Una delle più enormi fortune e, al contempo, una delle più grandi sciagure della Sicilia è essere la Sicilia. Non è facile avere una storia come quella siciliana e all’interno di questa grande isola pulsano ancora oggi contraddizioni apparentemente insanabili, che forse solo l’aggregazzione spontanea di persone che si battono insieme per un obbiettivo comune può cacciare dritte nel secchio della spazzatura della storia e farle dimenticare per sempre.
In quest’affascinante isola, con la sua storia travagliata e i suoi tentativi di lotta dal basso sempre sedati nel sangue e nella repressione cieca, o tutt’al più nella più bieca delle strumentalizzazioni fraudolente; dove la sofferenza si è fatta cultura e ha generato il labirinto omertoso sul quale si è poi costruito un sistema di clientele e corruttele a tutti i livelli, un luminoso raggio di luce parte proprio dalla
cittadinanza attiva che, in questo caso nel ragusano, si è costituita in un comitato,
Comitato Randello Libera, per bloccare i lavori di costruzione di
un nuovo stabilimento balneare da parte di uno noto resort locale di proprietà spagnola, da collocare sulla spiaggia di
Randello, una piccola
oasi forestale con spiaggia annessa, ricchissima di natura selvaggia e apprezzata per queste sue caratteristiche dai frequentatori della zona. Ma spieghiamo meglio la questione.
Ad inizio giugno, alcuni semplici cittadini notano
strani movimenti sulla spiaggia della Forestale di Randello, un’area protetta ancora non riconosciuta dalla Regione ma che è identificata come
SIC (Sito d’Interesse Comunitario) ed è classificata come Zona 3 del Piano Paesaggistico (cioè tutela assoluta
ndr ). Sono dei
macchinari da lavoro: ruspe, gru, camion e quant’altro che scaricano una platea in legno e dell’altro materiale sulla sabbia. Il che, chiaramente, lascia immaginare ai fortuiti spettatori di cotante manovre,
la costruzione di uno stabilimento balneare. La mancanza di qualsiasi cartello posto per indicare la natura dei lavori è inoltre indizio di una pratica alquanto oscura, magari
neanche autorizzata, una di quelle cose da fare in fretta prima che se ne accorga qualcuno. Considerata la bellezza dell’area e l’esperienza pregressa degli abitanti autoctoni, divenuti ormai esperti di “stupro reiterato ai danni del territorio”,
l’indignazione generale si è tramutata immediatamente in azione. Mentre il resort in questione pubblicizzava sul proprio sito e sulla propria pagina
Facebook la nuova
“Exclusive Beach” , forte dell nulla osta dell’Azienda Forestale e della Sovrintendenza, è partito il passaparola. Armati di sdegno e determinazione,
i cittadini cominciano ad organizzarsi in un comitato a cui associano una pagina Facebook per raccogliere le adesioni anche dal mondo dei social network. Il fermo intento è quello di
difendere una delle poche oasi naturali rimaste dopo il dilagante abusivismo che ha deformato irrimediabilmente gran parte delle coste di queste zone negli ultimi quarant’anni. Diverse migliaia di adesioni hanno battezzato le prime ore online della pagina Facebook
Comitato Randello Libera, canale attraverso il quale è stata lanciata anche la
petizione online, anch’essa siglata da una valanga di firme che si aggiungono a quelle raccolte nelle piazze.
Tempestivo, a questo punto, l’intervento dell’amministrazione che, dopo aver fatto i sopralluoghi e le verifiche del caso,
accertato l’abuso, ha firmato mercoledì 11 giugno
un’ordinanza che dispone la sospensione immediata dei lavori ed il ripristino dello stato dei luoghi interessati entro 15 giorni.
Un’ultima considerazione finale la rivolgo a coloro che parlano di cocciutaggine della gente perchè rifiuterebbe lo sviluppo turistico. Ricordo a costoro che esiste anche un turismo “ambientale” e “naturale”, che magari sarebbe anche più adatto ad aderire all’imaginario tipicamente selvaggio della Sicilia, anzicchè una distesa di lettini e ombrelloni stile Rimini o Riccione.
Il comitato che sconfigge il mostro in spiaggia, 10.0 out of 10 based on 1 rating