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Le stelle brillano ancora e segnano il misterioso legame cosmico tra il loro fuoco sidereo e quello ipogeo entro l’Etna a quindici chilometri di profondità. Una stessa fine forse li attende nel catasto magico dell’universo. A poco a poco le stelle si spengono, da est avanza la luce ed è un assistere alla biblica creazione del mondo. Dai tremila metri del vulcano nell’immenso silenzio si scorge il tremolio lucido del mare azzurro che si separa dall’immobilità delle rocce nere. Si tace, immobili. Forse non siamo più capaci di sopportare la perfezione. Un culbianco, che stava su una roccia fissando l’oriente e l’avanzare dell’alba, allorché chiara la vide volò ad ali spiegate verso il cono terminale del monte, avanzò lungo una navata di rocce nere, le unghie levate e tese nell’economia della difesa. Poi lo zampettio di qualche martora, leggerissimo, pone fine al silenzio delle vette.
[tratto da Catasto magico di Maria Corti, Einaudi]
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