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Il cazzarismo a 5 Stelle, e i primi dubbi fra i "king-makers" del Fatto Quotidiano

Creato il 09 marzo 2013 da Tafanus

TafanusForse, nell'apparente monolitismo de "Il Fatto", giornale che ha contribuito in misura non marginale al successo del grillismo, comincia ad aprirsi qualche crepa. Personaggi come Marco Travaglio e Andrea Scanzi - che per anni sono stati i principali propagandisti del grillismo all'esterno del MòViMento - oggi tacciono di fronte a questo articolo di Stefano Feltri (niente a che vedere con Vittorio Feltri - NdR), che pure dovrebbe far riflettere.

E mentre Grillo accusa l'Espresso di "giornalismo ad orologeria (?) le persone normaili si interrogano, e si chiedono se dietro al nichilismo, al qualunquismo, alla aggressività "a prescindere" della "Casaleggio & G", non si nasconda piuttosto la strategia di marketing di una ben oliata "industria della protesta", che ove mai i grillini si istituzionalissero, non avrebbe più ragione di esistere. Non in questi termini così redditizi. Tafanus

Grillo, L’Espresso e le domande aperte(Stefano Feltri - Il Fatto)

Feltri-stefano
Benvenuto in politica, caro Beppe Grillo
. Quando uno diventa un personaggio pubblico, specie se il più noto, deve dare per scontato che della sua vita tutto, ma proprio tutto, verrà analizzato e raccontato.

Sono le regole base dell’informazione e del giornalismo – quello più sano – che trova notizie e le racconta, lasciando poi al lettore il compito di farsi un’opinione. Funziona così, anche se chi magari vive soltanto sui blog, immune da ogni input sgradito, non se lo ricorda più.

L’Espresso, ormai lo saprete, ha rivelato che l’autista-factotum di Grillo, Walter Vezzoli, ha aperto diverse società in Costa Rica per costruire un fantomatico resort ecosostenibile mai realizzato, in compagnia della cognata di Grillo (all’epoca compagna di Vezzoli) e di un imprenditore accusato – e assolto – per traffico internazionale di droga.

L’inchiesta de L’Espresso, firmata da Vittorio Malagutti, Nello Trocchia e Andrea Palladino (il primo fino a poco tempo fa cronista finanziario di punta del Fatto Quotidiano, gli altri due collaboratori sia del Fatto che dell’Espresso)  è, appunto, un’inchiesta. Che racconta una storia interessante, come dimostra il fatto che tutti ne stiano parlando, e che quindi meritava eccome di essere pubblicata (così accontentiamo anche chi accusa l'Espresso e gli autori dell'articolo-spazzatura di essere nemici di Grillo. Collaboratori de l'Espresso e del Fatto - king-maker di Grillo - e al contempo nemici di Grillo? Vorrei capire. NdR)
La risposta di Grillo sul suo blog è, come prevedibile, la replica di un politico piccato, che non nasconde il suo disprezzo per i giornalisti (in questo Beppe ricorda Massimo D’Alema). E che non spiega nulla, non chiarisce e non replica a tono. E’ solo un Vaffanculo, difficile forse aspettarsi altro. Versione 2.0 del vecchio “Io sono io e voi non siete un ….”

Andiamo al sodo.

Grillo sfotte i giornalisti dell’Espresso invitandoli ad andare su Wikipedia per scoprire che “sociedad anonima” è l’equivalente di una semplice società per azioni. Visto che alcuni giornalisti hanno letto anche altro, oltre a Wikipedia, sanno che il punto non è questo: in Italia basta una semplice visura per scoprire chi c’è dietro a una società per azioni. Per esempio sul sito www.lince.it.
In altri Paesi – basti ricordare il caso di Santa Lucia e la vicenda dell’appartamento del cognato di Gianfranco Fini – invece è impossibile risalire ai soci. Quindi la società è davvero anonima, non soltanto nel senso che esiste come entità giuridica autonoma rispetto agli azionisti.

Per questo sono paradisi fiscali: perché quando una società non è riconducibile a nessuno, è libera di fare quello che vuole. Tutti i grossi scandali italiani, tipo quello del Banco Ambrosiano, sono passati per società di quel tipo.

Grillo richiama i cronisti alla “verifica delle fonti”, sostiene che la Costa Rica non è più nella lista dei paradisi fiscali dal 2011.Ma Grillo, oltre alle fonti, dovrebbe leggere anche gli articoli: nell’intervista al Fatto Vezzoli dice che aveva aperto quelle società quando pensava di costruire un villaggio eco sostenibile nel 2007. Quattro anni prima che il Costa Rica passasse dalla black alla grey list dei paradisi fiscali.

Quindi le risposte di Grillo, oltre che un po’ supponenti, sono inutili. 

E le domande che solleva l’inchiesta dell’Espresso restano tutte in campo:
  • Perché l’autista di Grillo apre 13 società in Costa Rica? Accettiamo la sua spiegazione: abitava lì e quindi ha seguito il diritto locale. Ma perché 13? A cosa servivano? Non ne bastava una? Chissà.
  • Non so voi, ma se io pensassi di costruire un resort in un paradiso turistico, prima mi porrei il problema della fattibilità del progetto, poi cercherei i finanziatori e alla fine aprirei delle società. Perché Vezzoli fa il contrario? Una spiegazione ci sarà, ma lui, che al Fatto dice “non avevo un centesimo”, non la fornisce. E se “non aveva un centesimo”, chi ha versato il capitale sociale? Per 13 società ci vogliono alcune decine di migliaia di dollari.
  • Grillo sapeva che il socio del suo autista era un tizio, Enrico Cungi, accusato di traffico internazionale di droga? Non è stato condannato, ma è stato estradato in Italia e condannato in primo grado per aver venduto due grammi di cocaina (non risultano condanne successive, quindi si immagina poi assolto). Nel link postato da Grillo si legge che il Costa Rica è uno degli snodi chiave del traffico internazionale di coca. Grillo si è mai informato sui rapporti tra il suo autista-factotum e Cungi? Non ce lo spiega.
  • Quelle società sono poi state chiuse? In caso contrario, che senso hanno e che funzione hanno svolto? L’Espresso nota che la società Ecofeudo, per il progetto del mai realizzato resort, è ancora attiva. A che scopo, visto che Vezzoli dice che quel progetto è abbandonato? Tenere società opache in un (ex) paradiso fiscale ancora molto apprezzato dagli imprenditori per la riservatezza che garantisce non è un bel biglietto da visita per chi predica trasparenza in politica e vuole abolire le scatole cinesi in Borsa (Vezzoli era sul palco di piazza San Giovanni da cui Grillo urlava queste cose).
Nessuno sta facendo illazioni su Grillo (che pure qualche guaio con l’agenzia delle entrate ce l’ha, per una storia di Irap, ma non l’ha mai negato neppure lui). Ma in questi anni abbiamo passato al setaccio i collaboratori di tutti i protagonisti della scena politica (segretarie, portaborse, assistenti ecc.). Ora tocca anche a Grillo.

Ce lo concede, lui e i suoi sostenitori che inondano di insulti e spam chiunque non sia fedele alla linea del movimento, o l’informazione si può fare solo quando ci si occupa della “casta”?

(di Stefano Feltri - Il Fatto - 8/3/2013)

L'incredibile vacuità di Andrea Scanzi

Scanzi-andrea
Da non credere! Mentre sul "webbe" inpazza l'affaire Costarica, Andrea Scanzi, "King dei Kingmakers" grillini del Fatto Quotidiano, si produce in un rumorosissimo silenzio. Possiamo capirlo. In fondo nella vita si è occupato più di pallonari che di politica o di economia. Guardare, per credere, la homepage odierna del Fatto. Non c'è una sola riga dell'ineffabile Scanzi sul Costarica. Così come, a occhio, non c'è una sola riga del King Maker in prima Marco Travaglio. Anche lui parla d'altro. Parla degli "otto punti" di Bersani. Meglio non addentrarsi nei campi minati propri.

Ma vediamo chi è questo Andrea Scanzi, di cui tutti conoscono il faccino da "bel tenebroso" degli anni del cinema muto (è in tutti i talk-shows che Dio ci infligge; forse perchè è fotogenico), ma pochi conoscono il curriculum:

[...] Si è laureato in lettere nel 2000 con una tesi sui cantautori. Autore con Enrico Mattesini dei testi della biografia di Roberto Baggio. Ha scritto per Il Mucchio Selvaggio, Il Manifesto, Il Riformista, L'Espresso e Panorama (Franza o Spagna, purché se magna. NdR), prima di passare nell'agosto 2005 a La Stampa. Ha vinto lo Sporterme 2003 come "miglior giornalista under 30" e il Premio CONI 2005. Si occupa di cultura, costume, spettacolo, politica, vino e sport. È giurato al Club Tenco e Direttore Artistico del Premio Pigro Ivan Graziani [...]

(...azz... un eclettico. Come il Mario Adinolfi il cui fallimentare giornaletto si occupava di politica, ma aveva anche un "dorso" sul poker, e un altro sui "casting TV". NdR)
[...] Ha scritto lo spettacolo Gaber se fosse Gaber, patrocinata dalla Fondazione Gaber, che attraversa i teatri d'Italia dal 2011 e continuerà fino al 2013. Nel settembre 2012 ha esordito con un secondo spettacolo teatrale, Le cattive strade, con Giulio Casale, dedicato a Fabrizio De André. Nell'estate del 2011 ha lasciato La Stampa per approdare a Il Fatto Quotidiano con il quale tuttora collabora.

L'11 settembre 2007 è uscito per Arnoldo Mondadori Editore il bestseller Elogio dell'invecchiamento, alla scoperta dei 10 migliori vini italiani (e di tutti i trucchi dei veri sommelier), giunto alla terza edizione. Appassionato di vino e cucina, è sommelier e degustatore ufficiale (Ais), oltre che assaggiatore di formaggi (Onaf).
Il 22 aprile 2008 è uscito Ve lo do io Beppe Grillo (Arnoldo Mondadori Editore). Il libro è stato poi aggiornato e ristampato nel luglio 2012, con prefazione di Marco Travaglio. Da allora è divenuto un volto televisivo ricorrente, come opinionista e anche monologhista, soprattutto su LA7.
Ha ricevuto la nomination ai "Tweet Awards" come Miglior Giornalista Italiano su Twitter 2012 [...]

Scusate, non è colpa mia. Ognuno è responsabile del suo curriculum. Diceva un celebre aforista di cui non ricordo il nome (grato a chiunque potesse ricordarmelo), che "... la specializzazione consiste nel sapere sempre di più in un campo sempre più ristretto, finchè si finisce col sapere tutto sul nulla..."

Parafrasando questo fantastico aforisma, potremmo crearne uno che ben si adatta a Scanzi, ad Adinolfi, e a moltissimi nostri tuttologi da Domenica Sportiva:

"La despecializzazione consiste nel sapere sempre meno su campi sempre più vasti, dinchè si finisce col sapere nulla su tutto"

Tafanus


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