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Il centenario delle guerre balcaniche (di Max Vassallo)

Creato il 14 settembre 2012 da Istanbulavrupa

Cento anni fa (ottobre 1912) iniziava una guerra che sconvolse la mappa geopolitica dei Balcani e che per molti versi precorse la tragica, funesta Grande Guerra; essa segnò un’altra, e decisiva, vittoria dei nazionalismi locali sull’antico Stato multietnico ottomano.

All’inizio di ottobre 1912 l’Impero ottomano aveva ancora considerevoli possedimenti in Europa, che giungevano sino all’Adriatico e comprendevano l’Albania, il Kosovo e la Macedonia attuali in integro, tutta la Grecia settentrionale e nord-occidentale (e moltissime isole), una piccola parte di Montenegro e di Serbia (sangiaccato di Novi Pazar, sotto occupazione austro-ungarica dal 1878 al 1909, ma restituito con il trattato di Costantinopoli del 26/2/1909 in cui la Sublime Porta riconobbe l’annessione asburgica della Bosnia-Erzegovina proclamata il 5/10/1908), una piccola parte di Bulgaria e tutta l’attuale Turchia europea; essi erano organizzati, amministrativamente, in 8 vilāyet suddivisi in 31 sangiaccati
I.Costantinopoli (Istanbul): non suddiviso in sangiaccati
II.Arcipelago (Cezāir-i Bahr-i Sefīd): 4 sangiaccati cioé Rodos (Rhodos in Grecia), Midilli (Mytilēnē cioè Lésvos in Grecia), Sakız (Chios in Grecia), Limni (Lēmnos in Grecia) in parte occupato dagli italiani dal maggio 1912
III.Edirne (Adrianopoli): 6 sangiaccati cioè Edirne (Odrin, Adrianoupolē in Turchia), Kırkkilise (oggi Kırklareli, Lozengrad, in Turchia), Tekfurdaği (oggi Tekirdağ, l’antica Rodosto, in Turchia), Gelibolu (Gallipoli famosa per le battaglie del 1915, in Turchia), Dedeağaç (Alexandroupolē in Grecia), Gümülcine (Komotēnē in Grecia)
IV.Selānīk (Salonicco): 4 sangiaccati ovvero Selānik (Thessalonikē, Salonicco, in Grecia), Siroz (Serres, in Grecia), Drama (in Grecia), Taşoz (Thasos, in Grecia)
V.Manastir (Bitola): 5 sangiaccati cioé Manastir (Bitola, Bitolja, Monastir, in Macedonia), Serfice (Sérvia, in Grecia), Debre (Debar, Dibra, in Macedonia), Ilbasan (Elbasan, in Albania), Görice (Korçë, Korytsa, in Albania)
VI.Kosova (Kosovo), cap. Üsküb (Skopje): 6 sangiaccati cioè Üsküb (Skopje, Skoplje, Shkupi, in Macedonia), Priştine (Prishtinë, Priština, in Kosovo), Seniçe (Sjenica, in Serbia), Dukagjin ovvero Ipek (Peć, Pejë, in Kosovo), Taslica (Pljevlja, in Montenegro), Prizren (in Kosovo)
VII.Işkodra (Shkodër, Scutari d’Albania): 2 sangiaccati cioè Işkodra (Shkodër, in Albania) e Draç (Durrës, Durazzo, in Albania)
VIII.Yanya (Iōannina): 4 sangiaccati cioè Yanya (Iōannina, Janinë, in Grecia), Ergiri (Gjirokastër, in Albania), Preveze (Préveza, Prevezë, in Albania), Berat (in Albania)

Fosche nubi però si addensavano sull’orizzonte.
Infatti la dichiarazione di guerra italiana alla Turchia (29/9/1911) e ancor più le operazioni italiane nell’Arcipelago e nei Dardanelli (maggio 1912…Rodi occupata il 5 maggio, altre 10 isole occupate il 13 maggio, Kos il 21 maggio) avevano eccitato le ambizioni degli Stati balcanici che, spinti dalla diplomazia russa di Sergej Sazonov (1910-luglio 1916), conclusero fra loro alleanze segrete e si prepararono ad attaccare.
Già il 13/3/1912 n.s (29 febbraio v.s) Serbia e Bulgaria conclusero a Sofia un’alleanza, con annesso segreto.
Il 29/5/1912 n.s (16 maggio v.s) venne firmato a Sofia un Trattato segreto bulgaro-ellenico, fra Gešov e il Ministro Panas
Il 5/10/1912 n.s (22 settembre v.s) venne firmata una convenzione militare greco-bulgara; ormai tutto era pronto.

La guerra italo-turca stava infatti per finire (i preliminari di Ouchy vennero firmati alle 18.00 del 15/10/1912), quindi i confederati decisero che era tempo di agire; fu il piccolo Montenegro di Re Nikola (1860-1916/1918, detto Nikita) che diede fuoco alle polveri.
L’8/10/1912 il Montenegro dichiarò guerra alla Turchia; il suo Incaricato d’Affari Plamenac lasciò quindi la capitale ottomana; il Montenegro affidò la protezione diplomatica alla Russia laddove la Turchia affidò la sua protezione a Cetinje alla Germania; anche l’Incaricato d’Affari turco lasciò Cetinje.
La dichiarazione di guerra montenegrina fu una scossa elettrica per tutti i Balcani.

Il 13/10/1912 la Bulgaria, la Serbia e la Grecia inviarono una nota identica, dal contenuto ultimativo, alla Porta.
Il governo ottomano non rispose, anzi decise di accettare la rottura e richiamò i suoi rappresentanti diplomatici.
Il 15/10/1912 Costantinopoli richiamò il suo Incaricato d’Affari a Sofia Mukīl Bey (il Ministro Nabī Bey era a Lausanne per le trattative di pace con il Regno d’Italia); egli partì dalla capitale bulgara due giorni dopo alle 18.00 del 17/10/1912, in concomitanza con la dichiarazione di guerra bulgara.
Alle 18.00 del 16/10/1912 lasciò Belgrado il Ministro ottomano ‘Alī Fu’ād Hikmet Bey, diretto a Semlin (Zemun) in Austria-Ungheria (aveva chiesto i passaporti alle 16.00 del giorno stesso); insieme a lui c’erano i due segretari di legazione Ziyā Bey ed Eğīb Kemāl Bey (l’addetto militare ‘Asim Bey era già partito); egli lasciò a Belgrado il dragomanno Schmidt, il segretario degli archivi Kapetanović ed il console Samīl Bey e portò con sé le lettere più importanti, mentre le altre vennero affidate alla custodia della Legazione imperiale tedesca
La prima dei 3 alleati a dichiarare formalmente guerra fu la Bulgaria
Il 17/10/1912 Ferdinand I (1887-1918) emise un proclama magniloquente al popolo e partì per il Q.G (a Stara Zagora, all’inizio).
Sempre il 17/10/1912 il governo serbo inviò al suo Ministro a Costantinopoli Nenadović l’ordine di consegnare la dichiarazione di guerra alla Turchia.
Il 18/10/1912, verso mezzogiorno, il Ministro greco a Costantinopoli Gryparis consegnò la dichiarazione di guerra greca al Ministro degli Esteri ottomano, l’armeno Nuradunghian Efendi (la nota era identica a quella di Bulgaria e Serbia); lo stesso giorno Georgios I (1863-1913) in un discorso al Parlamento ellenico annunciava l’entrata in guerra
Il 18/10/1912 lasciarono Costantinopoli i Ministri delle tre Potenze alleate, cioè il bulgaro Mihail Sarafov (ma restò il 1° dragomanno della Legazione bulgara, Popov), il serbo Nenadović ed il greco Gryparis; la Bulgaria affidò la protezione dei suoi interessi alla Russia, idem fece la Serbia (a Salonicco, dove c’era un Consolato generale russo, sin dal 15/10/1912); la Grecia li affidò congiuntamente a Francia e Russia; la Turchia affidò la protezione dei suoi interessi a Belgrado alla Germania, cui si era già rivolta in occasione della guerra italo-turca (dal momento che pure l’Italia si rivolse al Reich si ebbe il primo caso in cui una stessa Potenza rappresentava entrambi i belligeranti come divenne comunissimo nel secondo conflitto mondiale per mancanza di neutrali).
Il 18/10/1912 lasciò Atene anche il Ministro ottomano Mukhtār Bey (ultimo dei diplomatici ottomani nei Balcani a partire).
Proprio quel giorno, il 18/10/1912 alle h. 15.45 venne firmata ad Ouchy presso Lausanne la pace definitiva fra Regno d’Italia e Impero Ottomano (Pietro Bertolini, Guido Fusinato, Giuseppe Volpi; Mehmed Nabī Bey, Fakhreddīn Bey); la Tripolitania e la Cirenaica erano cedute in piena sovranità al Re d’Italia, fatti salvi alcuni diritti “religiosi” rimasti al Sovrano ottomano in quanto Califfo (e qui secondo l’opinione di molti, i negoziatori italiani si fecero ingannare, immaginando a torto il Califfato come un’istituzione puramente religiosa come il Pontificato romano, almeno post-1870) mentre il Dodecaneso, una volta completato il ritiro dei turchi dalla Tripolitania e dalla Cirenaica (c’era anche il non ancora famoso Enver Pāšā !) avrebbe dovuto essere restituito alla Porta il che, per varie ragioni, non avvenne mai; una guerra finiva de iure proprio mentre un’altra cominciava!

I bulgari fecero lo sforzo maggiore.
L’Esercito bulgaro, sotto l’alto comando del Sovrano Ferdinand I, era comandato di fatto dal gen. Mihail Savov (avente come CSM il gen.Ivan Fiev); era suddiviso in 3 Armate: la I Armata presso Kjustendil guidata dal gen. Nikola Ivanov e la II e la III Armata, guidate rispettivamente dai gen. Vasil Kutinev e Radko Dimitriev (che durante la Guerra Mondiale fu generale russo, anche dopo l’ottobre 1915, allorché San Pietroburgo si trovò in stato di guerra con Sofia !), sulla media Marica.
Il comandante delle forze serbe era il gen. Radomir Putnik, con il titolo di “vojvoda” (ebbe ancora un ruolo importante contro gli austro-ungarici nel 1914).
Il comando effettivo delle forze greche era nel principe ereditario Kōnstantinos (Re, 1913-1917 e 1920-1922), che aveva all’inizio come CSM il gen. Panagiōtēs Danglēs.
Fra i generali montenegrini si distinse Janko Vukoti.

L’Esercito ottomano constava di un’Armata orientale in Tracia (sotto la direzione del Ministro della Guerra Nāzım Pāšā, che sarà assassinato dai Giovani Turchi nel nefasto “golpe” del 23/1/1913, cioè 10 kānūn-i sānī 1328 māliyye), di una Armata dello Struma con Q.G a Siroz (Serres) guidata dal gen. Vāsif Pāšā e di un’Armata del Vardar comandata dal Mar. Zekī Pāšā, a Iştip (Štip); contro la Grecia comandava a Manastir (Bitola) e a Yanya (Iōannina) il gen. Riżā Pāšā.

Il dado era ormai tratto, la parola passava al cannone.


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