La struttura inefficiente umanamente nella fase estiva
Ci si chiedeva, qualche settimana fa, quale configurazione giuridica avessero i CAI (Centri di Accoglienza e Identificazione). La risposta c’è stata. Con atto n. 3935 del 21 aprile scorso, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica, il Presidente del Consiglio dei Ministri firmava l’Ordinanza contenente «ulteriori disposizioni urgenti dirette a fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale in relazione all’eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai Paesi del Nord Africa». Con l’Ordinanza le strutture temporanee di Santa Maria Capua Vetere (CE), di Palazzo San Gervasio (PZ), e tra queste anche quella di Kinisia (TP), attivate per l’accoglienza dal Commissario delegato per l’emergenza umanitaria, venivano trasformate in Centri di Identificazione e di Espulsione. Nell’Atto Amministrativo si indica la data del 31 dicembre 2011 come limite massimo di operatività, ma si dice anche “fino a cessate esigenze”.
La questione non è però il tempo di funzionamento ma la struttura in sé, ove si trova e il periodo durante il quale dovrà essere operativa. Si sa che Kinisia è un aeroporto dismesso ormai da anni, in aperta campagna e malsicuro per la salute. Quivi sono state piazzate novanta tende, contenenti ciascuna fino a un massimo di otto persone, e la zona è stata recintata per evitare fughe. Ma come si può resistere durante il periodo estivo, con un caldo afoso che supera anche i 40°, in una struttura simile, priva di alberi e di sistemi di raffreddamento? La difficoltà è reale non solo per gli ospiti che vivono nelle tende e sono in attesa di un permesso, ma anche per gli agenti che sono costretti, all’esterno, a prestare servizio di controllo ventiquattrore su ventiquattro.
La normativa sugli animali ritiene, per essi, attenzione; e per gli esseri umani che, si presuppone, stiano su un gradino superiore nella scala dei valori e della dignità, quale considerazione si ha? Una nazione che si definisce civile e attenta ai diritti umani, non può calpestare i principi fondamentali di giustizia. Occorre provvedere in tempo, prima che le persone si possano sentirsi male e ci scappi, malauguratamente, il morto. La burocrazia che quando vuole è veloce, perché non sblocca la situazione di empasse del Centro di Milo, una struttura muraria ultimata da mesi ma non funzionale perché mancante degli allacciamenti necessari?
SALVATORE AGUECI