Molti autori hanno una bevanda preferita, un cocktail che bevono o bevevano di abitudine. Per dire, ho scoperto da poco che avrei sicuramente brindato in una serata estiva con Truman Capote, amante dello Screwdriver, ma mai con uno dei miei autori preferiti, Raymond Carver, appassionato di Bloody Mary che onestamente ripugno un po’.
E se qualche tempo fa vi ho parlato della passione di Hemingway QUI, oggi volevo condividere con voi una curiosità su Gabriel García Márquez, che inventò un cocktail ma non ne rivelò la ricetta a nessuno, sembra. Ora, gli unici indizi sono che l’odore ricordava un gueava marcio e che conteneva rum. E se contiene rum, io vorrei davvero sapere il resto degli ingredienti e sperimentarlo. Chissà se alcuni altri indizi si possono trovare dentro ai suoi romanzi. Io ho letto solo Cent’anni di Solitudine, libro di cui sono innamorato, ma non ricordo in tutta sincerità cosa bevesse la gente di Macondo.
Avete qualche idea voi?
L’edizione che ho io
Vi lascio con una frase presa da Cent’anni di Solitudine. Chissà perché ce l’ho in mente…
“Nel mondo stanno accadendo cose incredibili. A portata di mano, sull’altra riva del fiume, c’è ogni sorta di apparecchiatura magica, e noi continuiamo a vivere come gli asini.”