“A 38 anni, in Italia, sono visto più che altro come una persona scomoda, che ha imparato cose che altri -magari con quindici anni in più- non sono in grado di fare“: riflessione amara, quella di Paolo Fabiano, chirurgo esperto in chirurgia laparoscopica, attualmente al lavoro in un ospedale andaluso nei pressi di Almeria.
Paolo si laurea in Medicina a Roma, dove inizia poi la specializzazione. “Nel primo anno da specializzando mi sono reso conto che, se fossi rimasto in Italia, non avrei imparato ad operare, ma sarei stato uno dei tanti chirurghi senza bisturi“, ammette con amarezza Paolo. E’ così che, grazie anche al supporto del suo primario, prende il volo una prima volta verso la Spagna, per approdare in un piccolo ospedale, dove -parole sue- “il primario e gli altri chirurghi si sono sentiti in dovere e onorati di insegnarmi“.
Nei successivi sei anni, Paolo trascorre tra i quattro e i sei mesi -ogni anno- nella penisola iberica, per ottenere quel grado di formazione e competenze che in Italia sarebbe stato per lui inimmaginabile. Che paradosso… Conclusa la specializzazione, si candida e vince un concorso di dottorato in Francia, per poi trovare -successivamente- lavoro in Lussemburgo, prima come medico in formazione, poi come chirurgo di ruolo. E’ in quegli anni che Paolo si specializza in chirurgia laparoscopica. E sono proprio quegli anni a segnare profondamente, e per sempre, il suo percorso professionale.
“Fu a quel punto che provai a tornare a Roma, dove mi resi subito conto di essere di troppo. Ho tentato di lavorare in una clinica privata, ma con pochi risultati“, denuncia Paolo. Che scarta l’ipotesi di candidarsi a un concorso pubblico: “nel Lazio sono praticamente assenti, dato l’altissimo numero di chirurghi presenti sul territorio“.
E’ così che Paolo rifà le valigie, ripuntando la bussola in direzione della Spagna: da due anni lavora all’ospedale di Huercal Overa, in Andalusia, dove ha avuto la fortuna di trovare un primario che gli ha dato tutto lo spazio necessario, poichè lo considera come una risorsa.
Piccola nota di speranza a margine della storia di Paolo Fabiano: da quest’anno l’ospedale di Tivoli lo ha chiamato, per formare l’équipe di chirurghi, nel settore della chirurgia laparoscopica avanzata. Problemi burocratici a parte, è questa collaborazione che ha contribuito a ridargli speranza: “mi piacerebbe un giorno poter dire di aver costruito qualcosa nel mio Paese, nella mia città, per la mia gente“.
Ospite della puntata è Alessandro Napoli, 37enne radiologo e ricercatore all’Università La Sapienza. Alessandro è rimasto in Italia, grazie anche alla fortuna di aver trovato un primario illuminato, che ha fatto della meritocrazia il punto di riferimento della propria gestione. Restano però i problemi burocratici ed economici, tipici di questo Paese, a riempire di ostacoli la strada di chi, come Alessandro, cerca di contribuire al miglioramento del sistema-Paese.
Nella rubrica “Expats” riapriamo il nostro forum con gli ascoltatori di “Giovani Talenti”. Lo facciamo con il botta e risposta a distanza tra Paola, emigrata in Finlandia e molto critica verso l’Italia… e Alessandro, che invece incita i suoi coetanei a battersi -qui- per un’Italia migliore. Il tema di fondo resta sempre lo stesso: “andare via, o restare?”
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La discussione di ottobre: “Siamo sempre più un’economia che perde lavoratori qualificati ed attrae dall’estero lavoratori con qualifiche basse, esattamente il contrario di quanto stanno facendo i nostri maggiori concorrenti” – denuncia il Cnel: secondo voi l’Italia ha già perso la “guerra dei talenti” del Terzo Millennio? Soprattutto, intravedete vie d’uscita per invertire questo trend?
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