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"Il castello nel cielo" di Hayao Miyazaki dal 25 aprile finalmente al cinema

Creato il 25 aprile 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da Elena Bigoni Cari lettori,  dal 25 aprile, finalmente, potremmo vedere anche sugli schermi italiani una perla dell’animazione Il castello nel cielo del regista Hayao Miyazaki (La città incantata); grazie alla Lucky Red che lo distribuirà capillarmente nelle sale cinematografiche italianeSogno che diventa realtà per molti appassionati di animazione − in generale − e del grande Hayao Miyazaki, in particolare. Quello che verrà distribuito è uno dei primi lavori dello studio Ghibli, all’epoca nato da poco, una favola prodotta nel 1986 che ci trasporta lontano in un mondo che oggi definiremo molto Steampunk. Il castello nel cielo è un’opera già conosciuta con il nome Laputa. Castle in the sky e in molti casi visionata dagli estimatori, in quanto distribuita in Italia in versione home-video dalla Buenavista; all’epoca proprietaria dei diritti di distribuzione in Italia. 
Grazie al passaggio dei diritti all’ italianissima Lucky Red potremmo vedere sul grande schermo le opere del grande Miyazaki che, finalmente, avranno la giusta visibilità e il giusto spazio nel cuore di ogni spettatore. È un’occasione da non perdere quella che la la Lucky Red ci offre. Vedere quest’opera, lontana dalla bellezza espressiva de La città incantata o da quella visiva di Il castello errante di Howl ma che porta con se un bagaglio di sensazioni, emozioni che non ha nulla da invidiare ai titoli sopracitati. Il castello nel cielo è un opera in cui il riverbero delle produzione passate è ancora molto forte, penso in primo luogo a Conan il ragazzo del futuro e i personaggi e i luoghi di Lupin III opere sempre disegnate da Hayao Miyazaki ma nel quale il regista ha saputo inserire tutta la sua fantasia e il suo amore ma sopratutto il suo desiderio di mandare dei messaggi allo spettatore. Come nelle sue opere precedenti ma anche successive anche in Il castello nel cielo il regista Hayao Miyazaki affronta tematiche profonde e sempre attuali: il difficile connubio tra scienza tecnologia nel viver e comune, la distruzione, lo sfruttamento o la manipolazioni delle materie prime del nostro pianeta, il potere, l’avidità che muove i passi nelle società fortemente tecnologizzate, il distacco verso un vivere più naturale e lo scardinamento di molte delle regole sociali. Sarà difficile per lo spettatore moderno non innamorarsi della storia, i personaggi e i luoghi nati dalla vulcanica creatività del maestro e serbarne un ricordo quanto mai illuminante nel proprio cuore. 

“Voglio raccontare una storia sulla dedizione e il dono di sé, per toccare il cuore dei bambini trafiggendo lo strato di ironia e di rinuncia che lo avvolge. Il castello nel cielo sarà un’opera utopica e si riannoderà alle origini stesse del cinema di animazione, che tutto è tranne un divertimento minore. Sostanzialmente perché i grandi film per bambini piacciono a tutti”. “L’obiettivo di questo film è di confortare il pubblico e dargli qualche momento di buonumore e allegria. Sorrisi e lacrime sono emozioni fuori moda, ma tutti in segreto le coltiviamo al cinema. Conto di arrivarci grazie a questo ragazzino che non si risparmia per portare avanti l’ideale al quale crede” Hayao Miyazaki

Titolo: il castello nel cielo 
Regia e sceneggiatura: Hayao Miyazaki 
Direzione doppiaggio e adattamento: Gualtiero Cannarsi 
Casa di produzione: Tokuma Shoten/Studio Ghibli 
Casa di distribuzione: Lucky Red 
Genere: Animazione 
Durata: 124 minuti 
Anno di produzione: 1986 
Nelle sale dal : 25 aprile 2012 
Trama
La giovane Sheeta è tenuta prigioniera dal cinico colonnello Muska a bordo di un’aeronave diretta verso la fortezza Tedis. Durante il volo, in una notte rischiarata dalla luna, l’aeronave viene attaccata da una banda di pirati guidata dall’intrepida Dola, che vuole impossessarsi del ciondolo che la ragazzina porta al collo. Questo ha un valore inestimabile: permette di vincere la forza di gravità e localizzare la leggendaria isola fluttuante di Laputa, dove - si racconta - sono custoditi immensi tesori e un potere inimmaginabile. Sheeta riesce però a fuggire, finendo tra le braccia di un giovane minatore di nome Pazu che, da quel momento, decide di proteggerla unendosi a lei nella ricerca dell’isola e dei suoi misteri. 
INTERVISTA A GUALTIERO CANNARSI  (Direttere doppiaggio e addattamento dialoghi) 
Gualtiero, tu sei un nome conosciuto tra gli appassionati di animazione giapponese, un professionista molto apprezzato. Ci racconti come è cominciata la tua avventura con gli adattamenti dei film Ghibli? 
È una storia in effetti già piuttosto lunga, iniziata quando l’allora (e tuttora) direttore di produzione della Buena Vista Italia, Roberto Morville, dovendo occuparsi del catalogo Ghibli (al tempo in mano a quell’azienda) decise di affidarsi a un “esperto” della materia. Da lì, nacquero le localizzazioni italiane di Kiki e Laputa-Il Castello nel cielo per i DVD a marchio Buena Vista. La mia avventura è poi proseguita quando la Lucky Red acquisì e annunciò il successivo Il castello errante di Howl.
Per lunghissimo tempo i film di Miyazaki e Takahata sono stati un tesoro a disposizione di pochi. Avresti mai immaginato, un giorno, di lavorare proprio sui dialoghi dei loro film e quali erano, allora, le tue aspettative da semplice fan/spettatore? 
Immaginato sì, creduto no. Onestamente, anche quando già lavoravo su prodotti piuttosto importanti del settore dell’animazione giapponese, penso ad esempio a Evangelion negli anni Novanta, il marchio e il nome dello Studio Ghibli sembravano appartenere a un iperuranio troppo elevato, troppo distante dalla nicchia per essere a reale portata di mano. 
Conoscendo il mercato italiano, rispetto a quello francese e americano, ti saresti mai aspettato di vedere i film Ghibli finalmente al cinema? Per molti appassionati è quasi un miracolo, per un professionista ed esperto come te è la conseguenza di qualcosa? Un inaspettato sblocco dovuto anche al Premio Oscar a La città incantata? 
Quando con l’uscita internazionale di Mononoke il mercato statunitense cominciò a interessarsi ai film dello Studio Ghibli, immaginavo che anche noi avremmo quantomeno ricevuto “nominalmente” le nuove uscite, come accaduto ad esempio anche per i film di Satoshi Kon, distribuiti da major americane. Uscite estemporanee e pressoché fantasma, dettate da logiche multinazionali per me del tutto imperscrutabili. Sicuramente non avrei mai creduto possibile una distribuzione seria e continuativa dei film dello Studio come quella che Lucky Red sta attuando da anni, recuperando infine anche il catalogo ultraventennale al cinema. 
Lo Studio Ghibli tiene molto, ai limiti dell’esagerata riservatezza, alla sua immagine e a quella dei suoi film. Come ti relazioni con loro e qual è l’iter di lavoro che devi seguire prima di iniziare un adattamento? 
Abbiamo stretto e consolidato una assidua comunicazione diretta con lo Studio Ghibli, di cui mi occupo personalmente per il livello artistico. Le scelte inerenti alla selezione delle voci dei protagonisti di ogni film, la traduzione dei titoli e talvolta persino particolari punti di adattamento vengono così condotti con il coinvolgimento diretto dello staff in Giappone. Il top di questa collaborazione, ormai ben collaudata negli anni, si è avuto con la produzione della canzone italiana di Arrietty: scritta da me in Italia, incisa in Francia da Cécile Corbel, supervisionata in tempo reale di nuovo in Italia, il tutto venendo coordinato in Giappone dallo Studio Ghibli stesso, che si è poi occupato internamente del mix cinema. Per me è stata un’esperienza davvero fantastica, perfezionatasi in un intenso fine settimana conclusivo davvero memorabile. 
Quando cominci un nuovo adattamento hai già chiara in mente un’idea delle voci di attori e doppiatori che userai e quanto senti l’obbligo di affiancarti alle vocalità dei doppiatori originali giapponesi? 
L’originale di ogni film è sempre un referente assoluto, insuperabile e imprescindibile. Le mie idee su ogni voce italiana che potrebbe essere adatta a ciascun personaggio, che si formano durante lo studio del film e la stesura del suo copione italiano, naturalmente si basano proprio sulla comprensione dei personaggi per come le loro interpretazioni originali giapponesi li caratterizzano, sia nella vocalità, sia nella personalità espressiva. Non esiste niente altro che l’originale per fondare le basi e l’idea di una buona localizzazione. 
Quali sono le difficoltà più grandi dovendo lavorare sul testo giapponese (slang, battute che si rifanno alla loro cultura, ecc.) e quanto ti senti libero di metterci del tuo proponendo termini, nel caso de Il castello nel cielo, suggestivi come ‘Aeropietra’
Le difficoltà sono molteplici, e variano da testo a testo, da copione a copione, da film a film. Ogni opera è un microcosmo, con un proprio registro linguistico, un proprio tono lessicale, delle proprie coerenze interne. Bisogna innanzitutto cogliere lo spirito di un film, e mettere le proprie capacità, e la propria lingua essa tutta, a disposizione di quello. Il conio di neologismi è anch’esso strettamente funzionale alla resa dell’originale, e naturalmente non ha alcun valore per sé. Tutto è mirato solo ed esclusivamente alla massima resa possibile di un originale che preesiste e domina ontologicamente su ogni sua localizzazione straniera. 
Come mai si è voluto affrontare un nuovo doppiaggio per Il castello nel cielo? Cosa cambierà, oltre alle voci, rispetto alla già riuscita edizione home video per la Disney? Essenzialmente, credo che i doppiaggi eseguiti dalla Buena Vista restino di proprietà della Buena Vista. Sono felice di poter rilavorare su questo film, come su altri, perché questo mi permette in primis di scrivere daccapo i copioni, con nuove e più profonde cognizioni linguistiche, con nuovi e più efficienti strumenti di indagine contenutistica e filologica, con il citato rapporto diretto con lo Studio Ghibli. Per quanto riguarda il cast, nei limiti del possibile abbiamo voluto confermare il precedente, di cui si era piuttosto soddisfatti, salvo esigenze e casi particolari, spesso dettati da ragioni di forza maggiore. 
C’è stato un film in particolare che ti ha messo in difficoltà? 
Molti, forse tutti, ciascuno a suo modo. La comprensione di un’opera straniera, indi aliena, costa sempre studio e fatica. Il tentativo della sua resa in un’altra lingua, per quanto madre, ancor più. Ma non posso non citare Pompoko, la cui cifra culturale, contenutistica, stilistica e lessicale è a un livello forse semplicemente inarrivabile per la maggioranza degli autori contemporanei di cinema, e non solo. 
E quale film ti ha reso davvero orgoglioso del tuo lavoro? 
Sono stato piuttosto soddisfatto del risultato ottenuto con tutti i film Ghibli che ho adattato. Proprio Pompoko, vista la sua complessità, la quantità e la qualità del contenuto originale, mi ha reso orgoglioso di essere riuscito a compiere il lavoro, e lo stesso vale per I sospiri del mio cuore. Si trattava per altro di due uscite dirette al solo mercato dell’home-video, quindi intrinsecamente legate a investimenti più modesti. Solo una grande ottimizzazione di tutto il lavoro mi ha permesso di non compromettere la qualità prodotta, e di questo non posso che ringraziare tutto lo staff per lo straordinario impegno profuso. 
Tu hai lavorato anche sui film Arrietty e I Racconti di Terramare, opere Ghibli firmate da registi al debutto. Ci potrà essere un futuro per lo studio, indipendentemente dalla presenza o meno dei due fondatori storici, Miyazaki e Takahata? 
Se guardo al Giappone, direi di sì. Arrietty ha riscosso un grande successo in patria, suo unico mercato di riferimento significativo, e il regista Yonebayashi si avvia probabilmente a diventare l’erede della scuola di animazione rappresentata da Ootsuka Yasuo e Miyazaki stesso. L’animazione che ama la bella animazione. Miyazaki Goro, d’altro canto, è a mio avviso il primo e forse unico erede di Takahata Isao, che rappresenta quell’altra scuola di regia d’animazione giapponese, dove l’animazione è al servizio non di sé stessa, non della sceneggiatura, ma della regia stessa, del soggetto, del contenuto intellettuale del film. 
Trailer: Qui
Pagina FB StudioGhibli: Qui
Sito ufficiale Lucky Red: Qui
Si ringrazia la Lucky Red per il materiale messo a disposizione.


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