Mi ritrovo ultimamente a lavorare da freelance. Fare il Freelance in un campo così particolare come la comunicazione creativa è una cosa davvero snervante, farlo a Roma, poi, ti fa odiare il tuo lavoro ancor più del traffico delle sei e mezzo a Porta Maggiore.
Roma, gran bella città, ma popolata da arroganti figli di papà che credono di essere dei fascinosissimi cervelluti. Persone dal Poliedrico Ingegno, come l’Odisseo cantato da Omero, capaci di destreggiarsi tra fotografia e letteratura, macelleria e arti visuali, design e musica da camera, cucina e integrali complessi, navigazione e storia del cinema.
La situazione si presenta spesso con lo stesso canovaccio: “mi servirebbe una campagna di comunicazione digitale. Calda, di impatto, non eccessiva: Minimal.” A questi bei personaggi andrebbero però illustrate alcune basi della comunicazione, del design, dei concetti che pensano di poter passare fra dente e dente senza riconoscerne il sapore.
Proprio sul concetto di Minimal mi vorrei soffermare.
Minimal Art:
Art characterized by the use of simple or primary forms or structures
oppure
Minimal Music:
Music characterized by the repetition and gradual alteration of short phrases
Niente a che vedere con disegni infantili o claim dadaisti. Minimale vuol dire linea asciutta, riconsocimento di uno stimolo attaverso un tratto semplice, ripetere elementi familiari che permettono la composizione di un segno complesso per il sentimento ma non per l’estetica.
Sembra un concetto molto semplice ma vi assicuro che quando mi presentano un pupazzetto o una ruota di carro fatta da un bambino al primo giorno di nido, i brividi sulla mia nuca si fanno feroci come la sete in un concerto da palazzetto.
A questo punto, dopo aver scritto queste belle parole, è ora di mostrare concretamente cosa significa minimal. Confesso che quando mi sono trovato davanti il lavoro di Antrepo ho creduto che qualcuno mi avesse letto nel pensiero.
Antrepo (A dose of minimalism and efforts for changing the perception is maybe the simplest definition for Antrepo) ha pubblicato uno studio grafico sulla possibile svolta minimalista di alcuni marchi famosi: Minimalist effect in the Maximalist Market.
Per Antrepo, nel branding come nel packaging, l’anima è sempre la migliore presentazione del prodotto. E l’esempio della Nutella in copertina ne è la dimostrazione più lampante.
Lo andate voi a spiegare ai Geni Rinascimentali che popolano la città che mi ospita?