, essendo fuori corso per almeno tre anni e avendo anteposto la carriera politica a quella accademica.
Dico giustamente non perché abbia qualcosa contro chi resta indietro con gli esami. Potrei rimanere indietro anche io, e non sarebbe un problema. Credo però che nella vita vadano fatte delle scelte. E se poi, dopo aver perso anni e contatti con i colleghi che lo hanno eletto, un tale si ricandida perfino a rappresentare i medesimi colleghi che ha completamente abbandonato nel corso del mandato, c’è qualcosa che non va.
L’attuale esecutivo dell’UdU non ha nemmeno minimamente preso in considerazione l’opportunità di non ricandidare queste persone. E allora, forse, questo discorso, magari pesante e noioso, dovrebbe almeno prenderlo in considerazione l’elettore.
Non vorresti essere rappresentato da una persona anzitutto in grado di mantenere la parola data? Non vorresti poter fermare in ogni momento Tizio, al quale hai dato il tuo prezioso voto, per chiedergli cosa potrebbe succedere al Consiglio? Non vorresti sapere che la persona che hai votato, e che ti rappresenta, vive la facoltà e assolve diligentemente il proprio compito?
Non vorresti essere una volta per tutte preso sul serio, visto che le prese in giro sono all’ordine del giorno, e dare il voto a una persona seria pronta a lavorare per il tuo interesse e non soltanto per il proprio?
Ricorda che, se avrai un problema con un professore, dovrai mandare il tuo rappresentante a discuterci. Difatti, se provi a farlo da solo, all’esame ti cucineranno ben bene. Ricorda che se avrai un problema burocratico, dovrai mandare il tuo rappresentante a risolverlo. Se cercherai di fare da solo, difatti, la trafila sarà così lunga che farai prima a cambiare cittadinanza.
Dunque, la figura del rappresentante ha senso se si mantiene la parola data. Se non si promette qualcosa che non si potrà mai dare. E se ci sono serietà, presenza in facoltà, impegno negli studi, disponibilità.
Se manca anche una soltanto di queste caratteristiche allora si tratterà solo di fumo negli occhi.
La “buona” rappresentanza che trovi riportata sui manifesti, ormai ovunque, deve poter tradursi in fatti. Se non è avvenuto finora e i candidati sono sempre gli stessi, un problema esiste. Un problema serio. Ed è quello di non rendersi conto che così facendo ci rimetteranno gli studenti. Ci rimetteranno tutti. E questa Università si trasformerà in un circo, con gente pronta a farsi rieleggere per poi scomparire di nuovo.
Cesare Borgia [ rappresentante UdU Giurisprudenza in scadenza di mandato]