Ogni anno la Cineteca di Bologna propone, nell'ambito della rassegna Il Cinema Ritrovato, film dimenticati, capolavori restaurati e riportati all'antico splendore, classici amati dal grande pubblico e opere di nicchia. L'edizione 2012 include una sezione chiamata Il Giappone parla! Primi sonori del Sol Levante che esplora il momento di passaggio tra il muto il sonoro nel cinema nipponico attraverso le opere di grandi maestri e di registi meno conosciuti.
Hometown/Paese natale
Kenji Mizoguchi
Giappone, 1930
Yoshio Fujimura, un cantante lirico talentuoso ma sconosciuto, viaggia dall'Europa verso il Giappone con Ayako, una cameriera innamorata di lui. Di ritorno in patria viene notato dalla ricca ereditiera Natsue Omura che gli presenta un agente, grazie a cui Fujimura raggiunge il successo con il brano Furusato. La fedele Ayako è messa da parte, ma la donna non si rassegna alla perdita dell'amato e nel momento del bisogno torna al suo fianco.
Il primo film nel quale Kenji Mizoguchi si avvale dell'audio è in realtà solo in parte sonoro a causa dei limiti tecnici dell'epoca: in alcune scene i personaggi parlano, in altre i dialoghi sono presentati per iscritto. Il mix è ben riuscito e per nulla forzato, inoltre l'aver limitato le scene sonore ha permesso di concentrarsi sulla regia e di rendere fluida ogni sequenza.
Le potenzialità del nuovo mezzo sono sfruttate al meglio grazie a una sceneggiatura che lascia grande spazio alla musica, e le canzoni sono valorizzate dall'intensa interpretazione di Yoshie Fujiwara, il più celebre tenore giapponese del tempo.
In quanto opera di passaggio sono ancora presenti elementi tipici del cinema muto, in particolare una recitazione enfatizzata e teatrale portata all'eccesso dal classico divertente personaggio macchiettistico incaricato di sdrammatizzare i momenti di maggior tensione, ma l'uso sperimentale del sonoro, mezzo quasi del tutto inesplorato, contribuisce fare di Fujiwara Yoshie no Furusato un lavoro originale e interessante.
Il tentativo di ibridazione va dunque a buon fine, anche se l'opera non soddisfa del tutto produttori e regista: passeranno alcuni anni prima che Mizoguchi si converta definitivamente al sonoro creando alcuni dei più indimenticabili capolavori della cinematografia nipponica.