Questo weekend lungo è stato molto bello per tanti motivi, alcuni dei quali si possono dire e altri no ma si possono immaginare.
Ma è stato anche disastroso per un motivo apparentemente insignificante ma decisamente antipatico: lunedì le gatte si sono scatenate a pisciare in giro. Nella ciotola di Monterosso, in bagno, sulla scrivania (e relativa stampante) e, dulcis in fundo, su alcuni libri che Amelia aveva lasciato per terra in camera da letto.
Di quest'ultima cosa mi sono arrabbiata con Amelia, anche perché erano 3 dei miei e suoi libri preferiti: 2 cartonati che hanno patito poco e un libro di Azur e Asmar che ora è ad asciugare sul termosifone del bagno.
Dopo essermi arrabbiata, ho fatto la doccia. E, sotto l'acqua, mi sono resa conto di essere stata ingiusta con lei: è vero che non è bello lasciare i libri per terra, ma non è nemmeno la fine del mondo, e se sono stati pisciati la colpa è delle gatte (anzi, probabilmente in questo caso della Pinta).
Le ho chiesto se mi scusava per essermi arrabbiata e se voleva far pace. E, spinta da un'improvvisa ispirazione data dalla festa dei morti, le ho chiesto se le sarebbe piaciuto mettere un ciondolo della nonna Agnese (una piccola A di ceramica legata in oro giallo, con la sua catenina).
Le ho spiegato che è una cosa preziosa, non un giocattolo come gli altri suoi gioielli, e che si deve mettere sempre a posto dopo averlo usato. Amelia è stata molto emozionata, ha capito che la investivo di una responsabilità, che le davo fiducia e le affidavo un oggetto a cui tengo.
Le ho detto che la nonna Agnese sarebbe stata contenta di conoscerla, se avesse fatto in tempo, e che sicuramente sarebbe stata entusiasta di sapere che lei indossava il suo ciondolo.
Io stessa quella sera ho indossato un cameo che apparteneva alla stessa nonna, uno degli ultimi regali di mio nonno per lei.
E, dentro di me, irrazionalmente, ho sperato che il ciondolo della nonna Agnese potesse dare ad Amelia le qualità e le forze che le mancano, che quella bisnonna dura e cazzuta potesse proteggerla e guidarla.
Lo so che quella bisnonna dura e cazzuta è in decomposizione da 7 anni e che di lei non rimane altro se non i ricordi e i pezzi di DNA che ha lasciato in noi. Ma sperare nella sua protezione impossibile mi ha dato un po' di conforto, perché anche lei ha avuto una bambina che le appariva troppo fragile e anche lei ha dovuto cedere al fatto che non possiamo essere tutte dure e cazzute.
Ecco, lei non è mai arrivata alla conclusione che essere dure e cazzute non è per niente necessario, e ha reagito alla fragilità di mia madre con un'ansia eccessiva.
Ma io sono qui per fare meglio di lei, no? Sono qui per diventare mite e forte come le mucche che ho coccolato ieri, e che hanno dato a me e alla mia famiglia la pace e il buonumore.
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