Susanna Camusso
Ho l’impressione che qualcuno abbia già deciso, non si sa dove e quando, che i giochi elettorali in Italia per il prossimo aprile 2013 e in Sicilia per questo fine mese, siano già fatti. Me ne accorgo se leggo la stampa e se guardo con una certa attenzione la televisione. Ne viene fuori che della sinistra si è persa ogni traccia e che un bisbiglìo sottile e indiretto ci sussurra all’orecchio un consiglio. Votare Pd. Armatevi di santa ragione e procuratevi un cronometro. Poi misurate con santa pazienza i tempi di presenza sul vostro teleschermo delle facce dei diversi politici. La sinistra a sinistra del Sel, che segna con Vendola il limite della tolleranza civile e politica, consentita e tollerata dal sistema, è totalmente scomparsa. Analoga cosa era successa nelle precedenti politiche nazionali. Se di una cosa non se ne parla, si sconosce. Tranne la faccia bontempona di Alfano e qualche ripresa di Cicchitto che si aggiusta la giacca mentre cammina, non si vede altro. Lo scontro tra maggioranza e opposizione si gioca all’interno del Pd e riguarda i fattori personali e generazionali di Bersani e Renzi. Questo almeno per i canali Rai.
E’ come se stessimo già assistendo a una corsa ai cavalli e gli osservatori avessero già fatto le loro puntate, sapendo in partenza qual è il cavallo vincente.
Non è un caso che le elezioni regionali in Sicilia si svolgano alcuni mesi prima di quelle nazionali e che nell’isola si stiano giocando in provetta teorie concepite in altro luogo. Ad esempio quella di verificare se regge la nascita di un nuovo blocco politico moderato e centrista capace di aggregare nuove masse sociali colpite dalla crisi, anche se variamente collocate sul piano sociale o, meglio, su quel piano che un tempo si chiamava condizione di classe. In Sicilia Crocetta interpreta questa ipotesi sperimentale, ma gli ideatori dell’ipotesi sono a Roma, Casini e Bersani. Non mi stranirebbe, dunque, che in questa neocomposizione l’obiettivo del governo della società sia rivolto anche ad altre sigle politiche, già in precedenza interessate alla linea lombardiana e ai suoi correttivi intervenuti lungo il suo asse, anche in corso d’opera.
Si tratta di una verifica laboratoriale ambigua e forsennata che ha dalla sua parte il sostegno dato dalle attuali leadership politico-sindacali nazionali che usano la Sicilia come banco di prova, incuranti degli effetti che questa loro azione produce nel tessuto vivo della società siciliana. Dispiace constatare che di questo atteggiamento una prova eclatante sia stata data dalla segretaria nazionale della Cgil Susanna Camusso, che partecipando a Palermo all’iniziativa elettorale dell’ex segretario regionale del sindacato Mariella Maggio, ha sostenuto questa candidata di Crocetta. C’era d’aspettarsi altro? Certamente. Perché tra i concorrenti di Crocetta alle prossime consultazioni c’è proprio la leader della Fiom Giovanna Marano, sostenuta da Claudio Fava, da Italia dei Valori, Sel e Federazione della sinistra. Perciò se la Camusso avesse fatto una scelta di neutralità forse avrebbe dato una migliore prova di sé. Avrebbe dimostrato, al contrario di come ha fatto, che la Cgil non è un’opzione personale del suo segretario generale, ma un’organizzazione territorialmente libera. In secondo luogo non si sarebbe esposta all’operazione romana di Bersani. Cosa impensabile visto che è stata coerente con l’urgenza politica del segretario nazionale del Pd.
In questa generale discesa in campo dispiace anche una certa aria di finzione e di strumentalizzazione. Perché mi sembra disdicevole che Crocetta abbia scelto Lucia Borsellino, figlia di Paolo, come assessore alla sanità. Molti si chiedono: e se non fosse stata la figlia di Paolo Borsellino, l’avrebbe scelta? Ma da quando in qua gli incarichi si dànno per titoli antimafia? E non sarebbe stato opportuno allora compilare una graduatoria degli interessati forniti di titolo?
Alla Marano, che non conosco e non ho mai incontrato in vita mia, voglio dire solo una cosa: che non si perda d’animo. La Camusso oggi a Palermo non si è comportata come un’autorità che sta dalla parte dei lavoratori. Ha fatto, a suo modo di vedere, una scelta vincente. Si è comportata come quel signore con il cappello e il sigaro in bocca abituato a scommettere alle corse dei cavalli. Ha puntato su un cavallo che lei pensa vincente. Ma non ha capito quello che tutti gli altri hanno capito. Che i giochi sono truccati e che la sua scommessa è quella di un perdente. Questo, almeno i lavoratori e le persone per bene, lo sanno.
Giuseppe Casarrubea