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Il Concorso Comunale

Creato il 28 maggio 2011 da Albix
Quando seppero che suo fratello aveva fatto domanda per essere assunto al Comune come ragioniere capo lo abbracciarono tutti con grande trasporto. Ed era la prima volta, da che si conoscevano, che questo accadeva.. “ Prima Dio e poi i Santi” sentenziò ancora Giovanni nell’Ufficio del Sindaco. Idealmente parve ripetere l’abbraccio di poco prima guardando Giorgio dritto negli occhi come per dire: “- Noi siamo Dio. Dopo noi cinque vengono tutti gli altri.” Per la verità Giorgio non aveva fatto niente per meritare tutta quella divina considerazione anche se non si nascondeva, tuttavia timidamente, un certo, indefinibile piacere. In tre lunghi anni di vita amministrativa quella era la prima volta che i suoi colleghi di giunta lo trattavano da pari a pari e ciò, almeno nelle loro intenzioni, era una promozione e Giorgio era stato sempre particolarmente sensibile ai riconoscimenti altrui anche quando al loro paternalismo, che in questo caso non era neppure tanto palese, avrebbe voluto ribellarsi. All’inizio, subito dopo l’insediamento, c’era stata una prima fase di fredda cordialità: non ci si conosceva a vicenda né come amici né come politici. Poi era subentrata nei suoi confronti una sottile inespressa antipatia che egli avvertiva solamente sotto forma di diffidenza. Innanzitutto era l’unico dei componenti l’organo esecutivo ad essere alla prima esperienza amministrativa. Ciò giustificava una qual certa aspettativa da parte dei suoi alleati di giunta. Ma quando essi avevano capito che la sua integrità morale, il suo impegno personale, il suo attaccamento all’interesse generale erano più il frutto di una scelta di vita, di un suo ( per quel tempo) originale stile politico, piuttosto che discendere dalla indecisione o dalla sua inesperienza, la cauta , timida e speranzosa patina di formale attesa si era tramutata, lentamente ma inesorabilmente, in quella incomprensibile diffidenza che Giorgio, all’inizio, non aveva saputo valutare e capire appieno. - “ Ma come? Questo qui non ha nessuno da sistemare in qualcuno degli uffici dell’Ente?!? Non sbraita per nominare ingegneri, geometri, avvocati,di sua conoscenza a carico dell’amministrazione? Non sgomita,  non traffica, non intriga per gli appalti e le commesse comunali?!? Ma come mai? Come è possibile! E se fosse una spia?!? Non ci posso credere! E’ solo un giovane idealista! Si sveglierà anche lui prima o poi!” Giorgio si immaginò i nuovi commenti così come si era immaginato i vecchi. - “ Ve lo avevo detto io??” – leggeva in bocca a Bobo. -” Ogni uomo ha un suo prezzo. Nessuno di noi è immune dal peccato”. E Giovanni al sindaco: “E’ finita la pacchia Tonì!In tre anni ti sei mangiato anche la sua parte, eh?!?” Mentre Ottavio dopo essersi schiarito la gola, con la sua voce piatta e rapida, avrebbe sicuramente detto: - “ Io lo sapevo che anche Giorgio era dei nostri. E’ un finto tonto ma sotto,  sotto, dà dei numeri anche a noi” e avrebbe riso a mezza bocca. Dare dei numeri a lui ed ai suoi amici! Questa poi! E  altrettanto certamente Giovanni lo avrebbe rimbeccato: -” Meglio di voi è impossibile” Come se i suoi compagni, dal centro-sinistra in poi, si fossero limitati ad accendere i ceri al padreterno! Comunque,  tutti quei commenti, i suoi colleghi di Giunta, se avessero saputo la verità, se li sarebbero risparmiati e avrebbero continuato a considerarlo chi un finto tonto e chi un vero imbecille seppure, forse,  colto e intelligente. Se solo avessero immaginato che suo fratello aveva saputo del concorso dalla Sezione Concorsi della Gazzetta Ufficiale e che egli, addirittura, aveva stentato a parlargliene, cercando quasi di tenerglielo nascosto per paura di possibili, come dire, implicazioni di natura morale! Concorso_Comune_Napoli.jpg.thumb100Quando seppero che suo fratello aveva fatto domanda per essere assunto al Comune come ragioniere capo lo abbracciarono tutti con grande trasporto. Ed era la prima volta, da che si conoscevano, che questo accadeva.. “ Prima Dio e poi i Santi” sentenziò ancora Giovanni nell’Ufficio del Sindaco. Idealmente parve ripetere l’abbraccio di poco prima guardando Giorgio dritto negli occhi come per dire: “- Noi siamo Dio. Dopo noi cinque vengono tutti gli altri.” Per la verità Giorgio non aveva fatto niente per meritare tutta quella divina considerazione anche se non si nascondeva, tuttavia timidamente, un certo, indefinibile piacere. In tre lunghi anni di vita amministrativa quella era la prima volta che i suoi colleghi di giunta lo trattavano da pari a pari e ciò, almeno nelle loro intenzioni, era una promozione e Giorgio era stato sempre particolarmente sensibile ai riconoscimenti altrui anche quando al loro paternalismo, che in questo caso non era neppure tanto palese, avrebbe voluto ribellarsi. All’inizio, subito dopo l’insediamento, c’era stata una prima fase di fredda cordialità: non ci si conosceva a vicenda né come amici né come politici. Poi era subentrata nei suoi confronti una sottile inespressa antipatia che egli avvertiva solamente sotto forma di diffidenza. Innanzitutto era l’unico dei componenti l’organo esecutivo ad essere alla prima esperienza amministrativa. Ciò giustificava una qual certa aspettativa da parte dei suoi alleati di giunta. Ma quando essi avevano capito che la sua integrità morale, il suo impegno personale, il suo attaccamento all’interesse generale erano più il frutto di una scelta di vita, di un suo ( per quel tempo) originale stile politico, piuttosto che discendere dalla indecisione o dalla sua inesperienza, la cauta , timida e speranzosa patina di formale attesa si era tramutata, lentamente ma inesorabilmente, in quella incomprensibile diffidenza che Giorgio, all’inizio, non aveva saputo valutare e capire appieno. - “ Ma come? Questo qui non ha nessuno da sistemare in qualcuno degli uffici dell’Ente?!? Non sbraita per nominare ingegneri, geometri, avvocati,di sua conoscenza a carico dell’amministrazione? Non sgomita,  non traffica, non intriga per gli appalti e le commesse comunali?!? Ma come mai? Come è possibile! E se fosse una spia?!? Non ci posso credere! E’ solo un giovane idealista! Si sveglierà anche lui prima o poi!” Giorgio si immaginò i nuovi commenti così come si era immaginato i vecchi. - “ Ve lo avevo detto io??” – leggeva in bocca a Bobo. -” Ogni uomo ha un suo prezzo. Nessuno di noi è immune dal peccato”. E Giovanni al sindaco: “E’ finita la pacchia Tonì!In tre anni ti sei mangiato anche la sua parte, eh?!?” Mentre Ottavio dopo essersi schiarito la gola, con la sua voce piatta e rapida, avrebbe sicuramente detto: - “ Io lo sapevo che anche Giorgio era dei nostri. E’ un finto tonto ma sotto,  sotto, dà dei numeri anche a noi” e avrebbe riso a mezza bocca. Dare dei numeri a lui ed ai suoi amici! Questa poi! E  altrettanto certamente Giovanni lo avrebbe rimbeccato: -” Meglio di voi è impossibile” Come se i suoi compagni, dal centro-sinistra in poi, si fossero limitati ad accendere i ceri al padreterno! Comunque,  tutti quei commenti, i suoi colleghi di Giunta, se avessero saputo la verità, se li sarebbero risparmiati e avrebbero continuato a considerarlo chi un finto tonto e chi un vero imbecille seppure, forse,  colto e intelligente. Se solo avessero immaginato che suo fratello aveva saputo del concorso dalla Sezione Concorsi della Gazzetta Ufficiale e che egli, addirittura, aveva stentato a parlargliene, cercando quasi di tenerglielo nascosto per paura di possibili, come dire, implicazioni di natura morale!

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