Magazine Diario personale

Il conciategami o conciatianine

Da Antonio

Il Conciategami o conciatianine era l’artigiano che riparava sapientemente le stoviglie di creta: zuppiere, tegami, vasi, ciotole, e pentole di terracotta. Per ricongiungere i cocci si serviva di un trapano a mano particolarmente rumoroso (tant’è vero che si diceva: «ha dato ‘e recchie a ‘o conciatianine») col quale faceva buchi quasi invisibili nella creta, che rinforzava con fili di ferro sottilissimi. Univa i vari pezzi con una specie di gesso che, una volta indurito, era più forte di tanti prodotti oggi in commercio. Sostava nell’androne dei palazzi o sotto il portone vestito in modo abbastanza elegante per quei tempi: d’estate, infatti, portava un cappello di paglia, mentre d’inverno un elegante cappello di feltro. Nella cassette, che gli serviva anche da sgabello, c’erano i ferri del mestiere: martello, tenaglie, lima, gesso e fili di ferro pronti all’uso.
Molti di questi ambulanti esercitavano più mestieri: compatibili tra loro ovviamente, il conciategami si arrangiava, talvolta, ad aggiustare anche vecchi ombrelli, che comprava sgangherati e poi rivendeva ad un prezzo conveniente, ma riparava anche le posate (fino al ‘600, in una casa napoletana era difficile trovare più di un coltello e di una forchetta. D’abitudine, gli invitati a pranzo si portavano dietro le posate).



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