Pubblicato da Gabriella Parisi
Cari lettori, ho recentemente letto questo libro in un Gruppo di Lettura e — a più di un anno dalla scomparsa dell’autrice, Diana Wynne Jones, avvenuta il 26 marzo 2011 — voglio parlarvi di Il castello in Aria, secondo libro della trilogia che inizia con Il castello errante di Howl e termina con La casa per Ogni dove.
Autore: Diana Wynne Jones Titolo: Il castello in Aria Titolo originale: Castle in the air Casa Editrice: Kappa Edizioni Pagine 208 Prezzo € 15,00 Data pubblicazione 27/05/2010 Trama: Il Castello Errante è scomparso, e così il potente mago Howl. Intanto un giovane venditore di tappeti di nome Abdullah si rende conto che le sue fantasie iniziano ad avverarsi. C'entra qualcosa il misterioso tappeto di cui il giovane è appena entrato in possesso, e sul quale dorme ogni notte? Una movimentata avventura a cavallo fra due regni, fra castelli volanti, geni in bottiglia, angeli e creature stregate dall'identità multipla, in cui la coraggiosa Sophie dovrà trovare una risposta a mille enigmi, e ricostruire passo dopo passo il mistero legato alla scomparsa di Howl.
RECENSIONE
Atmosfere completamente diverse per Il Castello in Aria rispetto a Il castello errante di Howl, almeno nella prima metà. Ci troviamo nel regno di Zanzib, e si entra subito in una magia da Le Mille e una Notte, con tappeti volanti che realizzano i sogni del protagonista Abdullah, geni nella bottiglia, bazar arabi pieni di merci, odori, colori, sapori, dove la contrattazione è la prima regola insieme a un linguaggio adulatorio per l’interlocutore e sminuente per chi parla. Abdullah è un giovane che rispetta le regole: il padre gli ha lasciato in eredità solo il denaro sufficiente per acquistare un modesto emporio nell’angolo più remoto del bazar, mentre il grosso dell’eredità è passata agli odiosi parenti della prima moglie; ma Abdullah sa come far fruttare il suo denaro. È un giovane intelligente, coraggioso e di buon cuore, sempre pronto ad aiutare il suo vicino di bazar e il suo cane.Ha un solo difetto: è un gran sognatore. Egli, infatti, sogna di essere in realtà il figlio di un principe — rapito dall’età di due anni dal terribile bandito Kabul Aqba e adottato dal mercante di tappeti che chiamava ‘padre’ — con un meraviglioso palazzo, promesso in matrimonio, fin dalla culla, a una bellissima principessa dagli ammalianti occhi scuri. Sogna con dovizia di particolari, finché una notte — grazie al tappeto magico — non si trova proprio a cospetto della principessa dei suoi sogni — Fior della Notte —, che lo scambia per una donna. Sì, perché la principessa è stata rinchiusa dal padre nel palazzo senza poter vedere uomo, dal momento che una profezia ha predetto che la giovane sposerà proprio il primo uomo che vedrà.
Fin dal primo incontro ci si rende conto che Abdullah e Fior della Notte sono totalmente diversi dai personaggi classici delle fiabe de Le Mille e una Notte. La fanciulla è intelligentissima e curiosa e — essendo stata rinchiusa nel palazzo per tanti anni — si è dedicata allo studio ed è dotata di una grande logica. Abdullah, grazie al suo grande altruismo e alla sua mentalità più aperta, diversa da quella degli altri uomini di Zanzib, subito si offre di rimediare alla mancanza di conoscenza di Fior della Notte, procurando alla principessa centinaia di ritratti maschili, acquistandoli dovunque nel bazar (e facendosi la reputazione di essere un po’ ‘tocco’). Abdullah ha proprio l’atteggiamento opposto a quello che ci si aspetterebbe: un altro uomo non vorrebbe che Fior della Notte facesse paragoni, si accontenterebbe — o forse si assicurerebbe — di essere l’unico uomo da lei conosciuto, credendo di garantirsi così il suo amore. Invece il nostro protagonista vuole che la sua principessa lo scelga dopo averlo confrontato con gli altri. E Abdullah uscirà sempre vincente dal confronto, perché è un personaggio positivo e intelligente.Nell’imprevedibilità dei suoi personaggi sta la genialità di Diana Wynne Jones, che costruisce con questo breve romanzo una sorta di parodia delle fiabe della raccolta araba in chiave femminista; parodia che prosegue anche quando la principessa viene rapita da un djinn. Hasruel è un djinn buono, ma è stato assoggettato al fratellastro, il djinn cattivo Delzel, che ha rubato e nascosto il frammento con la sua vita (un elemento forse ispiratore per J.K. Rowling nella creazione degli ‘horcrux’ della saga di Harry Potter), facendolo diventare una sorta di ‘angelo caduto’.
Abdullah perderà poi il tappeto magico, ma otterrà un genio nella bottiglia — anch’esso sui generis, visto che è sempre recalcitrante nell’esaudire i desideri del possessore della bottiglia e pronto a trasformare tutti in rospi. Il romanzo si può suddividere in tre parti fondamentali. La prima, di cui abbiamo parlato, una specie di parodia dei racconti di Le Mille e Una Notte; la seconda, caratteristica del fantasy tradizionale, con il viaggio di ricerca, in cui il protagonista, Abdullah, è affiancato da aiutanti più o meno improbabili — uno scaltro veterano di guerra, un genio nella bottiglia e due strani gatti —; infine una terza parte, in pieno stile Wynne Jones — in cui tutte le dimensioni e i mondi reali e di fantasia convergono —, con personaggi provenienti da Il castello errante di Howl, due djinn cattivi (perché Hasruel una volta che ha compiuto le sue cattive azioni, si annoierà a ritornare ad essere completamente buono), un castelloche, se nel primo libro della serie si apriva su quattro diverse dimensioni, si affaccia adesso su ogni mondo di fiaba inventato dalla fantasia umana e un esercito di trenta principesse rapite. Queste — con a capo Fior della Notte — lungi dall’attendere che i principi si degnino di andarle a salvare, hanno sviluppato un’intelligentissima strategia di fuga. E qui la parodia si allarga alla fiaba tradizionale, con un forte retrogusto femminista. Sophie, improvvisamente riapparsa (quasi) dal nulla, si rimpossessa del ruolo che era stato suo ne Il castello errante di Howl — quello di protagonista —… E i principi? Si sono persi per strada. Da loro si richiede il vero amore. Astenersi giovani cercatori di fama e avventura. In questo romanzo, dove nulla è quel che sembra, ciò che colpisce di più è il modo di esprimersi di Abdullah: pomposo e carico di fioriture e di aggettivi adulatori per tutti coloro ai quali non vuole mostrare il suo vero ‘io’, schietto e chiaro con Fior della Notte e coloro che gli sono amici, come se le parole fossero la maschera dietro a cui si nasconde.Una lettura scoppiettante e divertentissima, carica di ironia, in cui non è necessaria — sebbene consigliata — la lettura del libro precedente della serie. Una scrittrice originalissima, che ha ispirato generazioni di scrittori fantasy, non esclusa J.K. Rowling, la ‘mamma’ di Harry Potter.
L’AUTRICEDiana Wynne Jones era una scrittrice inglese, nata a Londra, il 16 agosto 1934. Dopo aver frequentato la Friends School Saffron Walden, la Jones studiò inglese al St Anne's College di Oxford, dove assistette a lezioni di C. S. Lewis e di J. R. R. Tolkien. Si laureò nel 1956, e nello stesso anno sposò John Burrow, studioso di letteratura medievale, da cui ebbe tre figli: Richard, Michael e Colin. Dopo un breve periodo a Londra, nel 1957 la coppia tornò ad Oxford, dove risiedette fino al trasferimento a Bristol nel 1976. È morta a Bristol il 26 marzo 2011 all'età di 76 anni a seguito di un tumore polmonare. Ha scritto più di trenta romanzi, i quali hanno riscosso successo in tutto il mondo. “Vita stregata”, il primo libro della serie di Chrestomanci, ha vinto nel 1977 il premio Guardian Award for Children's Books. La Jones è stata inoltre candidata per il premio Children's Book Award nel 1981, e per la Carnegie Medal (per due volte). Nel luglio 2006, Diana Wynne Jones ha ricevuto un dottorato honoris causa dalla University of Bristol. Dal libro “Il castello errante di Howl” è stato tratto l'omonimo film animato del 2004, diretto dal regista giapponese Hayao Miyazaki. Sito Autrice
Immagini tratte da Il castello errante di Howl di Hayao Miyazaki