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Il ciclone Arabic Booker

Creato il 24 aprile 2013 da Chiarac @claire_com_

Avete presente quando leggete un libro e vi immaginate i paesaggi di cui l’autore parla, i personaggi, i colori e provate ad immedesimarvi nel flusso di pensieri ed emozioni che l’autore vi ha comunicato. Ecco, fate finta di esserci davvero, in quel libro. Che sensazione avreste?

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Forse più o meno quella che ho avuto io ieri sera quando sono entrata nella sala dell’ Hotel Rocco Forte di Abu Dhabi in cui si sarebbe tenuta la cerimonia di premiazione del premio per la narrativa araba di quest’anno.

Riconoscevo i colori, il logo e gli scrittori, ma non li stavo guardando da Internet o sulle pagine di un quotidiano. Ero io, con i miei occhi a vedere la scena. È stata una sensazione di spaesamento molto intensa. Ma piacevole. Fissavo l’allestimento tutto rosso della grande sala, le immagini delle copertine dei libri messe in bella mostra davanti al pubblico. Accanto, davanti e dietro di me ascoltavo le voci (in almeno 4 lingue diverse) dei giornalisti, critici ed esperti che come me avrebbero assistito all’evento.

Ho visto sfilare sul palco Jana El Hassan, unico donna della lista (bellissima e molto elegante), Ibrahim Eissa, famosissimo giornalista e commentatore egiziano dotato di una verve comica irresistibile, anche grazie alla simpatia innata che suscita il suo viso e i suoi occhi vivaci; l’intenso Sinan Antoon, il giovane e riflessivo Alwan e Al-Wad, che ha confessato la sua passione per i dizionari arabi antichi che lo hanno stimolato nello scrivere il romanzo finalista.

Passato lo stordimento mi sono messa a lavorare e tra fotocamera, computer e social network ho provato a raccontarvi in diretta quello che stava succedendo.

La serata si è svolta in modo incredibilmente veloce, o almeno a me è apparso così: un minuto prima ero seduta ad armeggiare con i miei strumenti, vedevo arrivare le autorità di Abu Dhabi e i fotografi impazziti, e un minuto dopo Galal Amin, l’economista egiziano a capo della giuria di quest’anno, proclamava il vincitore.

Prima di indicare il nome, Amin ha voluto sottolineare per ben due volte come la giuria non si sia mai fatta condizionare in alcun modo nella scelta dei semifinalisti, dei finalisti e del vincitore. Quasi a voler sgombrare il campo da dubbi e accuse, che gli sono state comunque rivolte durante la conferenza stampa che ha seguito la premiazione. È stata solo la coscienza personale dei vari giudici (tra cui un applauditissimo Ali Ferzat, rinomato caricaturista siriano forte oppositore di Bashar al-Assad), ad aver mosso le loro scelte.

Ed è stata solo una coincidenza fortuita che i sei romanzi finalisti fossero stati scritti da autori di sei paesi diversi. Amin ha voluto interpretare questo evento come un segno positivo, nella speranza che ciò rappresenti un rinascimento per il romanzo arabo.

“Questi romanzi ci hanno divertito” – ha affermato, e hanno fatto provare ai giudici un interesse “reale” nei confronti delle vicende e dei paesi protagonisti. Giudici che si sono anche in qualche modo immedesimati nelle speranze di progresso per i propri paesi che ciascuno degli autori ha messo nel proprio libro.

Deve essere stata interpretato così Gambo di bambù di Saoud al-Sanousi, il giovane autore proclamato vincitore dell’Arabic Booker, che viene dal Kuwait, paese che per la prima volta partecipava al premio.

Una vera sorpresa per me, anche se il libro mi aveva favorevolmente colpita quando avevo letto la sinossi.

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Anche la proclamazione, come la serata, è stata straordinariamente veloce. Neanche il tempo di finire di dire il nome del vincitore, che i fotografi (tantissimi e dai flash accecanti) si sono avventati impedendo quasi di sentire cosa Amin stesse dicendo. Al-Sanousi è salito sul palco, visibilmente emozionato e ha pronunciato un brevissimo discorso in cui è riuscito a dire quanto fosse contento per sé e per il suo Paese.

Poi è stato nuovamente ingoiato dalla folla di giornalisti, fotografi e autorità che lo hanno scortato nella sala della conferenza stampa, dove ha risposto per più di mezz’ora alle tante domande dei giornalisti.

E io mi sono ritrovata seduta al mio posto, come travolta da un ciclone. Guardavo le luci della sala, le sedie che si svuotavano, i passi affrettati degli ospiti che uscivano.

Il premio per la narrativa araba di quest’anno si era appena concluso e io lo avevo vissuto in diretta.

Mi sono ricordata di quando, un anno fa, ne avevo parlato su Arabismo, facendo ricerche sui giornali arabi trovati online. Ho sorriso, e un po’ meno perplessa mi sono diretta verso la sala stampa.

(continua)


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